la-rete-capitalista

 

In uno studio del settembre 2011 (http://arxiv.org/abs/1107.5728) un gruppo di matematici dell’Università di Losanna rivela empiricamente la rete capitalista che domina il mondo. Partendo da una base di dati di 37 milioni di imprese e investitori, vengono identificate 43.060 grandi imprese transnazionali che praticamente controllano l’universo sottostante dei 37 milioni. Raffinando ancora di più i dati, il modello finale ha rivelato un nucleo centrale di 1.318 grandi imprese con 20 connessioni – in media – con altre imprese e con un potere economico che, sebbene concentri solo il 20% dei redditi globali di vendita, detiene la maggioranza delle azioni delle principali imprese del mondo – le cosiddette blue chips – detentrici del 40% della ricchezza mondiale.

Ma l’analisi si è spinta oltre, focalizzandosi per la prima volta non sui singoli fatturati, ma sul valore aggregato delle partecipazioni azionarie intrecciate di singoli capofila. Si è così penetrati anche nelle zone dei cosiddetti “trust” , ammessi dal diritto anglosassone, che consentono di nascondere capitali anonimi. Ci si riduce così alla fine a 147 imprese intimamente interrelazionate, la cui maggioranza sono banche (enumeriamo qualche caso a tutti noto tra le prime 50; banche oltreoceano: JP Morgan, Chase & Co, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Bank of America; banche europee: UBS , Deutsche Bank, Crédit Suisse, Unicredito Italiano, BNP Paribas), assicurazioni (Allianz LLoyds), multinazionali dell’acqua e del petrolio (Société Générale des eaux, China Petrochemical Group), fino a poche finanziarie industriali dei trasporti, del nucleare e dell’elettronica (Mitsubishi, UFJ Financial Group Inc. Dodge & Cox).

La lotta e il sacrificio della Resistenza ha restituito il potere economico e politico alla classe dominante che ora comanda senza mediazioni...