Cronache de l'Unità sullo sciopero dei minatori della Talco&Grafite 1966

 

La Val Germanasca fu teatro di lunghe lotte per il rispetto dei contratti e la difesa dei posti di lavoro, intorno ad esse si formarono schieramenti, si sviluppò solidarietà, ed il tutto ebbe una grande risonanza sui giornali locali.

Si cominciò nel ‘1966: l’agitazione prese le mosse dalla mancata assegnazione del premio di produzione. La prima risposta dei minatori fu una lotta articolata: due ore per turno di astensione dal lavoro, in attesa di un incontro al Ministero del Lavoro in cui i Sindacati chiedevano la revoca della concessione della Miniera alla Società T&G. Era il 13 gennaio 1966: l’incontro fallì e i minatori occuparono la miniera. La Direzione spense il sistema di ventilazione e interruppe l’energia elettrica. La commissione Interna organizzò i due turni del presidio, uno di giorno e uno di notte:

" ... Stavamo senz’aria dalle 19 alle 7 e dalle 7 alle 19; uscivamo bianchi come stracci, mezzi morti. I turni li facevano tutti, in assoluto. Lo prendevamo come un lavoro: alla sera partivamo col nostro sacco e una bottiglia di vino, giocavamo a carte tutta la notte" (nota n. 44)

Resistettero, e non solo in miniera: infatti scesero, a fine gennaio, a presidiare anche il Malanaggio e S.Sebastiano. Si accamparono di fronte agli autotreni inviati a prelevare il talco, ci furono alcuni arresti . Seguì una marcia dimostrativa e silenziosa il 9 febbraio 1966: i minatori trovarono la sede chiusa e i Carabinieri ad aspettarli. Essi non erano però soli; molte forze sociali, politiche ed ecclesiastiche appoggiarono la lotta: Parlamentari , Consiglio di Valle, Chiesa Cattolica e Valdese espressero la loro solidarietà. Il 17 febbraio 1966 fu siglato l’accordo: riproporzionamento del premio di produzione, rivalutazione dell’incentivo giornaliero, definizione del premio derivante dall’accordo del 1962 e pagamento degli arretrati. "Quell’anno i soldi ce li hanno dati" ha detto un protagonista, ma... non trascorse neppure un anno che la lotta ricominciò: questa volta erano in gioco 280 posti di lavoro (in un primo momento la Direzione propose di scambiare il licenziamento in massa con la non-applicazione dell’accordo del 1966!) Partirono le prime 100 lettere di licenziamento ai primi di marzo ed iniziò così una nuova occupazione che durò quasi due mesi. La situazione era difficile (era passato a malapena un anno dall’ultima occupazione) e la tensione calò nel momento in cui furono resi noti i nomi dei licenziati . Dopo due mesi di occupazione la vertenza si chiuse tragicamente il 24 aprile 1967 con 140 licenziati.  (Enrica Rochon)