omaggio a Camilo Torres

 

Sono passati 40 anni dalla morte in combattimento di padre Camilo Torres Restrepo a Patio Cemento. Da allora il suo cadavere è sequestrato dal governo colombiano e dalle sue forze militari, come fu sequestrato il cadavere del guerrigliero eroico Ernesto Che Guevara in Bolivia.

 

Chiediamo: Dove il generale Valencia Tovar ha sepolto il cadavere del prete guerrigliero Camilo Torres? Signori del governo: Quando restituirete i resti mortali ai suoi debitori, il popolo colombiano? E’ tanta la vostra codardia da temerlo anche da morto?

Come omaggio alla sua memoria, alla dedizione della propria vita per la “salvezza” dei suoi simili, riproponiamo il suo “Messaggio ai cristiani”, che conserva un’enorme attualità e fustiga coloro che detengono il potere e i gerarchi della chiesa cattolica che li appoggiano e a coloro che sono alla ricerca “d’opportunità”. La sua vita e la sua dedizione alla causa degli oppressi è oggi la riaffermazione della necessità di fare la rivoluzione per le vie che consentono coloro che difendono la loro permanenza al potere per mezzo della violenza, la stessa che obbligò Camino Torres e migliaia di colombiani ad impugnare le armi come unica forma per affrontare il terrorismo di Stato.

Messaggio ai cristiani.

Le convulsioni prodotte dagli avvenimenti politici, religiosi e sociali degli ultimi tempi, hanno portato i cristiani colombiani ad uno stato di forte confusione. E’ necessario che in questo momento decisivo per la nostra storia, i cristiani siano fermi intorno alle basi essenziali della nostra religione.



La principale regola nel cattolicesimo è l’amore per il prossimo. “Colui che ama il prossimo suo adempie la sua legge”. (S.Paolo, Roma XIII, 8). Quest’amore, perché sia vero, deve trovare la sua efficacia. Se l’elemosina, la beneficenza, le poche scuole gratuite, i pochi piani per le abitazioni, ciò che viene chiamato “carità”, non riesce a dare da mangiare alla maggioranza degli affamati, né a vestire la maggioranza dei denudati, né ad insegnare alla maggioranza di coloro che non sanno, dobbiamo trovare mezzi efficaci per il benessere della maggioranza.



Questi mezzi non li vanno a cercare le minoranze privilegiate che detengono il potere, perché generalmente questi mezzi efficaci obbligano le minoranze a sacrificare i loro privilegi. Per esempio, per ottenere più lavoro in Colombia, sarebbe bene che non si prendessero i capitali monetizzati in dollari e che venissero meglio investiti in fonti lavorative nel paese stesso. Però siccome il Pesos colombiano si svaluta tutti i giorni, coloro che hanno il denaro e il potere mai proibiranno l’esportazione di denaro, perché esportandolo si liberano della svalutazione.



E’ necessario allora prendere il potere alla minoranza privilegiata per darlo alla maggioranza povera. Questo, se lo si fa rapidamente è l’essenza di una rivoluzione. La Rivoluzione può essere pacifica se la minoranza non fa resistenza violenta. La Rivoluzione, quindi, è la forma, per ottenere un governo che dia da mangiare agli affamati, che veste i denudati, che insegna a coloro che non sanno, che adempie alle opere di carità, d’amore con il prossimo, non solo in modo occasionale e transitorio, non solo per pochi, ma per la maggioranza del nostro prossimo. Per questo la Rivoluzione non solo è permessa ma è obbligatoria per i cristiani che vedono in lei l’unica maniera efficace e ampia di realizzare l’amore per tutti. E’ certo che “non c’è autorità se non quella di Dio” (S.Paolo, Roma XXI, 1). Però San Tommaso dice che l’attribuzione concreta dell’autorità la fa il popolo.



Quando c’è un’autorità contro il popolo, quest’autorità non è legittima e si chiama tirannia. Noi cristiani possiamo e dobbiamo lottare contro la tirannia. L’attuale governo è tirannico perché non l’appoggia che il 20% degli elettori e perché le sue decisioni escono dalle minoranze privilegiate.

I difetti temporali della Chiesa non ci devono scandalizzare. La Chiesa è umana. L’importante è credere anche che è divina e che se noi cristiani adempiamo coi nostri obblighi d’amore per il prossimo, stiamo rafforzando la Chiesa.ì

Io ho lasciato i privilegi e i doveri del clero, però non ho smesso d’essere sacerdote. Credo di essermi dato alla Rivoluzione per amore per il prossimo. Ho smesso di dire messa per realizzare quest’amore per il prossimo, sul terreno temporale, economico e sociale. Quando il mio prossimo non ha nulla contro di me, quando ha realizzato la Rivoluzione, tornerò ad offrire messa se Dio me lo permetterà. Credo che solo così eseguo il mandato di Cristo: “Se porti la tua offerta all’altare e lì ti accorgi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta davanti all’altare, e vai, riconciliati prima col tuo fratello, e dopo vieni e presenta la tua offerta (S. Matteo, 23-24).

Dopo la Rivoluzione i cristiani avranno la coscienza che edifichiamo un sistema orientato per l’amore per il prossimo.

La lotta è lunga, cominciamola…

Camilo Torres, 3 agosto 1965