Le caricature di Scalarini, celebre redattore dell' "Avanti!"

GIUSEPPE SCALARINI nacque a Mantova il 29 gennaio 1873. A ventiquattro anni, fondatore e direttore -nella sua città del settimanale Merlin Cocai, fu processato per un disegno anti-militarista; a 25 fu processato e condannato per disegni contro i conservatori (egli aveva fondato, quell'anno 1898, il primo giornale socialista del mantovano La nuova terra del quale erano redattori Ivanoe Bonomi e Zibordi). Scalarini riparò in Austria, di là a Berlino, dove lavorò per diversi giornali tedeschi tra cui il Lustigen Blátter di Berlino e il Fliegenden Blátter di Monaco. Espulso da Berlino, su richiesta italiana, riparò a Londra dove non trovò lavoro; poi nel Belgio ed a Parigi. Nel 1908, dopo la revoca del provvedimento a suo carico, tornò in Italia riprese la pubblicazione del Merlin Cocai e collaborò al Pasquino di Torino fino al 1911 quando, chiamatovi da Claudio Treves, entrò a far parte della redazione dell'Avanti!, dove, fino al 1925, ogni giorno comparve un suo disegno, fermato con quella piccola scala a cui erano attaccate le sillabe rini.
Naturalmente, ci fu la seconda serre di processi: nel 1911 per un disegno che rievocava Adua; nel 1914 per un disegno ispirato dalla violenza poliziesca; nel 1916 due volte per disegni antimilitaristi; nel 1918 per altro disegno antimilitarista; e poi altre quattro volte dal 1919 al 1922. Nel 1920 fu aggredito dai fascisti a Gavirate (Varese) e gli fu propinato l'olio di ricino. Costretto a lasciare quella zona, si rifugiò a Savona, mentre i fascisti, una notte, circondavano e sparavano contro la sua casa, in cui era rimasta la famiglia. Da Savona dovette fuggire e si trasferì a Travedona, dove fu sorpreso dai fascistì e si salvò rifugiandosi nei boschi. Nel 1926, nuova aggressione a Milano, in casa sua, da parte di un gruppo di camicie nere: frattura della mandibola e commozione cerebrale. Dimesso dopo un mese di degenza all'Ospedale Maggiore, fu arrestato e tradotto alle carceri di San Vittore in Milano. Seguì il confino, prima a Lampedusa e poi a Ustica per cinque anni. Fu, intanto, emanato contro di lui il divieto di firmare qualsiasi lavoro, di qualsiasi genere (perfino un libro dedicato all'infanzia, testo e disegni suoi, non poté essere firmato da lui e fu pubblicato sotto il nome della signora Virginia Chiabov Scalarini).
Nell'agosto del 1940 fu messo nel campo di concentramento di Istonio (Chieti) e poi a Bucchianico; quindi, perché molto invecchiato, e rovinato in salute, messo in libertà sotto sorveglianza speciale. Verso la fine del 1943 riuscì mìracolosamente a sfuggire all'ultimo tentativo di arresto della polizia di Salò.
Visse ancora cinque anni e, quando la malferma salute glielo permise, collaborò all'Avantil: morì la mattina del 30 dicembre 1948, alle ore 10,30, tra le braccia delle figliole.
Le sue ultime parole furono queste: - Sono stanco...
Naturalmente, moriva povero.
Fu un ingenuo e un timido. Mite e silenzioso, solitario e ,modesto, di pochi bisogni e di abitudini sobrie, i suoi giorni erano fatti dalle lunghe ore di lavoro (produceva parecchi disegni al giorno e spesso sullo stesso argomento: le " trovate " realizzate erano molte e tutte geniali) e dì passeggiate silenziose in compagnia delle figliole.

Della sua arte motti hanno scritto. Vogliamo solo riportare quanto scrisse di Scalarini, nel 1920, sul Risorgirnento grafico di Milano (n. 10-11) un critico il quale si professava "avversario ": "E' ìl più politico dei caricaturisti italiani e forse del mondo. La sintesi è la base del suo pensiero e del suo disegno crudele. Pochi tipi, sempre eguali, il lavoratore tesserato, il capitalista ladro. pochi simboli: la falce e il martello, il grimaldello, la sciabola, il rosario cattolico. E' monotono. Ma nella monotonia truce della sua visione Scalarini trova la forza che condensa in piccoli spazi: non cerca ombre: bianco e nero, nero e bianco. Niente altro. La sua caricatura è veleno, è morte. Guardando queste grandi opere io mi spavento. Scalarini è un caricaturista che passerà alla storia ".

Rimangono di Scalarini alcune migliaia di disegni. Pochi furono raccolti in volume (nel 1912 "La guerra nella caricatura", ed.Avanti! e nel 1914 "La guerra davanti al tribunale della storia"). Né, certo, sono da trascurare i disegni di "Le avventure di Miglio" (Ed. Vallardi, Milano), che rivelano uno Scalarini fantasioso e fiabesco, anzi, idillico. Una raccolta infine, si trova al Cremlino, al museo della Rivoluzione.
( dal libro "Mezzo secolo di storia nella caricatura di Scalarini" di Giulio Trevisani, Cultura Nuova Editrice - 1949)

da http://www.venceremos.it/articoli/memoria/scalarini.htm