I segreti del piombo da oltre 120 anni

Dopo l'introduzione delle tecnologie elettroniche a fiano (ma non in sostituzione) della «linotype», un passaggio di consegne che proietta nel futuro una delle più antiche attività artigianali della valle

Piervaldo Rostan

Quella della tipografia Subalpina (o Alpina, come si è chiamata per un lungo periodo), è una storia che dura da oltre 120 anni e che è destinata a continuare. Pochi giorni fa è avvenuto un cambio di proprietà: Pietro Granero, dal 1962 alle prese con megastampanti, caratteri in piombo e linotype, è andato in pensione e gli subentra Erica Capello, giovane di Torre Pellice. Resta dunque, quella della tipografia che per decenni ha stampato il nostro giornale, una delle più antiche (se non la più antica) attività artigiana della val Pellice.
«Quando sono entrato fra queste mura 44 anni fa lavoravano una decina di persone – ricorda Granero –; responsabile dell’azienda era l’ing. Pontet, ma il leader indiscusso era Enzo Jouve. Lui e il più giovane Sergio Giacon erano reduci dal periodo bellico in cui la tipografia aveva giocato un ruolo decisivo della stampa clandestina (Il Pioniere, ma non solo, ndr) a sostegno della Resistenza. Le linotype funzionavano a pieno regime: infatti si stampavano diversi giornali».
Era, l’azienda, una spa di proprietà della Tavola valdese; la tipografia era stato un investimento della chiesa valdese qualche anno dopo il 1948: il bisogno di stampare era forte. Non solo si stampò L’eco delle valli, ma moltissimi libri della Claudiana, praticamente tutte le circolari delle chiese, atti di ogni genere.
Ma accanto a questa attività legata al mondo valdese si diffuse quella dei periodici. Granero ne ricorda alcuni «Il Pellice, il Corriere Alpino, con l’ex ministro Valerio Zanone a correggere le bozze, poi Cronache del Pinerolese, Il Giornale di Pinerolo e Valli, i bollettini dei lavoratori di Beloit e Riv Skf, Orizzonti aperti della Comunità di base di Pinerolo, un giornale di Lotta Continua, la rivista degli Zigani evangelici del pastore Gustavo Bouchard…».
Si può davvero dire che tutta la sinistra pinerolese sia passata di qua…
«In effetti è così – continua Granero –; e per noi che qui lavoravamo è stato anche una grande occasione di confronto, di crescita culturale, di dibattito. Avevamo ogni giorno redattori e direttori, c’era una gran circolazione di idee, un’esperienza davvero coinvolgente. Nel corso degli anni i responsabili della tipografia hanno dovuto anche subire due processi, entrambi risoltisi positivamente».
Il mondo delle macchine da stampa è davvero affascinante: quasi tutte risalgono ai primi anni 50, qualcuna è ancora precedente: «Se si volesse girare un film ambientato in una vecchia tipografia bisognerebbe venire qui: tutto è rimasto come una volta, ci sono ancora caratteri di fine ’800 con cui tutt’ora si stampano alcuni dépliant», aggiunge il neo pensionato.
Da quando L’eco delle valli-Riforma ha scelto di stare al passo coi tempi e passare alle tecnologie digitali, la Subalpina ha molto ridimensionato la sua attività; la vecchia cooperativa costituita negli anni 70 al posto della Spa si è sciolta diventando ditta individuale. «Ma il lavoro è rimasto, per fortuna, e con l’acquisto di alcune macchine tecnologicamente avanzate, abbiamo mantenuto uno spazio nella stampa della valle». Ed è anche per questo che al momento di scegliere fra chiudere questa grande esperienza o cedere l’attività la scelta è venuta da sé.
«Stavo cercando un lavoro – spiega Erica Capello e questa mi è sembrata una bella occasione; in più mio padre, che da anni rilega amatorialmente dei libri, mi ha trasmesso una passione per questa attività». Detto fatto e dal 7 giugno c’è stato il cambio della guardia; un cambio che sarà ancora lungo: perché se è vero che ormai poco del lavoro della Subalpina passa attraverso le vecchie macchine, c’è un patrimonio da non disperdere e imparare tutti i segreti del piombo richiede un certo tempo. Granero sarà dunque un maestro, con un po’ di malinconia dopo 44 anni, ma anche con la serenità della giusta pensione. E poi c’è da pensare a valorizzare la storia; vecchia e nuova gestione sono d’accordo: c’è da innovare sul piano tecnologico ma si vuole anche creare un percorso di visite fra gli spazi della Subalpina, un vero ecomuseo vivente nel mondo della stampa