Il Movimento Studenti Cattolici - ricordi

e

dossier-cronologia 68-78 (Pinerolese)

vedi anche Lorenzo Milani.pdf di Mauro Ughetto

 

Dalla tradizionale Azione Cattolica al Movimento Studenti Cattolici/ ricordi

 

a)LA MIA ESPERIENZA NEL MOVIMENTO STUDENTI CATTOLICI

 

           

Presso il Centro Diocesano era entrata in funzione un’esperienza specifica rivolta a studenti e studentesse delle Medie superiori (mentre nell’Azione Cattolica parrocchiale era prevista la mescolanza con chi già lavorava). Certamente con l’origine di tale attività era legato don G. Barra, che aveva costruito una Casa alpina a Soucheres Basses dove organizzava in estate soggiorni di svago e formazione per giovani di entrambi i sessi. Inoltre, prima di fondare Comunione e Liberazione, a Milano, don Giussani aveva lanciato una “Gioventù studentesca”. Don Accastelli si era laureato in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano e conosceva l’esperienza; pur non condividendone alcuni principi di fondo, ne intuì le potenzialità come formula organizzativa.

 

                        Durante la quaresima della V ginnasio fui invitato, con i miei compagni e compagne, da don Accastelli ad aderire ad una “campagna di fraternità” per i lebbrosi ed i malati dell’Africa, organizzata dal Movimento Studenti Cattolici. Un sabato pomeriggio partecipai ad una riunione, dichiarandomi disponibile ai temi per una mostra, una colletta ecc. APRITI CIELO!

 

            Per la prima volta in tre anni, arrivai con quasi un’ora di ritardo alla canonica riunione dei vice-delegati Aspiranti della Parrocchia. Fui moralmente ricattato: le persone serie, capaci di impegnarsi, sapevano che era loro compito dedicarsi agli altri con sacrificio, non disperdersi in riunioni lodevolissime, ma che duravano un’effimera quaresima e che certo potevano risultare molto più appetibili perché c’erano anche delle ragazze presenti… Non mi rendevo conto che ero considerato un “quadro” in formazione, una risorsa che non si sarebbe dovuta lasciar sottrarre da un’altra organizzazione, simile ma in competizione.

Con l’anno scolastico 1967-68 entrai in 3° liceo; poiché avevo concordato di svolgere la mia attività con un gruppo di 1° superiore in parrocchia, ma di domenica mattina, decisi di frequentare il Movimento il sabato pomeriggio. Una mia compagna di classe era stata fra i fondatori di un giornale studentesco, nato nell’ambito degli Studenti Cattolici, di cui erano usciti un paio di numeri. Erano gli anni dei beat e degli hippies, del movimento per la pace in america contro l’intervento in Vietnam; si parlava dell’America Latina, del sottosviluppo e del “Che” Guevara. Partecipai al gruppo “Giustizia e terzo mondo” che, trainato da E. Salvai e con Angelo Polastro, documentava molte nefandezze e molte coraggiose prese di posizione di comunità e sacerdoti del “Terzo mondo”, che cercavano di eliminarle (le nefandezze).

Ma, come dicono ormai i libri di storia, il 1967 era l’anno incubazione del ben più esplosivo “Sessantotto”.

 

            Furono anni di tensione , ma anche di grande attesa ed effervescenze, legate, per il mondo cattolico, con lo svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II. Esso portò alcune grosse novità:

1)     la più evidente, la Messa celebrata in italiano e non in latino,

2)     la chiesa concepita non come “società perfetta” bensì come “popolo di Dio”

3)     l’attenzione al testo biblico

4)     l’apertura alle “gioie ed alle speranze” del mondo moderno.

L’arrivo di un giovane vescovo a Pinerolo contribuì a facilitare lo svecchiamento. Con molta più audacia il Movimento Studenti, con più prudenza l’Azione cattolica parrocchiale, assecondarono tale processo, facendo conoscere le decisioni e qualche documento del Concilio.

 

            Le tensioni fra i due poli in “concorrenza” restarono. Non partecipai più, per i successivi tre – quattro anni al Movimento Studenti; altri miei coetanei o quasi, pur partecipando all’Azione Cattolica parrocchiale, come membri e come dirigenti che si occupavano della fascia di età 15 –20 anni, invece lo fecero in varie forme: ad esempio andando alle settimane estive alla Casa alpina di don Barra, partecipando ai gruppi che si svolgevano il sabato pomeriggio, ecc. Poiché mi occupavo di ragazzi della fascia d’età 12 – 14 per conto della parrocchia, restai fuori.

 

            Partecipai regolarmente agli annuali Esercizi Spirituali organizzati per gli studenti maschi dalla diocesi; qui ebbi modo di apprezzare la predicazione di don Franco Barbero e don Mario Polastro, che collaboravano con grande lena al Movimento studenti. Devo dire che talvolta, ciò che veniva riportato in Parrocchia delle esperienze del Movimento studenti, da alcuni, erano spesso gli aspetti più “goliardici”: canti, battute, nottate o scherzi che adesso sarebbero normalmente giudicati eccessi da collegiali.

 

Tra gli aspetti qualificanti del Movimento studenti di cui ebbi percezione in quel periodo ricordo:

a)     una mostra sul Vietnam con raccolta di firme, che scandalizzò perché solidarizzava con il Vietnam comunista

b)     iniziative sul terreno sociale: a favore dei minatori della Val Germanasca, o per l’abolizione della tramvia per Villar , che era ormai un ostacolo per la viabilità

c)      una notevole circolazione di libri intorno ai temi del concilio, compresa l’apertura al dialogo ecumenico (ad es. con la chiesa valdese, tramite Agape)

 

Nell’anno scolastico 1966-’67 molti nodi vennero al pettine anche all’interno dell’Azione Cattolica; spesso infatti i giornali nazionali che venivano distribuiti agli iscritti  e i materiali di formazione per i dirigenti erano più avanzati rispetto al clima ufficiale della parrocchia e dell’Eco del Chisone. Inoltre molti aderenti di Pinerolo erano seguiti da “direttori spirituali” dei quali non solo si confessavano settimanalmente, ma da cui ricevevano stimoli a riflettere, studiare, impegnarsi. In quell’anno in sede di Direzione dell’associazione parrocchiale fu rovesciata la vecchia impostazione. Molti avevano letto le pagine di don Milani “sulla ricreazione” e fu deciso e messo a verbale che non si sarebbero più organizzati tornei e competizioni di calcio né di altro. Per la fascia d’età 15-20 furono promossi e organizzati  dibattiti cittadini, con inviti ad esperti esterni del mondo cattolico, a livello nazionale . Ad alcuni di essi partecipavano anche 800 giovani ad esempio al Cinema Nuovo, affittato per l’occasione. Altri incontri su temi di attualità, organizzati a gruppi, richiamarono regolarmente 200-300 giovani di entrambi i sessi per seguire l’attività l’assistente ecclesiastico dovette chiedere/accettare aiuto dei vari Accastelli, Polastro, Barbero. Per i ragazzi dei 12-14 anni l’attività fu rivolta a raggiungerli là dove erano, a scuola e nel quartiere, invece che “trascinarli” nella sede della parrocchia. Nel 1967 tutti i dirigenti dell’Associazione inviarono all’Eco del Chisone una lettera di solidarietà con i minatori in uno sciopero (e furono quindi “richiamati”, tramite un incontro diretto col Vescovo). Alla fine l’assistente ecclesiastico chiese di essere rimosso (era stato completamente scavalcato).

Per il nostro discorso ricordo:

a)l’attenzione al problema del Vietnam, la protesta per l’escalation dei bombardamenti; nuove mostre cittadine e liste di firme. Organizzazione di un digiuno di protesta. Alcuni miei amici un po’ più giovani o di uno-due un po’ più vecchi, si abbonarono al “Courier du Vietnam” che esponeva il punto di vista di Harroi.

b) l’interesse per le forme della politica non-violenta: cortei,sit-in, canzoni. digiuni  e apartire dal movimento americano dei ‘neri’ che lottavano contro la discriminazione, Gandhi e Luther King, ma anche l’opera di Capitini e la rivista Azione non violenta cominciarono a circolare.

c) l’informazione sull’attualità: in pochi anni ero passato da lettore dell’americanissima ‘Selezione del Reader’s Digest' a ‘Note di cultura’ e poi ‘Testimonianze’; nel ’67, se non sbaglio, era già uscita la rivista settimanale della DC di sinistra ‘Settegiorni’, che leggevo regolarmente. Consumai un’annata della rivista ‘Il gallo’ di Genova, dove accanto ai temi più spirituali, trovava trattazioni su: la società dei consumi, il neo-capitalismo, la guerra, l’obiezione di coscienza, la libertà religiosa (sempre da un punto di vista ‘progressista).

d)l’interesse per la scuola: nella primavera del ’67 era uscito ‘Lettera a una professoressa’, un gruppo interno al Movimento S. cattolici lo studiò, approfondì varie questioni sulla storia della scuola italiana. Ne furono fatti alcuni articoli per un numero della rivista che uscì in autunno.

A questo punto bisogna ricordare che un gruppo di più anziani studenti universitari, dal III anno in poi organizzò nell’autunno un pubblico dibattito sullo stesso libro, esponendo posizioni molto più radicali ed estremiste, sollevando enorme interesse e scandalo in vari insegnanti.

La biblioteca civica, che ospitò il dibattito, fu anche il luogo in cui, di lì a poco. C.Canal e la sua corale ci fecero conoscere molte canzoni della tradizione popolare, ma anche canti di protesta anarchici, della Comune di Parigi e delle Brigate internazionali che avevano combattuto in Spagna contro il franchismo.

Con il novembre-dicembre tutto si accelerò. Avendo difeso davanti al preside la rivistina dei miei amici, fui invitato a collaborare.

Scoppiarono le occupazioni universitarie. Poiché ogni anno in chiesa si raccoglievano fondi per l’Università Cattolica, e visto che gli studenti di Milano protestavano, su proposta di C.Canal, si procedette ad una ricostruzione della storia dell’Università Cattolica; si chiesero un paio di articoli agli studenti ‘in lotta’; si pubblicò un numero su tale argomento, organizzando il pubblico dibattito e diffondendo la rivista all’uscita delle Messe domenicali della città, invitando i fedeli a non versare soldi per l’Istituzione. Seguì regolare richiamo del vescovo.

Fu occupato Palazzo Campana all’Università di Torino. i suoi temi furono riesportati nel Movimento Studenti Cattolici. Nel dicembre, mentre maturava la crisi definitiva dell’Azione cattolica parrocchiale ( scrivemmo una relazione annuale di consuntivo dell’attività piena di entusiasmo e di idee, ma l’assistente religioso aveva ormai deciso di chiedere la propria sostituzione), partecipai ad un paio di incontri con i leader dell’occupazione di Palazzo Campana. Le ragazze mi colpirono perché portavano minigonne mai viste, fumavano a raffica, bestemmiavano e dicevano parolacce a ripetizione; tra i maschi il più acuto mi sembrò Guido Viale.

Ero diffidente perché ci proponevano di fare leva sugli aspetti immediati dello scontento degli studenti per dare il via ad agitazioni. Impiegai 2-3 settimane a convincermi e con gli altri amici partecipai alla stesura del I volantino indirizzato agli studenti delle superiori; fu distribuito al rientro delle vacanze natalizie e denunciava la selezione classista nella scuola attraverso il meccanismo dei voti. Per prudenza, per evitare che l’autorità ecclesiatica fosse coinvolta e perché il movimento avesse un carattere autonomo, firmammo Movimento di Azione studentesca e così proseguimmo per qualche settimana nei volantini successivi.

Ma era evidente a tutti che il nucleo degli organizzatori era lo stesso della rivista e del Movimento cattolico.

Nel frattempo, in occasione della Messa di mezzanotte nel Duomo cittadino con celebrazione del vescovo, per Natale, il Movimento organizzò una distribuzione di volantini: “ La pace del Natale non è la pace di Johnson” e  ci vestimmo da uomini sandwich. Canal e Elio Salvai, che ricoprivano ancora le massime cariche dell’Azione Cattolica giovanile diocesana, furono costretti alle dimissioni dal Vescovo. Tutti noi che avevamo incarichi intermedi firmammo una lettera di solidarietà e ci dichiarammo estromessi. Per una sorta di ingenuità o forse giovanile machiavellismo, non me ne andai dalla parrocchia, ma mi presentai alle riunioni di gennaio che, con il nuovo sacerdote avviavano le attività. Fui pubblicamente invitato ad andarmene, in tono cortese, ‘civile ma fermo’, al termine della seconda riunione. Le incompatibilità erano date dal sostegno a quanto descritto.  

Elio Salvai    Claudio Canal

C.Canal partì per il servizio militare, l’Azione cattolica entrò in periodo di paralisi: il Movimento Studenti Cattolici continuò a fiorire con le sue attività, noi delle scuole Superiori giocavamo sui due fronti: reggevamo le riunioni, i volantini, le discussioni (sciopero sì, sciopero no) nella scuola e poi seriamente continuavamo l’attività dei gruppi del sabato di ispirazione religiosa. Che cosa ci era successo?

Ricordo un esempio semplice: nel settembre, al ritorno dal militare, un nostro amico, ragioniere e  dell’Azione cattolica, mentre veniva in birreria con noi ci sentì citare- scherzando- il seguente passo di un teologo: ‘ il compito di un cristiano è una paziente azione penelopea di demitizzazione e remitizzazione dialettica’. Ci restò male, si sentiva tagliato fuori; non si parlava più di buoni sentimenti, di calcio, di apostolato dei laici: si discuteva di teologia.

Nell’estate, alla casa alpina di don Barra, il Movimento studenti cattolici aveva organizzato una settimana di studio sul tema ‘il cristianesimo e la storia’.

Erano state svolte relazioni fondamentali sul libro di un teologo del dissenso, J.M.Gonzales-Ruiz, ‘Il cristianesimo non è un umanesimo’ e sulle tesi di G.Girardi (Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cristianesimo e marxismo).

Pur non risiedendo tutto il tempo, avevo raggiunto anch’io, con altri, la sede in pullman e in autostop per assistere alle relazioni fondamentali.

Quello che ne seguì è tutto ciò che stiamo rievocando. Ciò che avvenne a Pinerolo  nell’anno 1968, per quanto riguarda il Movimento Studenti Cattolici, può essere ricostruito dai numeri di ‘Venticinquesima Ora’ (la rivistina); scoperta della teologia della rivoluzione e delle ‘comunità di base’ o del ‘cattolicesimo del dissenso’. Per quanto riguarda gli  studenti medi e le agitazioni nelle scuole, una parziale ricostruzione degli eventi tramite gli articoli dell’Eco del Chisone, è stata compiuta dallo storico G.De Luna dell’Università di Torino.

Di quell’anno due eventi ebbero enorme risonanza cittadina:

-         la contestazione con cartelli e volantini della Giostra degli Acaja alla sua prima edizione;

2)la contestazione dell’inaugurazione del Museo Nazionale della Cavalleria. In relazione a questo secondo episodio, ricordo che in quei mesi il Movimento Studenti cattolici aveva la propria sede in locali situati nello stesso caseggiato in cui abitavo. Fin dal mattino di quella domenica tutti gli ingressi erano presidiati da drappelli di poliziotti con casco e moschetto. Riuscii ad uscire di casa solo dopo le 10, cercando invano di tranquillizzare i miei  genitori e vestendomi con giacca e cravatta per non attirare l’attenzione.

Tra le 10 e le 12, insieme a molti altri, fui oggetto di cariche inusuali per la nostra piccola città, perché disturbavamo una manifestazione a cui erano presenti due ministri della Repubblica.

Alla fine del 1968, l’autorità diocesana tentò una regolarizzazione e normalizzazione del Movimento Studenti Cattolici. Sostituì l’assistente religioso responsabile, don Barbero, con don Morero, più malleabile dai voleri della Curia. L’esperienza dell’associazione non si esaurì subito; per un anno ci fu una nuova sede, nuovi gruppi; anche chi cercò con la massima buona volontà di collaborare, dopo alcuni mesi pensò fosse necessario che i più anziani chiedessero al vescovo il ritorno di don Barbero; ma non ricordo più se si giunse subito al punto di rottura o si tennero trattative inconcludenti.

La rivista venticinquesima Ora stampò ancora due ponderosi numeri di critica alla chiesa locale; in occasione del secondo si volse l’ultimo incontro con il Vescovo; poi l’esperienza si chiuse.

Intanto, nella parrocchia di San Lazzaro, erano stati trasferiti prima don Accastelli, come parroco, poi don Barbero e don Polastro.  

hi voleva continuare un’esperienza di fede trovò lì un punto di riferimento progressista/rivoluzionario.

Vincenzo Baraldi

 

 

 

Giorgio Accastelli  FRanco Barbero

C

 

 


 

b.  

La mia esperienza giovanile con il movimento studenti cattolici di Pinerolo è limitata. Sceso da Perosa negli ultimi anni del Buniva, ho trovato nel ‘piccolo gruppo’ di studenti vari sbocchi di aggregazione.  All’inizio ho frequentato l’Oratorio San Domenico poi ho scelto il più vivace Movimento S. Mi ricordo l’alluvione di Firenze nel novembre 1966, un gruppo andò da Pinerolo a spalare fango. Mio padre non me lo permise. Ero un cristiano che non stava nei canoni, c’è chi commenta ‘era doppiezza’, in effetti avevo problemi adolescenziali che non comunicavo. Dopo un primo momento nel gruppo ecumenismo con d. Polastro, do’ vita con Sacchetto, Bassani , Rossella, Rosalba ed altri al gruppo Azione per la pace. Una mostra a palazzo Vittone, vendita di Azione Nonviolenta. Ricordo vari episodi riportati da Vincenzo. Quando sono già all’università frequento Sandro Sarti a Torino e apprezzo il suo lavoro sul Vietnam; mi ricordo di un campo estivo a Costagrande con i ragazzi delle medie che seguivamo nel doposcuola – con Aurelia, Olga, Silvia, Ico ecc (un altro coi piccoli era a S.Bartolomeo in Val Lemina; erano finanziati con un campo ‘Emmaus’ di riclaggio rifiuti e raccolta carta. Partecipo all’allestimento di uno spettacolo del M.S. a S.Lazzaro. Con Andrea Bertone costruisco il palco nella cripta della chiesa, alle luci lavora Ennio Bertrand. Recitano Piero Sacchetto, Giorgio Piacentino, Piero Bassani, Ico Vallillo, Maria Honorati, Rosella Priotto. Interrompo l’università a metà del ‘68 e vado a fare il soldato, perdendomi anche  il ’69 operaio. Quando rientro comincia il lavoro in fabbrica e scopro altre aggregazioni.

Piero Baral

 


c)

la prima impressione e' di un salto nel buio, non conservo ricordi di quel periodo con la medesima precisione (anzi il "ricordo" per me e' un aspetto controverso e difficile) la sensazione di pelle e' di aver vissuto in un periodo di estrema chiusura che forse, spero, fa un po' impallidire i tempi attuali: guerre e altro all'orizzonte. Mi trovo in difficolta' nella ricostruzione del periodo storico, tenderei a fuggirlo o rimuoverlo... Ennio Bertrand

 


d)

La testimonianza di Vincenzo Baraldi e’ chiara ed esauriente e ritrovo in essa tutte le caratteristiche della mia esperienza, esperienza che si potrebbe sinteticamente chiamare “avvicinamento alla politica attraverso la maturazione di un percorso di fede”.

La mia storia personale, tuttavia, si distacca in alcuni punti da quella di Vincenzo: la mia testimonianza, piu’ scarna  della sua, sarà dunque incentrata su questi punti.

Per prime cosa: io all’Azione cattolica,  in particolare all’oratorio San Domenico, sezione “Silvio Pellico”, mi avvicinai relativamente tardi, nel 1962, a 12 anni. Prima infatti avevo frequentato le elementari presso i Padri Giuseppini del Murialdo, dove avevo conosciuto una scuola totalizzante che univa didattica, catechesi, momenti ludici e servizi, quali la mensa e la merenda; si stava a scuola, quando c’era anche il catechismo, fino alle 16,30-17.

Dei miei “maestri”, tutti sacerdoti, (ne ho cambiati cinque, uno per anno) ricordo poco, tranne uno particolarmente fascista (eravamo negli anni cinquanta, ma i suoi riferimenti positivi a Mussolini erano frequenti e il suo metodo “educativo” per risolvere situazioni di crisi o divergenza era quello di prendere i due malcapitati e far loro sbattere la testa insieme:io ero spesso mandato fuori dalla classe perché “lo guardavo con aria arrogante!!”) ed un altro piuttosto “famoso” per la sua catechesi di stampo manzoniano (Il Dio che “atterra e suscita”…) o forse solo coreografico: sta di fatto che uscivamo alle 17 , nelle sere d’inverno, convinti che le porte dell’Inferno si sarebbero spalancate per noi quella notte stessa!!

 Nel 1962 , dunque, diventai “aspirante” nella sezione “Silvio Pellico” dell’azione Cattolica: al di là degli aspetti piu’ propriamente religiosi e degli impegni codificati (la messa domenicale, la catechesi..) ricordo il clima spesso “nonnistico” instaurato da alcuni dei “piu grandi” nei confronti di noi piu’ piccoli. Il fatto poi che in quinta ginnasio abbia iniziato a frequentare un gruppo “misto- ragazzi e ragazze- tutti dell’oratorio, ma che si ritrovava a suonare e ballare in un garage sulla collina di Pinerolo, non fu troppo ben visto.

Tutt’altra aria si respirava a Casa Alpina, a Pragelato: Vincenzo ha già citato quest’ esperienza messa in piedi da Don Barra:attorno a lui si radunarono Elvio Fassone, Pier Carlo Paze’ e poi successivamente, nella prima metà degli anni sessanta, Amos Pignatelli, Vanda Giordano, Claudio Canal, Mauro Ughetto. A Casa Alpina tutti gli anni a Luglio si teneva una settimana di studio, di riflessione ,di meditazione:i temi erano vari , ma incentrati sul rapporto fede- mondo, sulla testimonianza della fede nel mondo ed ovviamente in un mondo di cui bisognava leggere i segnali di cambiamento, i “segni dei tempi”. Non si trattava solo piu’ di “animazione del temporale”, come si diceva nell’azione cattolica, ma di entrare, come cristiani, all’interno di un movimento ,di un processo di cambiamento.

Io capitai a Casa Alpina nel 1964 a 14 anni e rimasi affascinato dall’esperienza soprattutto paragonandola  a quella dell’Oratorio San Domenico. I gruppi di riflessioni guidati da Mauro, da Amos, da Vanda, da Claudio furono fondamentali per la mia maturazione. Lo scambio di esperienze con ragazze e ragazzi di Cuneo e di Ivrea, altre realtà cattoliche che frequentavano Casa Alpina ,costituirono importanti momenti di confronto ed apertura.

Nel 1966 tenne una conferenza a Casa Alpina Ettore Masina, pubblicista cattolico:il tema era la comunicazione…a Roma alla Domus Mariae , casa deputata dell’Azione Cattolica.era in programma un convegno sulla pubblicistica studentesca cattolica…Andammo  in quattro(tra cui Maria Teresa M.)superando ostacoli famigliari vari(avevano 16-17 anni)…nell’autunno(Novembre, numero unico lire 100)usci’ il primo numero di un giornale studentesco che voleva essere “diverso” dai soliti giornali goliardici e qualunquisti…La redazione era nello studio a piano terra di Maria Teresa..il primo editoriale , recita:

“E’ scoccata la venticinquesima ora, la prima di domani: E tocca a noi giovani esserne i protagonisti:non vogliamo ricevere passivamente dalla generazione che ci ha preceduto  le soluzioni dei nostri problemi. Vogliamo invece viverli responsabilmente e affrontarli da “giovani” cioe’ con la nostra carica di entusiasmo e di idealismo, ma anche concretamente ed in uno stile comunitario. Siamo giovani come voi, con le vostre incertezze, con tanti perché senza risposta. Percio’ vogliamo cercare insieme, per acquistare una sempre maggiore liberta’ di giudizio, attraverso lo scambio  ed il confronto delle vostre idee ed esperienze che vi preghiamo vivamente di esprimerci in un clima di collaborazione, anzi di amicizia.

Nel 1967, in Primavera, tornammo a Roma , ad un altro convegno sulla comunicazione…Guccini cantava “Dio e’ morto”..pochi mesi dopo il mondo sarebbe esploso…il resto e’ storia collettiva

Fulvio Gottero

Le inesattezze sono dovute all’età…la memoria tradisce


e)QUALCHE APPUNTO

 

La testimonianza ampia ed articolata di Vincenzo ed il contributo di Fulvio danno uno spaccato molto significativo del “clima” pinerolese degli anni sessanta.

Sul piano personale alcune differenze derivano soprattutto dall’età; allora anche pochi anni di differenza hanno prodotto percorsi parzialmente diversi.

Alcuni dati sul mio.

Famiglia cattolica , ma non bigotta, elementari a Riva e pratica di oratorio di paese, medie alla “Pellico” e frequentazione della parrocchia di San Lazzaro dove abitavamo, seppure ai confini.

Aspirante dell’Azione Cattolica con gruppo di riflessione animati da Alberto Barbero, grandi campionati di calcio all’oratorio, attività estiva (il GREST) nei locali della parrocchia con un giovane prete, il vicecurato don Martini, oggi parroco di Bibiana, con cui avevo un buon rapporto, scoperta della montagna…..

Negli anni del ginnasio e del liceo facevo il delegato aspiranti della parrocchia, onestamente con pochi strumenti per capire e gestire un gruppo di preadolescenti.

L’attività parrocchiale si inseriva in una dimensione anche diocesana, con incontri con i dirigenti (allora Aurelio Bernardi, Ugo Fava, Agostino Calliero), premiazioni delle sezioni parrocchiali giudicate più attive, incontri diocesani (ricordo che ad un incontro a Chambons conobbi Piero Baral, parrocchia di Perosa), partecipazione a campi di formazione anche nazionale (si tenevano in una casa alpina al Passo Falzarego)

Parroco di San Lazzaro era allora don Badariotto, persona  ruvida in apparenza, intelligente e generosa, ex cappellano militare con esperienza della guerra di Russia, in politica molto conservatore. Ricordo le sue “feroci” discussioni con Aurelio ed Ugo che sostenevano l’ipotesi politica di apertura al governo con i socialisti (il centro-sinistra); don Badariotto era assolutamente contrario per una sorta di ossessione sul comunismo. Tra parentesi girava allora un opuscolo dell’on. Bettiol , dc integralista, “Possono i cattolici collaborare con i socialisti?”

Negli anni di liceo ed anche dopo è stato fondamentale per la mia formazione don Giorgio Accastelli, insegnante di religione aperto e culturalmente molto preparato (si era laureato alla cattolica con una tesi sul marxismo).

Negli anni di università sono venuto a contatto dapprima con i vari gruppi cittadini di tipo cattolico (la San Vincenzo con don Barra, che era un punto di riferimento per giovani con qualche anno in più di me – la FUCI che  a Pinerolo aveva una vita un po’ stentata, anche se di lì è nata se non sbaglio l’idea della rivista “La fornace”) e soprattutto con l’Azione cattolica diocesana; presidente della GIAC era Claudio Canal e poi il sottoscritto dal 1966, assistente don Accastelli.

In quegli anni la storia dell’Azione Cattolica si intreccia con quello del Movimento Studenti Cattolici, di cui ha parlato esaurientemente Vincenzo, a cui aggiungo solo una piccola nota.

In occasione del Natale 1967 il Mov. Stud. diffuse davanti alle Chiese ed in città un volantino a stampa intitolato “Natale non è carnevale” in cui si stigmatizzava il consumismo imperante e si richiamava ad una solidarietà con il Terzo Mondo. Siccome negli stessi giorni avvenivano pesantissimi bombardamenti americani in Vietnam, si aggiunse un ciclostilato “La pace del Natale non è la pace di Johnson”, cosa che non fu apprezzata dal vescovo.

E poi è scoppiato il ’68. L’occupazione di Palazzo Campana nel novembre ’67, l’effetto sulle scuole superiori di Pinerolo, la presenza di leaders che venivano dal Movimento studenti, il tema della comunicazione con la trasformazione di Venticinquesima ora da giornale prettamente studentesco (ne erano usciti 4 numeri dalla fine del ’66 a gennaio ’68) ad una specie di rivista con presenza di giovani adulti (9 numeri dal marzo ’68 al gennaio ’70:  lotte studentesche – L’Università cattolica - Chiesa e rivoluzione – antimilitarismo – 4 numeri su capitale e classe operaia nel Pinerolese – 2 numeri sul potere nella Chiesa locale)…. ne hanno già parlato gli amici.

Il sommovimento di quei mesi e quegli anni segnò la fine della nostra esperienza nella struttura dell’Azione Cattolica.

Il casus belli finale fu un numero di Venticinquesima ora del marzo ’68, contenente una critica  argomentata all’Università Cattolica in nome della laicità e tra l’altro un articolo di forte attacco alla Democrazia Cristiana, all’onorevole locale ed all’Eco del Chisone che sosteneva la necessità e l’opportunità di unità politica dei cattolici nella DC.

Evidentemente era troppo; fui invitato a dare le dimissioni ed, avendo io sostenuto che se non ero più gradito dovevano revocarmi l’incarico, così avvenne.

Si dimisero anche gli altri membri del gruppo diocesano (tra cui il presidente diocesano di tutta l’organizzazione Alberto Barbero, Claudio Bertolotto, ecc.), cambiammo sede (da via del Pino a Piazza Solferino e più tardi a via Mazzini), prevalse una dimensione politica, rimase un rapporto forte per alcuni con la parrocchia di San Lazzaro dove era stato nominato parroco don Giorgio,  affiancato più tardi da don Mario Polastro e don Franco Barbero.

Ma questa è un’altra storia.

Elio Salvai  

 



Dossier Ecomese- cronologia 1968-78>>

 

anni di lotte, scioperi, cortei, denunce e guai

Cronologia di quegli anni caldi: dai fischi degli studenti alle autorità che inaugurano la nuova sede del "Buniva" e il Museo della Cavalleria, all'assedio della sede del Msi in via Trento. Il "voto unico" nelle elementari e la "carta rivendicativa" degli studenti delle superiori. Gli incidenti mortali sul lavoro alla Beloit e alla Carello. I "proletari in divisa" e i "proletari sfrattati del ghetto".

1968

Marzo

Lunedì 21 al Magistrale e al Liceo gli studenti sono in agitazione: chiedono lo svecchiamento dei programmi. I due presidi e buona parte degli insegnanti si dimostrano interessati a discutere le proposte degli allievi. Poi la situazione precipiterà.

Maggio

Domenica 5, prima edizione del Palio degli Acaia e prima uscita ufficiale di alcuni gruppi di contestatori che, con cartelli e slogan criticano la manifestazione, le autorità presenti e l'Amministrazione comunale. L'appuntamento in grande stile è a ottobre per l'inaugurazione del Museo della Cavalleria.

Ottobre

Elezioni interne alla Beloit di Pinerolo. L'Alabi, il sindacato padronale, perde la maggioranza: da 6 rappresentanti passa a 5. Cgil-Cils-Uil aumentano da 4 a 5. Sono pari. Per il direttore del personale A.J. Manganaro "non si tratta di un insuccesso dell'Alabi ma solo di un rafforzamento della Fiom-Cgil". C'è un clima di paura alla Beloit? Manganaro: "Troppi parlano dei problemi della Beloit senza conoscerli".

Domenica 13: si inaugura il Museo della Cavalleria di Pinerolo con il raduno nazionale dei cavalleggeri Pinerolo, presente il ministro della Difesa Gui (Dc). Gli studenti inscenano una manifestazione di protesta che sconvolge il calendario della giornata. In Consiglio comunale Di Luciano (Pli) accusa i giovani di "indegna gazzarra" e si chiede se è vero che il sindaco Bernardi (Dc), allora insegnante alle Magistrali, "sia un po' il loro portabandiera". Bernardi: "Questi problemi passano attraverso la linea della propria coscienza". Il consigliere Morero (Pci) esprime "piena solidarietà agli studenti" e "condanna l'azione repressiva delle Forze dell'ordine nei confronti dei dimostranti".

Novembre

Tre giorni di sciopero degli studenti contro l'istituzione del nuovo orario delle lezioni al "Buniva" (8-12,45). Il preside don Cavallone "cede": si entra di nuovo alle 8,20.

Molti insegnanti non sono ancora stati nominati dal Provveditorato. Il Movimento studentesco di Pinerolo punta il dito sulla disorganizzazione della scuola e lancia la "Controscuola", momento in cui gli studenti prendono coscienza della loro condizione.

Il 30 il Collegio docenti del "Buniva", a maggioranza, decide le sanzioni contro alcuni allievi per alcuni volantini affissi in bacheca. 15 giorni di sospensione a Paolo Baral, 3 a Fiorenzo Bessone, Giuliano Pastore, Roberto Ghirardi. Ammonizione scritta a Ennio Bonansone. Foti junior e Marco Borsotti del Classico sono invece denunciati per "invasione" (del Buniva) e "danneggiamento di edificio pubblico" (due vetri rotti). Mentre i proff. sono riuniti giunge un corteo dalle Magistrali e dal Classico che protesta in via dei Rochis. Il 31 sciopero di solidarietà di tutti gli studenti delle superiori di Pinerolo.

1969

Gennaio-febbraio   

Lunga lotta della fonderia Omef di Luserna, per l’applicazione del contratto e per l’ambiente di lavoro.

Primavera

Tre sere organizzate da d. Barra al Cinema Nuovo a Pinerolo, partecipano 600 giovani.

Sull’Eco del Chisone ampia informazione e dibattito con paginoni sul divorzio, sulle lotte studentesche, sull’Azione Cattolica, sulla condizione dei lavoratori, una tavola rotonda delle Acli, le lotte della Fiat, il ruolo del settimanale cattolico.

Giugno

Sette in condotta a Elena Borio, Beppe Gastaldi e Lucia Danese, studenti attivi nel movimento studentesco delle Magistrali che li ha costretti a portare tutte le materie a settembre.

Il Consiglio di classe su pressione del Preside Cavallone dà il 6 in condotta a  Paolo Baral, studente del Buniva, del movimento studentesco.

Ottobre

Si trascina l’asta per la vendita del CVS, fallito nel 1965 e ora in gestione all’ETI che non ha ancora comprato l’azienda. L’asta è partita da 27 miliardi e si chiuderà con la vendita all’ETI per 12 miliardi a febbraio ’70.

Novembre                   

Il 15 inaugurazione della nuova sede del "Buniva" in via dei Rochis. Gran parte degli studenti risponde: "Non serve a niente spendere 780 milioni per una scuola modello, se la scuola non serve alle esigenze degli studenti". Giungono anche gli studenti del Classico che accolgono gli onorevoli e i sottosegretari con fischi e slogans di protesta. Alcuni insegnanti dell'istituto non partecipano alla cerimonia. Da tre giorni gli studenti sono in sciopero.

Il 18 gli studenti dei Licei e delle Magistrali si riuniscono in assemblea con alcuni operai al "Pinerolo Primavera" in via Marro.

19, sciopero nazionale per la casa. Corteo per Pinerolo di 1.500 persone (operai, studenti, cittadini, qualche sacerdote e seminarista) fino alla Riv. Angelo Polastro, Franco Cavanosio, Agostino Vera, Luigi Moine, Giuseppe Bessone, tutti sacerdoti, scriveranno una lettera aperta di appoggio: "I membri del popolo di Dio che camminano nella storia non possono rimanere indifferenti di fronte agli eventi". Tonino Chiriotti (Fim-Cisl) risponde agli attacchi del preside del "Buniva" don Cavallone: "È penoso assistere allo spettacolo di un prete che senza cognizione di causa sulla condizione operaia alla Riv-Skf si scatena con tanta violenza contro i manifestanti". Gli studenti si riuniscono in assemblea in piazza Fontana.

Un operaio alla Riv Skf di Villar è sospeso per aver disegnato una vignetta in cui ritrae un operaio crumiro. Il 27 ben 200 studenti delle Magistrali fanno pressione per poter partecipare al Collegio docenti che respingerà tutte le loro richieste.

Dicembre

Il preside Tarditi delle "Magistrali" chiude la scuola "nell'impossibilità di svolgere la normale attività didattica" e convoca i genitori il 6 dicembre. In precedenza al "Buniva" don Cavallone aveva chiesto alle famiglie una sorta di "mandato" per agire con fermezza contro gli studenti "perché nella scuola si studi e non si faccia altro".

Professori, studenti e genitori il 6 in assemblea al teatro Roma in via del Pino.

A fine mese nasce il problema degli sfratti in via Trento, centro storico di Pinerolo. Alcuni di questi alloggi fatiscenti e malsani sono di proprietà della prof.ssa Lidia Aimonetto, preside della media "Pellico" e poetessa.

1970

Febbraio

Gli studenti del Liceo valdese di Torre Pellice partecipano allo sciopero contro la repressione.

Aprile

Scioperi spontanei all'Indesit di None e Orbassano contro la velocità delle linee di montaggio.

Alla media "Pellico" un insegnante di disegno dà come ‘penso’ ad un ragazzino "che disturba" lo scrivere 84 volte la frase "Devo stare zitto". Chissà perché 84? Un gruppo di genitori contrari a questa punizione stila un volantino e lo distribuisce davanti alla scuola.

Il 14 maggio gli operai bloccano i pullman Atm a Pinerolo. Chiedono orari migliori e tariffe più basse.

Giugno

All'Indesit di None sono sospesi dal lavoro 600 operai in seguito ad una catena di scioperi nei magazzini.

Luglio

Dopo quindici giorni finisce lo sciopero degli insegnanti che aveva bloccato scrutini ed esami.

Alla Beloit un operaio è licenziato in tronco per un incidente durante la lavorazione. Gli operai scendono in sciopero. Il direttore del personale Manganaro, per giustificare il licenziamento, scrive un volantino in sua difesa.

Settembre

Sciopero all'Eti di Perosa per i bassi salari e le condizioni di lavoro. Timori per ottanta famiglie che rischiano di essere sfrattate dalle case dell'ex-Cvs.

Ottobre

Assemblea cittadina al salone "Primavera" sui bocciati nella scuola media. Da un'inchiesta a Pinerolo emerge che solo quattro ragazzi su dieci sono stati promossi a giugno, i bocciati sono quasi tutti figli di meridionali.

Novembre

Inchiesta a None e Volvera sul lavoro nero dei ragazzi sotto i 15 anni nelle boite e come camerieri. Facevano anche i turni: dalle 6 alle 15 e dalle 15 alle 22,30.

Un morto diciottenne all'Indesit di None e due operai licenziati all'Indesit di Orbassano: sciopero di due giorni. Volvera: la Fiat pensa di insediarsi con uno stabilimento di 105mila mq coperti. La Fiat offre 155 milioni al Comune. Il sindaco, geom. Giuseppe Favaro, è favorevole.

Una settimana di scioperi alle superiori di Pinerolo. Gli studenti presentano una "carta rivendicativa" ai presidi. Poche e marginali le richieste accolte.

Dicembre

Due operai morti sul lavoro alla Beloit e uno alla Carello di Campiglione. Due giorni di scioperi degli studenti con corteo in Pinerolo e sit in davanti alla sezione del Msi in via Trento: "Fascisti carogne, tornate nelle fogne" è lo slogan più gridato.

Cumiana: sciopero alla nuova Fast. Gli operai chiedono un'aumento di 70 lire orarie un premio annuale di 70mila lire. L'azienda risponde "picche": sciopero al 95% di un giorno.

1971

Febbraio

Il 13 un gruppo di fascisti giunti da Torino distribuisce il sabato pomeriggio volantini sotto i portici e fa ruotare in aria catene. Studenti e antifascisti assediano la sezione Msi di via Trento 36. I picchiatori si barricano nella sezione e sparano con uno scacciacani. La Polizia giunge da Torino. Tafferugli. Tre feriti. Cariche della Polizia agli assedianti. Alcuni picchiatori e alcuni assedianti sono portati in caserma e rilasciati nella notte. Sezione Msi data alle fiamme. Mercoledì 17 sciopero generale nel Pinerolese contro il fascismo. Al processo nel giugno '73 ai fascisti 1 mese e 10 giorni, agli antifascisti 10 mesi e 25 giorni. Sembra il paese di Pinocchio.

Marzo

Nelle elementari del Pinerolese sta prevalendo tra gli insegnanti la prassi di dare "il voto unico" ai ragazzi, ovvero un voto uguale per tutti. L'ispettore Diana invita le maestre a desistere e a valutare i loro allievi. L'Mce, il Movimento di Cooperazione educativa di Ciari e Alfieri, è all'avanguardia nella nuova didattica. Si riscopre Freinet, pedagogista francese, e il suo giornalino di classe. Il prof. Bartolo Viroglio di Vigone è il leader carismatico dei giovani insegnanti.

Roletto: alla Con Pak entra il sindacato. Scioperi articolati all'Indesit di None. Il 31 marzo corteo di mille operai Indesit a Pinerolo con gli studenti delle Magistrali e del Classico. Bloccata la Statale per Orbassano.

Villafranca: tre giorni di sciopero al salumificio Aimaretti: si chiede l'applicazione del contratto di lavoro. Classico e Scientifico: gli studenti si uniscono in "collettivo", un'ora alla settimana di autogestione.

Cercenasco: attentato attribuito ai fascisti contro la casa di un dirigente della Acli e rappresentante sindacale alla Fiat Rivalta.

Maggio

Nella notte del 14 esplode una bomba davanti al "Nizza Cavalleria" di Pinerolo, la caserma che aveva visto numerosi volantinaggi ai soldati. Sta nascendo il Movimento dei proletari in divisa, auspice Lotta Continua.

Giugno

Il Comitato dei "proletari del ghetto di via Trento" (le case malsane del centro storico di Pinerolo) sfila in corteo e si reca in Comune dal sindaco Bernardi. Il quartiere S. Lazzaro si mobilita: vuole una "sua" scuola media.

Luglio

L'Agait, la non proprio progressista associazione dei genitori del "Buniva", se ne esce con un documento in cui invita genitori e allievi a scriverle (Casella postale 23) illustrando fatti e comportamenti degli insegnanti ritenuti non adeguati: "Si accettano anonimi ed apocrifi (cioè dei falsi) purché presentino fatti ed episodi realmente accaduti". Plaude all'operato del nuovo preside Vinassa. Don Cavallone è tornato all'insegnamento.

Settembre

La fornace di Bricherasio inquina? "Sì", lo sostiene un Comitato che si sta mobilitando.

Ottobre

Cumiana, Nuova Fast, tre settimane di lotta per l'ambiente di lavoro e le paghe. Al Liceo nasce il "Gas", Gruppo studenti autonomi, che tiene una sua assemblea. Vogliono "riportare l'ordine nella scuola e nella società".

Novembre

All'Itis e al Birago sono attivi i comitati degli studenti che lottano contro l'autoritarismo degli insegnanti, la valutazione e la selezione. Un insegnante di matematica è solito dare voti tipo "zero più". Nel corso di un incontro con gli studenti il vice-preside si barrica in sala professori.

Dicembre

Riprende la lotta alle superiori. I presidi "si rimangiano" le poche richieste accolte nella "carta rivendicativa". I Carabinieri intervengono al Magistrale "Rayneri". La Fim-Cisl di Pinerolo è solidale con gli studenti. Il preside del Classico dice: "Lo sciopero è ingiustificato e costituisce un atto di indisciplina. Chiedo alle famiglie di collaborare e fare opera di chiarificazione con i figli". Gli insegnanti "democratici" si riuniscono al Magistrale per trovare una soluzione al problema della contestazione.

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Scioperi, picchettaggi, cortei, collettivi, occupazioni, blocchi

 Furono anni di "lotta dura senza paura"

 Ma anche il periodo delle denuncie a raffica della Procura di Pinerolo. Licenziamenti alla Beloit, cassa integrazione all'Indesit, sospensioni alla Gutermann di Perosa. Autogestione nelle superiori di Pinerolo, occupazione delle Case Fiat di Volvera, autoriduzione delle bollette a Piossasco. Molti Comuni alle sinistre nel giugno del '75.

 

1972

Gennaio - Al Classico di Pinerolo il preside Albera sospende uno studente per sei giorni: Mario Dellacqua, oggi assessore al Comune di None di Rifondazione, "ha mancato di rispetto al preside e alle istituzioni".

Febbraio - Il 2 inizia il processo "per direttissima" al generale Emilio Faldella: a Pinerolo il 4 novembre del '70 ha strappato alcuni manifestini antimilitaristi. Sarà "condannato" ad una multa di 15mila lire per "deterioramento di affissioni".

Dubbione: 14 licenziamenti alla Scot.

21 marzo: processo al direttore de "Il Giornale di Pinerolo e Valli" Ettore De Giorgis, al responsabile dell'ex-Tipografia Subalpina di Torre Pellice e a un suo dipendente per l'articolo "La bomba al Nizza" per apologia di reato. Piovono altre undici denuncie "per vilipendio continuato alle forze armate" nei confronti di altrettanti militanti di sinistra. Assolti i tipografi, condannato il direttore a 20mila lire di ammenda: "Ha omesso la vigilanza", assolto dall'apologia.

Anche il vescovo di Ivrea mons. Bettazzi è denunciato per "blocco stradale" nel Canavese.

Maggio - Cumiana: 40 licenziati alla Nuova Fast.

Giugno - Risultati nelle superiori: all'Itis il 26% di respinti, ai geometri il 16, alle Magistrali, il 6, al Classico l'8. Fioccano i 7 in condotta.

Luglio - 68 lavoratori della Fiat di Rivalta che alloggiano nell'ex-Casa salesiana di Piossasco di proprietà della Fiat sono sfrattati. Pci, gruppo di Base e sindacato si mobilitano.

Settembre - Val Pellice, la Marini licenzia tutti gli operai. Sono trecento. In crisi l'Eti di Perosa.

Ottobre - Inizia anche nel Pinerolese la lotta di Cgil-Cisl-Uil per ottenere la gratuità dei libri di testo per le medie. Nascono comitati a Piossasco, None, Volvera e Orbassano.

Novembre - Alla Fiat di Rivalta è arrestato un operaio di Pinerolo, Michel Terzano, e tre delegati sindacali durante lo sciopero del 17 novembre. Un delegato sindacale di Cercenasco è invece licenziato. Scattano iniziative di solidarietà politica. Assemblea al "Primavera" sabato 25. Il 22 studenti e una parte degli insegnanti hanno scioperato insieme a Pinerolo.

Dicembre - Pinerolo, otto giorni di sciopero consecutivo con cortei alle superiori: dal 12 (anniversario della strage di piazza Fontana) al 18. Il nuovo preside del "Buniva" De Gregori "chiude" la scuola e affronta il picchetto di operai all'ingresso dell'istituto, chiama i Carabinieri e sospende alcuni studenti.

1973

Febbraio - Alla Beloit di Pinerolo: denuncie, licenziamenti e sospensioni di alcuni operai per i picchetti ai cancelli: sciopero il primo febbraio "contro la repressione padronale" e slogan contro Manganaro, direttore del personale. In piazza Cavour comizio di Pugno, Cgil.

Suscita perplessità e ironia l'iniziativa dell'Amministrazione di Piossasco (centro-destra, sindaco Bottari) di raccogliere firme per modificare la Legge Merlin sulla prostituzione. Firmano in settanta su 13mila abitanti.

Marzo - Sei soldati della caserma Berardi di Pinerolo sono arrestati e incarcerati a Peschiera in seguito alla distribuzione di volantini in cui si denunciava la qualità del rancio e l'uso "antiproletario" dell'esercito.

Il 23 si tiene a Piossasco un corteo operaio di circa duemila lavoratori dell'Indesit e della Fiat Rivalta: vogliono il contratto e il ritiro di alcuni licenziamenti.

Nella notte tra il 29 e 30 marzo scoppia a Pinerolo una bomba che danneggia la casa parrocchiale "S. Lazzaro". È il secondo ordigno in meno di due anni. In un volantino si legge: "Le bombe sono la risposta padronale e fascista alle lotte proletarie nella fabbrica, nella scuola, nei quartieri e nell'esercito".

Giugno - In Val Pellice è scoperto un "campeggio" nel vallone della Liussa di un gruppo di neofascisti. Sono portati in caserma a Torre Pellice da un gruppo di antifascisti che avranno in seguito un sacco di grane.

La Procura della Repubblica di Pinerolo intende procedere contro due sacerdoti della parrocchia di S. Lazzaro in merito ad un volantino distribuito in chiesa nel 1971 dal titolo: "4 novembre: per onorare i morti, non più guerre né padroni". Lo scritto si concludeva con una citazione evangelica di Matteo: "Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". L'accusa: vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze armate.

Luglio - 14 nuove denuncie partono dalla Procura di Pinerolo: a due militanti di Lotta Continua "per istigazione all'odio fra le classi", agli antifascisti della Val Pellice per "violenza privata" e a cinque giovani di Pinerolo che volantinavano il 9 giugno.

Settembre - A Piossasco, Orbassano, Volvera, None, Candiolo e Airasca mobilitazione dei partiti della sinistra e di Cgil-Cisl-Uil contro l'ipotesi di altri insediamenti della Fiat nella zona già interessata dall'immigrazione e dalla mancanza di servizi.

Domenica 16 settembre: mobilitazione contro i neofascisti che nella sezione di via Trento a Pinerolo tengono un dibattito con un esponente della Cisnal. "Baschi neri" in assetto di guerra e lacrimogeni in canna pattugliano la zona.

Ottobre - A Piossasco le elementari e le medie sono ancora in gran parte negli alloggi. La lotta per i libri gratuiti si conclude positivamente. Il presidente della Regione conte Dc Cavalleri dice "Ok".

Novembre - Trasporti. riprende la lotta degli studenti contro il paventato aumento del 40% degli abbonamenti e dei biglietti. Dalla Val Pellice e dalla Val Chisone gli studenti intendono allargare la lotta anche alla pianura. Chiedono il rimborso delle corse non effettuate, la triplicazione della validità, sconti nel tratto Fenestrelle-Perosa, prezzo politico per i lavoratori studenti.

Dicembre - Si chiude un anno di contestazione. Le denuncie della Procura sono ormai 70 solo nel '73. A queste si aggiunge la condanna (due mesi) a due operai della Beloit "per violenza privata, lesioni e ingiurie" per un episodio accaduto in fabbrica durante un corteo interno. La pena è stata superiore a quella richiesta dal Pubblico Ministero.

1974

Gennaio - Il 16 esce nel Pinerolese il primo numero della "Lanterna", settimanale del centro-destra Dc molto vicino al conte Calleri, presidente della Regione e seduto su altre 39 poltrone di potere. Vuole essere l'anti "Eco". Durerà pochino. La sinistra extraparlamentare pinerolese dibatte sul "compromesso storico", alleanza Pci-Psi-Dc a livello nazionale, rigettandolo senza mezzi termini.

Febbraio - Pinerolo: la magistratura archivia il "caso" della "bomba" alla parrocchia S. Lazzaro. Per la diffusione di un volantino sulla morte di un alpino di Pinerolo quattro giovani di sinistra sono denunciati per "istigazione ai militari a disobbedire alle leggi e diffusione di notizie false e tendenziose". Sempre per un volantino "antimilitarista" partono altre otto denuncie. Anche l'Anpi si mobilita.

Marzo - Pinerolo-Orbassano: si comincia a parlare della costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo. La vuole quasi tutta la Dc, il conte Calleri e il centro-destra. Dicono "No" con diverse motivazioni le sinistre parlamentari e non e una frangia della Coldiretti. Anche i sindaci sono contrari. "Eco del Chisone" e "Giornale di Pinerolo e Valli" per una volta, sono sulla stessa linea del "No". Favorevoli la "Lanterna" e "Il Pellice". I contadini andranno a togliere i picchetti dal tracciato con i giovani di Lotta Continua, dei Gruppi di Base e delle Acli. L'Ativa era in mano alla Dc, poi passò a mezzadria con il Psi.

Pinerolo: si aprono i primi corsi delle "150 ore" per lavoratori per il conseguimento della licenza di terza media. A Pinerolo gli iscritti sono 195, frequentano alla "Pellico".

Aprile - "Il giornale di Pinerolo e Valli" si becca una seconda denuncia per "istigazione ai militari a disobbedire". Dal 1968 le denuncie per "reati" contro la scuola, l'esercito o d'opinione, di carattere sindacale o per antifascismo militante sono già 193.

Maggio - Si va a votare per il referendum sull'abolizione o meno della legge sul divorzio. Le sinistre parlamentari e "rivoluzionari" e i laici sono compatti per il "No" che vincerà. Inizia al campagna per dichiarare l'Msi fuorilegge: è avvenuta la strage di Brescia. Il 29 manifestazione a Pinerolo. Parla anche il sindaco Dc Bernardi ed è fischiato.

Settembre - None, cassa integrazione all'Indesit per seimila operai e impiegati… Tre militanti di Lotta Continua sono processati il 17 per un corteo del 1970 degli studenti che era passato vicino alle caserme di Pinerolo.

L'11 la Val Pellice è in stato d'assedio: le forze dell'ordine cercano "covi" e "prigioni" delle Brigate Rosse. Qualche giorno prima a Pinerolo Curcio e Fransceschini erano stati arrestati al passaggio a livello di via Martiri.

Ottobre - A Piossasco e in altri centri inizia al campagna di "autoriduzione" delle bollette Enel dopo gli aumenti. Davanti agli Uffici postali c'è un banchetto gestito dai sindacati e dai gruppi della sinistra o dalle Acli che compilato il bollettino "autoridotto".

Nel Pinerolese si aprono le prime sezioni delle elementari "a tempo pieno". Per la sinistra "hanno un grande valore politico". Entrano in vigore i "Decreti delegati", ovvero i nuovi organismi di autogoverno della scuola. La partecipazione di studenti, genitori e insegnanti è normata. Grandi battaglie per presentare le liste "sindacali" per primi. Anche Lotta Continua partecipa con "liste di movimento". Si apre un combattivo dibattito: le sedute del COnsiglio d'Istituto sono aperte a tutti o solo agli eletti? La querelle morirà da sola: si scoprirà che i "Decreti delegati" sono scatole vuote.

Dicembre - A Torino sono condannati tre militanti di sinistra di Pinerolo per "vilipendio alle forze armate".

1975

Gennaio - Pinerolo. Don Accastelli e don Barbero, sacerdoti di S. Lazzaro, sono assolti "perché il fatto non costituisce reato" e "per non aver commesso il fatto" dall'accusa di vilipendio delle forze armate. Intervengono all'udienza a Torino il pastore valdese Tullio Vinay, Enzo Bianchi della Comunità di Bose, il prof. Guido Quazza, il prof. Giorgio Rochat storico militare, il pastore Paolo Ricca, docente all'Università valdese di Roma. I sacerdoti erano difesi dagli avvocati Costanzo, Guidetti Serra, Zancan, Gentili.

Applausi in aula al momento della lettura della sentenza.

Alla Gutermann di Perosa 192 operai sono sospesi. Si danno da fare l'on. Borra (Dc), il sindaco di Porte Bontempi (Pci), Daviero (Psi), le Comunità religiose e il sindacato, i sindaci della Comunità Montana. Giovedì 23 sciopero generale nel Pinerolese e corteo a Perosa. Le sospensioni sono ritirate. Nel 1947 i dipendenti erano 1.300, nel '75 solo 600.

Dario Fo e Franca Rame il 27 sono al "Primavera" con "Non si paga, non si paga": spettacolo sull'autoriduzione delle bollette. Pienone. Fans della sinistra in delirio.

Dal Tribunale di Torino il pinerolese Claudio Canal è condannato a dieci mesi e mezzo di reclusione con la condizionale per aver distribuito il 3 novembre del '73 un volantino contro la Nato. Era scritto che gli Usa si servivano della Nato come strumento di potere in Europa.

Altre cinque denuncie per un volantino "antimilitarista" sottoscritto anche da Pci, Psi e Anpi distribuito agli alpini di Bousson.

Marzo - Il 20 uno studente di sinistra mentre usciva dal Convitto valdese di Pinerolo è aggredito a colpi di pugnale e rasoio da tre fascisti. Il giovane si era trasferito a Pinerolo da Milano dove aveva già subito sette aggressioni e una "molotov" era stata lanciata contro la sua abitazione. (nota. la notizia si rivelerà una montatura del ragazzo)

Il 7 a Osasco assemblea promossa dalle Acli "contro gli insediamenti industriali previsti dal Piano di Fabbricazione". "Osasco è un paese agricolo e l'industria potrebbe inquinarlo".

Sorgono un po' dovunque i Comitati antifascisti per mettere fuorilegge l'Msi. A Piossasco viene lanciata una bomba incendiaria contro la sezione del Pci in via Palestro. Prima erano apparse scritte inneggianti al fascismo e al nazismo.

Aprile - Corteo di studenti a Pinerolo contro il fascismo. Slogan: "Msi fuorilegge, via la Dc che lo protegge". Si chiede la chiusura della sezione Msi di via Trento.

Maggio - Volvera, occupati i 120 alloggi delle Case Fiat-Iacp di via Garibaldi: "Una lotta per il diritto alla casa e contro la speculazione edilizia". Gli occupati chiedono: che gli alloggi siano finalmente assegnati, che l'affitto non sia superiore al 10% del salario, la requisizione degli alloggi privati che "i padroni" non affittano. Gestisce l'occupazione Avanguardia Operaia e Lotta Continua. A Piossasco i 105 alloggi delle "Gescal" di via Volvera sono assegnati, finalmente.

Giugno - Elezioni comunali. Il Pci balza in avanti. A Pinerolo ha dieci rappresentanti. È eletto consigliere per la prima volta l'attuale sindaco Alberto Barbero. Giorgio Gardiol, ora deputato dell'Ulivo-Verdi è l'unico consigliere di Democrazia Proletaria. La Dc ne elegge 15. Tra questi vi è ancora oggi in Consiglio Livio Trombotto che diverrà sindaco. L'Msi la spunta con Claudio Boiero. A Piossasco il Pci diventa il partito di maggioranza relativa passando da zero a sette consiglieri. Ma si formerà una maggioranza di centro-destra con un socialista che fa il salto della quaglia per diventare assessore. Anche a Perosa vince la sinistra: sindaco sarà Renato Calzi del Pci. Orbassano vede Fulvio Sperti sindaco comunista, a Rivalta il socialista Duriff.

Settembre - A Piossasco altri diciotto licenziati al Feltrificio Subalpino. Chiuderà entro l'anno per trasferirsi al Bivio di Cumiana.

Novembre - Assolta la maestra di Airali di S. Secondo, ma solo per "insufficienza di prove". Un libro per bambini ("Quel brutale, finalmente") dato a casa ad un allievo aveva offerto l'estro al genitore di denunciarla. Il rito è "per direttissima". Il libro, scritto da una classe di Albissola, secondo l'accusa doveva "ritenersi idonea a costituire per i ragazzi incitamento al delitto, commettendo la maestra abuso di autorità" leggendolo in classe. Mobilitazione della scuola in favore dell'insegnante.

Dicembre - Si fa strada un nuovo fenomeno: le "vendite dirette". Nel Pinerolese la sinistra extraparlamentare vende polli della "Cuneo carni", riso della Coop e marmellate a prezzi di fabbrica agli abitanti dei quartieri operai. Si "taglia" un passaggio e un ricarico del prezzo. Alle Case Gescal di Piossasco il Gruppo di Base e Avanguardia Operaia spopolano. I commercianti storcono un po' il naso.

1976

Gennaio - Occupato da studenti e insegnanti l'Alberghiero di Pinerolo: chiedono una nuova sede. Non c'è ancora adesso a distanza di vent'anni. Anche l'Itis "Birago" (ora "Porro") è in agitazione. Il 23 c'è un corteo di studenti: si recano dal sindaco Bernardi e dall'assessore Ponsat: viene strappata una mezza promessa per l'istituzione di una mensa per studenti.

Febbraio - Il 6 sciopero generale del Pinerolese per il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici e "come risposta all'occupazione" al Cvs, Gutermann e Beloit.

Alla Turati di Lusernetta 62 operai, poi scesi a 45 rischiano il licenziamento. Si forma un Comitato di Lotta di Valle che indice due assembleee in Comune a Luserna.

Aprile - Martedì 6 davanti alla Riv Skf di Pinerolo un sindacalista responsabile della Flm locale e altri tre lavoratori durante uno sciopero sono prelevati da una pattuglia dei Carabinieri e portati in caserma dove singolarmente sono stati oggetto di maltrattamenti e poi rilasciati. Venerdì 9 sciopero di solidarietà e corteo di mille persone: operai e studenti.

Maggio - Processo a Pinerolo il 26 a carico di 14 militanti della sinistra accusati di "istigazioni a delinquere e blocco stradale". I fatti avvennero nel '73 all'epoca della lotta per i trasporti "migliori e meno cari". Alcuni imputati sono allievi del "Buniva". Il Consiglio d'Istituto approva una mozione di solidarietà. I giudici Lanza, Pazé e Malpica stabiliscono che "il fatto non sussiste".

Giugno - Elezioni politiche nazionali. Nel Pinerolese le sinistre salgono al 43%, la Dc è al 40, i laici al 15, l'Msi al 2. In un seggio di Piossasco vota anche un giovane che non ha ancora compiuto i 18 anni: è Michele Prezio, da poco tempo trasferitosi da Foggia. Sarà fermato dai CC di Moncalieri.

Settembre - Cassa integrazione alla Beloit di Pinerolo: per tre mesi alcuni reparti lavorano solo tre giorni alla settimana.

Ottobre - Dal 20 lo Scientifico di Pinerolo è occupato a tempo indeterminato. L'attività scolastica è autogestita. Il Provveditorato intende ridurre le classi aumentando il numero degli allievi per sezione.

Dicembre - È in crisi la Dema di Buriasco: chiesti 15 licenziamenti. Sciopero totale di quattro ore e assemblee. Alla Beloit si registrano cinquanta "dimissioni volontarie" e venti licenziamenti tra gli impiegati. Quindici ore di sciopero articolato contro il provvedimento.

1977

Gennaio - Il nuovo anno si annuncia denso di processi a Pinerolo e Torino per i militanti della sinistra. Gli imputati pinerolesi sono 85. Le imputazioni: attività sediziosa, violazione delle leggi sulla stampa, rissa aggravata, vilipendio delle forze armate.

Febbraio - Sindacalizzazione e politicizzazione alla Fiat di Rivalta. Su 15mila dipendenti 3.348 sono iscritti all'Flm (il 22%). "Rivalta Rossa" è il giornalino del Pci venduto in 1.200 copie. Gli iscritti in Fiat al Pci sono solo 389.

Alla Lucas di Campiglione la direzione avvia le procedure di licenziamento per 76 dipendenti su 260. "O così, o chiudo".

Marzo - Il 18 sciopero generale nel Pinerolese "per respingere i tentativi in atto di ridurre l'occupazione alla Lucas, Vaciago e Gustinelli".

Aprile - Esce il giornale trimestrale del Comune di Pinerolo. Lo dirige l'assessore Dc Pier Carlo Gabbio che trova il modo di inserire ben cinque sue foto.

Giugno - La Turk di Pinerolo intende chiudere. 62 dipendenti di cui il 90% donne sono senza stipendio da cinque mesi. Il sindacato organizza un presidio alla fabbrica.

Ottobre - Lo stabilimento Fiat di Rivalta compie 10 anni. La Direzione organizza per l'occasione un torneo di calcio aziendale. I calci al pallone li danno gli atleti, i lavoratori fanno il tifo. Dal 14 i trecento lavoratori della Widemann di S. Germano occupano la fabbrica. La proprietà è passata in mano di un gruppo americano: si temono tagli all'occupazione.

1978

Gennaio - Perosa, il "caso Widemann" si tinge di giallo. Il cotonificio continua a ricevere ordini dai clienti, ma non può lavorare perché manca il cotone. 1.600 balle sono ferme nei porti di Genova e Venezia. Si va verso un "fallimento pilotato". Il passivo è di tre miliardi.

Febbraio - Giunta di sinistra a Cumiana (Pci-Psi, un ex-Dc e De Bellis). Sindaco è Cesare Bianco del Pci, ancora adesso consigliere comunale però di Rifondazione. A novembre sarà già in crisi. Si viaggia verso il commissariamento e le elezioni anticipate.

Marzo - I comitati di quartiere di Gerbole e Zucche di Volvera protestano in Consiglio per la carenza dei servizi. Contestato il sindaco Caffaratti che "promette" di por mano al problema.

Rapimento dell'on. Moro e strage della sua scorta. Pinerolo si mobilita. Consiglio straordinario a Piossasco. Partiti e sindacati esprimono "sdegno". Solo a Bricherasio l'ex-Dc Moselli in Consiglio non approva la solidarietà a Moro, ma "solo alla sua scorta".

Maggio - Il 9 è trovato il corpo di Moro assassinato dalla Br. È buio sull'Italia. Manifestazioni unitarie dappertutto.

Agosto - Chiude la "Compensati Pancalieri": senza lavoro sessanta dipendenti. Da S. Marco a S. Pietro: Albino Luciani è il nuovo Papa Giovanni Paolo I. I fedeli dicono: "È come Papa Giovanni". Morirà un mese dopo. Il conte Edoardo Calleri di Sala, big della Dc pinerolese e piemontese, è arrestato per lo scandalo Italcasse. È agli arresti in una clinica torinese.

Settembre - Tragica ripresa dopo le ferie: tre morti sul lavoro. I fatti alla Riv di Pinerolo, alla Corte e Cosso di Buriasco e al Consorzio Agrario di Carmagnola, vittima un pinerolese.

Ottobre - L'avvocato profetizza già in autunno sull'andamento della Fiat nel '79: "Sarà senza rose e senza spine". Nel '78 allo stabilimento di Villar gli occupati sono scesi del 3%. A Rivalta assunti venti nuovi operai. Il nuovo Papa viene dalla Polonia: è l'attuale.

Novembre - Pinerolo: il sindaco Debernardi (Dc) dà l'ok per la costruzione di 683 vani in edilizia economico popolare in zona Tabona e Serena.

Dicembre - Il 7 dicembre esce il numero zero del settimanale "Cronache del Pinerolese". Direttore è l'attuale sindaco Alberto Barbero. Di area Pci, "dalla politica allo sport", il giornale intende coprire l'area più istituzionale della sinistra "orfana" da un anno del "Giornale di Pinerolo e Valli". Si assesta nei primi anni sulle 2.500-2.700 copie vendute. Chiuderà nel novembre del 1986.

A Piossasco le sedicenti "Ronde Proletarie" e le "Brigate Rosse" attentano alla caserma dei Carabinieri che è in via di ultimazione. Clima caldo all'ombra del S. Giorgio: continua la presenza minacciosa del racket delle estorsioni. Vita dura per commercianti e avvocati di Pinerolo: dalle loro dichiarazioni dei redditi '74-75 emerge che guadagnano solo 300mila lire al mese. Un insegnante con solo dieci anni di anzianità ne portava a casa già 450mila.

 

 

.dossier ECO mese  1997

 

 – interviste a Mario Capanna, Tonino Chiriotti, Carlo Borra, Bruna Peyrot, Jean Louis Sappè, Rinaldo Bontempi, Franco Barbero.

1968-1978, la contestazione nel Pinerolese: uomini, idee, fatti

 

 

Ti ricordi del Sessantotto?

di Ezio Marchisio

A circa trent'anni da quegli anni ripercorriamo i momenti salienti di quel periodo "caldo" individuandone le cause e le motivazioni. I problemi di carattere nazionale vissuti e calati nella nostra realtà.

                    

Gli storici sono concordi nell'affermare che alla fine degli Anni '60 l'Italia segnava il suo ingresso nella civiltà dei consumi. La società civile divenne più variegata manifestando crescenti esigenze di partecipazione diretta alla vita democratica, di ammodernamento del sistema politico, dell'Amministrazione pubblica, di ampliamento delle libertà civili e di maggiore giustizia sociale che non furono sempre accolti con prontezza dai Governi del tempo.

Nel 1968 inizia la prima legislatura "tronca", durerà solo quattro anni e vedrà ben sei Governi. Si tratta del primo indice di malessere del sistema politico italiano che durerà fino al marzo dello scorso anno: le altre legislature che seguiranno saranno sempre interrotte prima della loro scadenza naturale.

Proprio in quei mesi nasceva anche in Italia (dopo gli Usa e la Francia) il movimento di protesta del "Sessantotto" che si fa vivo nelle Università e poi negli Istituti superiori.

Le agitazioni studentesche furono stimolate dalla carenza delle strutture didattiche e scientifiche, inadeguate ad accogliere il sempre più largo afflusso di giovani studenti passati da 200mila nel 1951 ai 550mila del 1968. A Pinerolo il "Buniva", il Liceo e le Magistrali stanno aumentando di anno in anno le classi, tanto che il Comune e la Provincia stanno realizzando la "città degli studi" in via dei Rochis e viale Kennedy.

Nel volgere di qualche mese il "68", dall'occupazione di scuole e Università, dalle autogestioni al rinnovamento della didattica assunse un più vasto significato di radicale contestazione generazionale e politica. Ha recentemente scritto Norberto Bobbio, allora docente universitario a Torino: "Non nascondo che negli anni della contestazione, quando sorse una generazione ribelle ai padri, mi sentii improvvisamente invecchiato".

Il "68" criticava la democrazia rappresentativa e formale nel nome di una partecipazione diretta, basata su assemblee "di base"; respingeva il modo di operare dei partiti della sinistra (Pci, Psi, un po' meno per lo Psiup) definiti autoritari, riformisti e contrari a un rinnovamento radicale della società.

Molti giovani si opponevano ai modelli della società consumistica perché non risolvevano i problemi della disuguaglianza sociale. "Cappellone" diventa sinonimo spregiativo di "contestatore". Eskimo, sciarpe rosse, jeans, scarponi sono quasi d'obbligo. Il fenomeno politico sconfina nel fenomeno di costume.

Ciclostilati in proprio, volantini, stampa alternativa, controinformazione, cortei, scioperi generali o a singhiozzo, picchettaggi alle scuole e ai cancelli della Fiat di Rivalta o della Beloit o della Riv, megafono e pugno chiuso davanti al "Buniva", solidarietà per il Viet Nam e poi per il Cile di Allende schiacciato dal tallone fascista di Pinochet: questa la rapida carrellata su quegli anni.

La contestazione studentesca ebbe anche altri simboli e miti: il "libretto rosso" delle massime di Mao Tse Tung, il "Che" Guevara teorico della guerriglia contro i regimi fascisti dell'America Latina. Più in sordina, da parte dei cosiddetti (allora) "cattolici del dissenso", emerse e fu scoperta la figura e l'opera di don Lorenzo Milani che, con "Lettera a una professoressa" del 1967, criticava il nozionismo e l'individualismo a favore di una cultura intesa come mezzo di riscatto delle classi subalterne.

Il movimento del "68" non riuscì però sempre a passare dalla critica corrosiva a una proposta concreta e alternativa alla società capitalistica, e finì a volte con il ripiegarsi verso la metà degli Anni '70 su se stesso e su visioni generose ma utopistiche. Il "68" aveva posto però sul tappeto la necessità di un'azione riformatrice nel campo dei diritti civili: il divorzio, l'aborto, il sistema carcerario e manicomiale, l'obiezione di coscienza. Era nel frattempo entrato in scena un nuovo soggetto politico: le donne.

Oggi, a distanza di quasi trent'anni, l'Italia e l'Occidente europeo si vanno sempre più strutturando e consolidando come "civiltà del mercato", come primato dell'economia, come mito di un certo tipo di progresso e come pratica della globalizzazione. I "padri del '68" sostengono però che di fronte a questa ortodossia economica straripante vi è ancora spazio per gli ideali di allora e per le persone che anche nel Pinerolese vogliono lavorare alla base.

Le culture dominanti possono sedurre, dare spettacolo, illudere e incollarci al video. Tante donne e tanti uomini (si pensi al volontariato e all'onesta attività politica e sindacale) lavorano ascoltando altre voci e seguendo altre logiche.

Alcuni dei nostri intervistati sostengono che la partita politica del '68 non è affatto chiusa: "Siamo all'inizio del primo tempo".

 

Colloquio con Mario Capanna su quegli "anni formidabili".

"Se ne stiamo parlando, il Sessantotto ha vinto"

"Non faccio più politica con la "k", scrivo libri e giro l'Italia per parlare con i miei giovani lettori. Anche i risultati della rivoluzione francese non si videro il giorno dopo: così sarà per il '68".

Abbiamo incontrato Mario Capanna, leader del Movimento studentesco ed ex-parlamentare, alcune settimane fa, a Pinerolo, in occasione della presentazione del suo ultimo libro: "Il fiume della prepotenza. Critica della ragione moderna" (Ed. Rizzoli).

Il Centro sociale di via Podgora, dove si è svolto l'incontro, è colmo di gente, soprattutto insegnanti e studenti.

Mario Capanna, perché hai smesso di fare politica o, meglio, di fare il politico?

Perché quella "politika" con la "kappa", come io la chiamo, mi ha espulso da sé. Non sopporta uno come me, che dice ciò che pensa e - quel che è peggio - cerca di metterlo in pratica. Di conseguenza io faccio "politica" con la "ci": scrivo libri e poi intraprendo interminabili giri d'Italia, per dibattere sui temi proposti dai libri stessi. Con "Il fiume della prepotenza" sono partito nell'ottobre scorso. Dopo la tappa di Pinerolo, continuerò il viaggio fino a giugno inoltrato. Ciò prova che per fortuna non tutte le persone sono rassegnate. Anzi.

Sei stato un leader del Movimento studentesco: che cosa resta oggi della contestazione? Quali obbiettivi sono stati raggiunti e quali disattesi?

Il fatto stesso che oggi si continui a parlare del Sessantotto significa che allora accadde qualcosa di vivo. Se oggi fosse ormai diventato un cadavere non se ne parlerebbe più.

Sul piano culturale il Sessantotto ha vinto. Nulla è più come prima. È cambiata, ad esempio, l'interpretazione dei rapporti interpersonali, perfino nella sfera sessuale. Ma sono mutati anche il rapporto tra i cittadini e le istituzioni, tra la gente e la cultura.

E questo perché non è vero che il Sessantotto diede l'attacco al cielo; quest'espressione è una furbizia di coloro che lo criticano, per poi poter dire: "Ha fallito il suo intento!" Non è vero. Noi cercammo di fare qualcosa di più e di meno allo stesso tempo: indicammo il cielo e invitammo a levare gli occhi verso l'alto. E questo è avvenuto.

Politicamente, invece, il Sessantotto non ha ancora vinto. Ma neppure le idee scaturite dalla Rivoluzione francese si affermarono la mattina del giorno dopo: anzi, all'indomani ci fu Napoleone, la guerra, la restaurazione… Bisognò aspettare oltre cento anni, fino alla Prima guerra mondiale e al crollo degli Imperi centrali, perché le idee di eguaglianza e di democrazia cominciassero a propagarsi in Europa.

Al Sessantotto, in piccolo, accadrà una cosa analoga. Il suo vero valore si vedrà più avanti. Le trasformazioni sociali e politiche sono maledettamente lente. Non sono ancora passati trent'anni: buona parte di quel che è stato prospettato merita ancora di essere realizzato. Ciò non significa certo ripetere quell'esperienza, perché farebbe ridere. Ma rinnovarla, per renderla adatta alle condizioni diverse e più complesse di oggi.

Chi non ha vissuto quegli anni, spesso non riesce a credere che certi personaggi schierati oggi su posizioni decisamente diverse siano stati protagonisti del Sessantotto o delle contestazioni successive. Com'è possibile che abbiano compiuto una scelta di questo tenore?

Se tu prendi in considerazione questi personaggi, vedrai che è difficile contarne dieci. Prova a farlo…

Siccome però essi occupano posizioni rumorose, telegiornali, giornali, talk-show televisivi, pare che siano legioni. Viceversa in questo Paese esiste un meraviglioso esercito di quattro milioni di persone che compongono il volontariato, sia in ambiente laico che cattolico. Sono i giovani di oggi e i giovani di ieri, quelli della mia generazione. Vai nelle periferie diseredate delle città italiane e trovi loro. Vai nel cuore dell'Amazzonia, della Nigeria, del Kurdistan e trovi loro.

Sai chi è Gino Strada, quello di Emergency? È un chirurgo di prim'ordine, che ha deciso di spendere la vita costruendo ospedali e curando le vittime civili delle guerre e in particolare i bambini che saltano in aria sulle mine antiuomo, di cui il nostro Paese è ai primi posti nella produzione.

Io ricordo Gino Strada come uno dei più intelligenti studenti di medicina del Movimento studentesco del Sessantotto a Milano. Un Gino Strada vale non dieci ma mille Paolo Liguori, Cusani e via elencando. Peccato che di Gino Strada non si parli, perché è in Kurdistan, a tagliare e ricucire arti di ragazzi…

Intervista a cura

di Daniele Arghittu

 

5 maggio 1968

La prima contestazione tocca al Palio degli Acaia

 

Pinerolo, domenica 5 maggio, nel centro storico migliaia di persone assistono ad uno spettacolare corteo a cavallo e a piedi nella città vecchia, bei costumi, perfetta regia di Ugo Marino. È la prima edizione del Palio degli Acaia. Sarà vinto dagli arceri di S. Lazzaro davanti a quelli di S. Luigi e S. Verano. Tra la folla, fin dal mattino e per tutto il giorno, spuntano cartelli di protesta: "Non siamo d'accordo", "Giostra no, doposcuola sì". "Lo sfarzo della giostra insulta la condizione dei poveri". È il primo segnale che a Pinerolo sono in embrione alcuni gruppi parzialmente organizzati e sensibili a tematiche sociali. Si rimprovera al Comune (sindaco il Dc Bernardi) di aver speso troppi soldi per questa manifestazione ritenuta inutile e storicamente non confermata dalla storia passata di Pinerolo. Sono un'ottantina gli studenti e adulti che issano cartelli e parlano nei magafoni.

I più li scambiano per giovani in vena di ironie goliardiche. Qualcuno intuisce che il vento del "maggio francese" inizia anche a spirare a Pinerolo.

La stagione delle Br

Curcio catturato a Pinerolo

Era l'8 settembre 1974. Forse da un anno abitava con il braccio destro Franceschini in Val Pellice. Curcio fu a balia a Torre per otto anni e frequentò la prima e seconda elementare alla Bouissa. "Veniva a comprare il latte e la toma, fumava Ms e Marlboro".

 

Ricercato in tutta Italia da tutte le Polizie italiane il "capo storico" delle Brigate Rosse, Renato Curcio con il suo braccio destro Alberto Franceschini fu arrestato a Pinerolo l'8 settembre 1974 al casello ferroviario di via Martiri del XXI le cui sbarre erano abbassate. I due brigatisti erano a bordo di una "Fiat 128" targata Bologna. L'arresto è ampiamente fotografato. In una foto Curcio è ancora al volante e sembra sorpreso nel vedere Franceschini fra le braccia dei CC. Forse da circa un anno i due abitavano in Val Pellice. Tutti i lunedì Curcio si recava a Bobbio Pellice a comprare quattro litri di latte e un po' di toma da Giuseppe Geymonat. Dalla tabaccaia di borgata Chabriols comprava Ms o Marlboro. Si scopre che Curcio era stato a balia per otto anni a Torre Pellice dalla signora Enrichetta Paschetto ed aveva frequentato la prima e seconda elementare alla borgata Bouissa con le maestre Rostagno e Margherita Calandra.

I CC li tenevano d'occhio e li fotografavano anche a Pinerolo, ad esempio in via Brignone angolo piazza Fontana. Qualche giorno dopo l'arresto un centinaio di Carabinieri in stato di guerra, setacciano la Val Pellice in cerca della casa di Curcio. Battute, blocchi stradali, cani, scarpinate per la montagna. Si pensa all'esistenza di un "covo" delle Br in Valle e delle famose "prigioni del popolo" in cui i brigatisti avrebbero potuto tener prigioniero il dirigente Fiat Amerio e il giudice genovese Sossi, sequestrati alcuni mesi prima. Fu perquisita anche la casa (in sua assenza) di un esponente della sinistra della Val Pellice, senza alcun risultato.

 

Anche nel Pinerolese "studenti e operai uniti nella lotta"

Dal '68 all'autunno caldo e oltre

di Ezio Marchisio

Nascono la "sinistra rivoluzionaria" e i "gruppi extraparlamentari", anche di destra. Nuovi termini nel dizionario della politica: "strategia della tensione", "opposti estremismi", "anni di piombo", "maggioranza silenziosa" "espropri proletari", "controinformazione". Attentati e stragi "nere". Bombe anche a Pinerolo. Gli slogan più in voga: "Fascisti carogne, tornate nelle fogne", "Lo Stato borghese non si cambia: si distrugge".

 

Dal '68 all'"autunno caldo" nel '69 all'esplosione della contestazione e poi al terrorismo, il passo fu breve. Le lotte operaie per il rinnovo contrattuale furono il conflitto più acuto verificatosi dopo la Liberazione. Vari elementi concorsero a far crescere la tensione nelle fabbriche: l'aumentato sfruttamento dei lavoratori, l'incalzare dei ritmi produttivi, il disagio provocato dall'esplosione demografica al Nord, la mancanza di alloggi, servizi sociali, infrastrutture, scuole. S'era nel frattempo trasformata anche la composizione della classe operaia nella grande industria con l'afflusso di giovani provenienti dal Sud di origine rurale refrattari ai vecchi modelli di organizzazione sindacale e più portati a forme di azione spontanea e improvvisata. Nascono i Consigli di fabbrica e i Comitati unitari di base (Cub).

Le rivendicazioni riguardavano sostanzialmente miglioramenti salariali e le condizioni di lavoro in fabbrica supportate da nuove forme di lotta radicalizzata "contro i padroni". È su quest'onda di lotta nelle fabbriche che si inseriscono i "gruppi rivoluzionari extraparlamentari" sorti dalla matrice del movimento studentesco del '68 e collocatisi subito polemicamente a sinistra del Pci.

Nascono Potere Operaio, Avanguardia Operaia, Lotta Continua (27 maggio 1969) di tendenza operaista che rivendicano il primato degli operai nella società e il loro diritto a dirigere i processi economici e politici. "Servire il popolo" si ispirava al maoismo, il "Manifesto", nato dall'espulsione dal Pci di un nucleo di militanti che avevano dato vita all'omonimo periodico poi quotidiano, raggruppò subito molti intellettuali di sinistra prima iscritti al Pci. Anche Lotta Continua e Avanguardia operaia uscirono per molti anni con un loro quotidiano. Spunta anche il Pdup, parziale emanazione del "Manifesto".

Secondo l'analisi astratta e distaccata dei gruppi "extraparlamentari" il Pci aveva tradito la causa della rivoluzione, era diventato riformista e andava combattuto allo stesso modo del sistema capitalistico ("Agnelli e Pirelli ladri gemelli!") e dei partiti della borghesia, Dc in primo luogo e poi il Msi ("Fascisti, carogne! Tornate nelle fogne").

La destra fascista, anche qui "extraparlamentare", intanto si muove. S'avvia la "strategia della tensione" un disegno destabilizzante volto a favorire una soluzione autoritaria e fondato su una successione di provocazioni e attentati: la strage di piazza Fontana a Milano (dicembre '69) fu il primo atto tremendo, ancora oggi impunito. Un anno dopo ci fu il tentativo di colpo di stato da parte del fascista Valerio Borghese che occupò per alcune ore il Ministero dell'Interno. Il terrorismo nero proseguì praticamente impunito. Poi nel 1974 la strage di Brescia a maggio e l'attentato al treno "Italicus" a dicembre fino all'agosto dell'80 con le bombe alla stazione di Bologna.

I Governi Dc del tempo accampano la teoria degli "opposti estremismi". Bombe saranno lanciate anche a Pinerolo.

Nel '70, ad acuire la tensione e il disagio, sopravvenne la nascita e il diffondersi del "terrorismo rosso" che reclutò buona parte dei suoi aderenti nelle frange più estremiste della sinistra extraparlamentare. Si era passati sul terreno della violenza e della lotta armata condotta in forme clandestine per cercare di accelerare il corso della storia e della rivoluzione e per abbattere in uno scontro finale il capitalismo e lo "Stato borghese".

Entrano in scena le "sedicenti" Brigate Rosse organizzate da Renato Curcio: cominciano con i sequestri di persona e finiranno otto anni dopo con l'omicidio di Moro. La scelta della clandestinità è compiuta anche dai Gap (Gruppi armati proletari) e da altre decine di gruppuscoli che iniziano a rivendicare attentati, "gambizzazioni", incendi, sequestri e poi omicidi.

L'attività delle Brigate Rosse fu quasi sempre giustificata sul piano ideologico da "Potere Operaio" e "Lotta Continua" che praticavano la cosiddetta "illegalità di massa" con forme di lotte sociali che andavano dall'occupazione delle case (le Case Fiat di via Garibaldi a Volvera furono un esempio nella nostra zona) agli "espropri proletari" ai danni dei supermercati

La conflittualità raggiunse il momento culminante nel 1977 quando vi fu una ripresa in forme esasperate e radicalizzate del Movimento studentesco e giovanile sessantottesco. Poi il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro: il punto più alto della crisi del sistema politico italiano. Le Brigate Rosse mettono alle corde il sistema politico. Inizia però il loro declino.

 

Ottobre 1973

Le Acli di Reburdo:

"No al Piano Fiat"

 

L'azienda prevedeva il raddoppio dello stabilimento di Rivalta e nuovi insediamenti a Orbassano, Volvera, None, Candiolo.

Le Acli di Torino e alcuni circoli del Pinerolese costituirono una parte non trascurabile del "movimento" della contestazione. Dirette allora da Giuseppe Reburdo (poi consigliere regionale "indipendente" nel Pci e oggi alto funzionario della Provincia di Torino), le Acli presero posizione dura e netta contro la politica industriale della Fiat (allora in espansione nell'area torinese) scavalcando a volte a sinistra lo stesso sindacato Cgil-Cisl-Uil e puntando a far investire la Fiat al Sud decongestionando l'area torinese.

Importante fu un convegno delle Acli tenuto a Orbassano il 28 ottobre 1973 in cui Reburdo disse "No al piano Fiat" che prevedeva ulteriori insediamenti quali il raddoppio di Rivalta, la Fiat Ricambi a Volvera, il Centro tecnologico a Orbassano, quello direzionale a Candiolo e dell'elaborazione e dell'informazione a None. Reburdo puntò il dito "contro il monopolio Fiat basato sulla logica del profitto a tempi brevi, di incremento abnorme della rendita parassitaria, dell'attacco a quanto vi è di vivo nel movimento contadino e dell'attacco subdolo al Movimento operaio con l'intensificazione dello sfruttamento". Ancora: "Per lo stabilimento di Rivalta la Fiat non ha pagato alcun onere di urbanizzazione, ma per il suo insediamento i Comuni della zona hanno pagato circa 700 miliardi (del 1973) in costi sociali indotti".

 

La prof. che cambiò il Classico di Pinerolo

Quella mitica Cabrini

Nel '72 giunse in città con la fama di "insegnante scomoda". Parla un suo ex-allievo.

 

Giuliana Cabrini ha insegnato latino e greco al liceo classico "Porporato" di Pinerolo per tre anni scolastici, a partire dal 1972. Era stata preceduta dalla fama di docente "scomoda", per un'esperienza conflittuale con l'autorità scolastica al liceo di Novara e per la pubblicazione di due libri di rottura, "Alla mia prof. con rabbia" e "Un anno in IV E", editi da Gribaudi.

Ricorda Marino Boaglio, suo allievo e ora docente nella stessa scuola: "Le lezioni furono stravolte: mattinate intere di confronto e di dibattito, ampliamento degli interessi ben al di là degli argomenti curricolari, radicale demistificazione dei voti (come, del resto, si stava cercando di fare anche con gli altri insegnanti). In particolare, però, la Cabrini, si distinse per un approccio anti-autoritario e libertario, che contemplava una particolare attenzione agli aspetti personali ed emozionali, oltre che a quelli collettivi e politici allora in voga. Ne nacquero intensi momenti di relazione, incontri dentro e fuori le aule scolastiche, ed anche dei fitti epistolari tra l'insegnante e una parte della classe. Inseguendo la rivoluzione", o forse - con non minore impegno rivoluzionario - almeno se stessi".

               

IL MIO '68

CHIRIOTTI: LIBERTÀ SINDACALI

E DEMOCRAZIA NELLE FABBRICHE

Tonino Chiriotti, allora esponente sindacale di punta della Fim-Cisl pinerolese e protagonista di tante battaglie dentro e fuori le fabbriche e le scuole.

Negli anni presi in considerazione l'iniziativa sindacale nel Pinerolese non poteva non risentire del clima politico presente nel Paese e dell'atteggiamento confindustriale nei confronti del sindacato.

In questa situazione il sindacato seppe pazientemente creare le condizioni per battere le scelte reazionarie del padronato, della classe politica che allora dirigeva il Paese, di parte della Magistratura, di ambienti clericali ben individuati.

In quegli anni mettevamo insieme iniziative di lotta che avevano come obiettivo la conquista delle libertà sindacali e della democrazia nei luoghi di lavoro (che portarono poi all'approvazione dello Statuto dei Lavoratori), la realizzazione dell'unità d'azione tra le tre organizzazioni sindacali, la conquista di una maggiore autonomia dei sindacati dai partiti, un più stretto collegamento con le lotte sociali, segnatamente quelle prodotte dal Movimento degli Studenti.

Queste iniziative si collegarono successivamente a più vasti ideali ed aspirazioni quali la lotta per l'egualitarismo, l'inquadramento unico, gli aumenti salariali uguali per tutti, il superamento del cottimo, che avevano inevitabilmente come conseguenza il nostro coinvolgimento nelle lotte per il pacifismo (guerra del Vietnam), per una società a misura d'uomo, unità sindacale, movimento dei proletari in divisa, lotta al terrorismo.

Dalla fabbrica si uscì sul territorio con la realizzazione della prima vertenza di zona capace di aggregare i lavoratori, i consumatori ed i cittadini su tematiche comuni che partivano dalle condizioni di lavoro per arrivare all'organizzazione dei comitati di quartiere, alla formazione delle cooperative di consumo.

 

FRANCO BARBERO: "SONO UN FIGLIO

DEL CONCILIO E NON TANTO DEL '68"

Franco Barbero è stato uno dei sacerdoti della parrocchia S. Lazzaro di Pinerolo, allora promotrice di iniziative e bersaglio di vivaci polemiche.

Che cosa ha rappresentato per me il '86? Non so se riesco a "ricollocarmi" con fedeltà in quegli anni. Posso dire che non è stato il '68 ciò che ha inciso più profondamente nella mia vita. Potrei affermare che sono più "un figlio del Concilio" che non del '68. Gli anni fondamentali per le mie scelte vano dal '60 al '68. I fermenti conciliari mi hanno spinto verso il "mondo dei poveri" e verso la lettura della Bibbia. Da allora non sono più riuscito a capire come i possano separare due "passioni" inseparabili: la fede e la lotta per la giustizia.

Del '68 abbracciai, a volte con notevole ingenuità politica, molti orizzonti utopici e parecchie lotte per l'egualitarismo. Con fatica imparai a prendermi il rischio della disobbedienza civile ed ecclesiastica.

Ognuno di noi ha sofferto (e non poco) il tramonto o l'eclisse di certe lotte e di talune esperienze, ma mi è molto servito mantenere lucida consapevolezza della distanza che intercorre tra l'intuizione e il progetto, tra il desiderio e la realtà.

Per me alcuni "ideali" del '68 hanno preso strade diverse, più lunghe, forze più realistiche e profonde. Cadute alcune semplificazioni del '68-'78, non mi sono per nulla ammorbidito sugli orizzonti. Non mi sono mai sentito "orfano" del '68".

 

SAPPÈ: "LA RIVOLUZIONE DI ALLORA

E IL PIATTUME DI QUESTI ANNI '90"

Jean Louis Sappé, oggi sindaco di Angrogna, già insegnante elementare, è anche responsabile del "Gruppo teatro Angrogna".

"Che dire del mio '68? La prima cosa che mi viene in mente è che gli ideali libertari e di partecipazione dal basso alla vita della collettività che hanno caratterizzato il movimento studentesco fin dal '68 e le lotte operaie degli anni successivi, hanno contribuito a segnare quello che è stato in tutti questi anni il mio impegno culturale, professionale e politico. Ad Angrogna, come in tutta la Val Pellice, assistiamo per tutti gli Anni '70 ad una specie di rivoluzione nella scuola: ricerca sul campo, discussioni in classe, rifiuto del libro di testo a favore di una molteplicità di libri…"

"A questo '68 penso con un po' di nostalgia, soprattutto quando vedo che chi oggi ha la mia età di allora vaga alla ricerca non soltanto di un lavoro (io ho cominciato a lavorare a 19 anni), ma anche e soprattutto di una sua identità, perduta e massificata dal conformismo e dal piattume di questi Anni '90".

 

BONTEMPI, DAL "VOGLIAMO TUTTO"

AL RIFORMISMO GRADUALE DEL PCI

Rinaldo Bontempi, insegnante, già sindaco di Porte, poi consigliere regionale Pci e Pds, ora deputato della Quercia al Parlamento europeo di Strasburgo da due legislature.

"La contestazione studentesca a Torino in realtà cominciò nell'autunno del '67, con la famosa occupazione di Palazzo Campana (allora sede delle facoltà umanistiche e di matematica) che avrebbe di fatto dato il la al movimento passato alla storia come il '68.

Partecipai anch'io a questa come ad altre fasi del movimento, ma mai come protagonista di prima fila.

Mi sono sempre chiesto le ragioni per cui, nonostante la passione politica e la condivisione degli obiettivi generali di cambiamento che erano propri di quella stagione, io abbia vissuto in realtà un po' lateralmente.

Probabilmente le risposte sono più d'una, compresa magari una certa riluttanza ai tratti più "rivoluzionari" del movimento abbastanza naturale in un "riformista di carattere" com'ero e sono. Ma forse la risposta più giusta sta nella difficoltà per me di trovare allora così facilmente una coerenza tra il movimento studentesco (i suoi slogans, i suoi obiettivi e i suoi bersagli polemici) e la cultura e le ragioni del movimento operaio e del suo gradualismo tradizionale.

Insomma c'era qualche problema per me nel mettere assieme il "Vogliamo tutto" ed il riformismo della politica del Pci, a cui peraltro non ero iscritto, ma a cui guardavo con interesse.

In realtà mi rendo conto di quanto la successiva stagione (l'"autunno caldo" del '68, le lotte operaie) a cui partecipai sia stata debitrice verso quel movimento in termini di vitalità e di carica antagonistica. E sul piano più strettamente personale, quanto quella esperienza e di suoi valori migliori di partecipazione, di uguaglianza, di critica al sistema abbiano funzionato da momento importante della mia formazione politica.

 

BORRA: DIMENTICARE LA VIOLENZA

RICORDARE IL RISVEGLIO DI COSCIENZA

Carlo Borra, allora deputato Dc del Pinerolese e oggi "padre nobile" del Ppi locale, ricorda quegli anni.

"Parlamentare della Dc in quel periodo, non ho partecipato direttamente alle vicende del '68, né io ero d'accordo sulle idee e sui metodi del Movimento Studentesco.

Pur facendo parte, per la radice sindacale, della corrente di sinistra sociale della Dc, ravvisavo nei sessantottini e nei loro ideali, un'esasperazione giovanile dei problemi della società a fini politici, nel quadro della strumentalizzazione comunista.

Devo però dare atto che nella sua vivacità, talora spregiudicata, il '68 ha messo in evidenza problemi che allora sembravano utopici, quali l'opposizione alla guerra, l'obiezione di coscienza militare, ogni forma di sfruttamento della persona, posizioni che ora sono condivise dai più.

La contestazione a Pinerolo ha investito anche la Chiesa, ed in particolare la parrocchia di S. Lazzaro, assumendo aspetti discutibili per i cattolici che toccavano anche la morale, come divorzio e aborto.

È un decennio da ricordare o da dimenticare? Forse per certi estremismi che si sono incuneati in Lotta Continua se non nelle Brigate Rosse, espressioni che pur non essendo direttamente dovute al '68 avevano però trovato in quel periodo almeno le loro radici teoriche, è da dimenticare.

Ma credo che per l'apporto dato al risveglio di una coscienza di pace, di rapporti indiscriminati fra i popoli, risveglio che ha favorito la caduta di tanti muri, sia doverosamente da ricordare".

 

BRUNA PEYROT: "IO

STUDENTESSA DI TORRE"

Bruna Peirot di area Pds, studiosa di storia locale e del movimento femminista, è direttrice didattica a Giaveno e assessore alla Natura in Comunità Montana "Val Pellice".

Il '68 operaio e il '69 studentesco sono stati per me un clima, persone come riferimento e tanta Bibbia. Non ne ho compreso immediatamente il senso. Studentessa che scendeva ogni giorno a Pinerolo con il treno di Torre Pellice, al primo sciopero sono "entrata", al secondo ho discusso e al terzo sono timidamente andata in corteo per le strade. Non mi ha mai entusiasmato dire ai miei genitori che non avevo assistito alle lezioni. Lo sentivo un'offesa a quella cultura che loro mi permettevano di conquistare mantenendomi a scuola.

Pinerolo era un fastidio. Però mi imponeva di pensare, ad altre realtà, ad altre situazioni, al senso della scuola stessa che forse non portava tutta quella cultura che io cercavo.

Quegli anni, in realtà, nel mio ricordo coincidono con le discussioni fatte all'Unione valdese giovanile, agli studi biblici con il pastore della mia comunità, all'interrogarsi su libri come "La forza di amare" di Luther King. La Bibbia e le domande alla mia identità di credente sono state la radice che mi ha lentamente formata alla politica.

Allora è venuto l'impegno nella "scuola popolare", il dialogo con il Partito Comunista, sempre in forme molto concrete, attraverso l'esperienza di vita dei suoi membri.

Ha collaborato Daniele Arghittu  


martedì 10 giugno 2008

DAL CLERO AL MINISTERO

In queste settimane abbiamo letto e riletto analisi e interpretazioni del ’68. Qui vorrei semplicemente accennare al “mio” 68, vissuto in questa piccola e vivace città di provincia, in una altrettanto piccola chiesa locale.

Quando mi buttai “senza risparmio” e senza misura nel fiume del ’68, avevo già alle spalle cinque anni di ministero nel seminario di Pinerolo e nel movimento studentesco della diocesi. Visto ormai negli ambienti della curia come “prete rosso” ed inaffidabile, fui inviato in una parrocchia di periferia.

Il Concilio, che avevo vissuto ad occhi aperti, aveva letteralmente invaso il mio cuore, ossigenandolo e dilatandolo. Avevo creduto, da prete ragazzino, che l’irruzione dei poveri stesse prendendo la guida del carrozzone cattolico. Divoravo giorno e notte ogni scritto che parlasse del Dio liberatore e della chiesa dei poveri. Gauthier, Metz, Milani, Girardi, Kung, Diez Alegria, Bonhoeffer, Cardonnel, Gonzales-Ruiz, Concilium… stavano in buona compagnia con Marcuse, Marx ed Engels negli scaffali della mia biblioteca accanto ad una montagna di commentari biblici.

Avevo curato presso l’Editore Gribaudi un libro di preghiere e una antologia intitolata “La collera dei poveri”. Per me, figlio del Concilio, tanto appassionato quanto ingenuo, il 68 rappresentava la traduzione politica del progetto conciliare. Vedevo in esso un continuum. Percepivo Gesù come il profeta buttafuori dai cenacoli chiusi, che mi invitava a rallegrarmi di ogni finestra che si aprisse verso la giustizia e la solidarietà, ad abbracciare la vita del mondo e nel mondo come spazio primo del regno di Dio. Finalmente il potere andava giù e i poveri andavano su.

Con una certa incoscienza, tra una bronchite e l’altra, mi infilavo in tutte le lotte operaie e studentesche. Il mio mappamondo si popolava di tante luci calamitanti e mi sentivo il cuore in fiamme. Era come se continuassi a spalancare una finestra dopo l’altra: capitalismo, apartheid, colonialismo, immigrazione, nonviolenza, omosessualità, ebraismo, ecumenismo, femminismo, concordato… Che frullato di problemi, di impegni e di speranze… Ed era per me grande gioia trovarmi tra comunisti, agnostici, atei e gente di ogni estrazione animata dallo stesso desiderio di cambiamento.

In questo clima, con tanti amici preti con i quali mi ero messo in contatto vicino e lontano, stavo vivendo, tra mille esitazioni e fragili tentativi, la reinvenzione del ministero. Insieme avvertivamo che era prioritario diventare persone inserite, allora si diceva incarnate, nella comunità umana e cristiana. Non situarci né a lato né sopra. Il ministero diventava soprattutto servizio, accompagnamento, testimonianza, rifiuto dei privilegi clericali. Bastava guardare alla Francia, all’Olanda, all’America Latina, ai preti operai… Ovunque fiorivano esperienze, studi, ricerche davvero coinvolgenti. Anche in Italia giungeva la eco della chiesa dei poveri sia dall’Isolotto che dalle borgate romane… Anche le questioni che il Concilio aveva accantonato e che il papa aveva avocato a sé, come il celibato dei preti, riaffioravano… Su tutte le nuove esperienze e su tutte queste ricerche scattò ben presto la feroce repressione vaticana. Tornava l’ombra dell’Inquisizione.

Mi accorsi con dolore che o restavi un “funzionario funzionale” all’istituzione o ti mettevi su una strada scivolosa e sospettata. L’intercomunione, proposta e vissuta in tanti piccoli momenti ecumenici, veniva rigorosamente proibita, sulla morale sessuale pesavano i soliti tabù, l’amore per una donna rendeva un prete un “giuda”, un traditore… I laici dovevano ritornare nei ranghi della Democrazia Cristiana. La ricerca di nuove vie ministeriali cadeva sotto il sospetto dell’imprudenza quando non veniva giudicata come un attentato all’unità della chiesa. La gerarchia raccomandava prudenza, ma intendeva obbedienza, la prima virtù dei preti. La caccia all’eretico e al disobbediente significava anche per molti di noi una richiesta assai esplicita del sacrificium intellectus.

Potevi farti “apostolo dei poveri”, ma a condizione che il tuo operato servisse ad abbellire il volto di una chiesa sempre più in difesa, sempre più autocentrata, sempre più in cerca di solide alleanze. Il Concilio, ritualmente citato, davvero si allontanava. La teologia della comunione diventava sempre più uno strumento ideologico per creare subordinazione e uniformità… Ritornava in campo la centralità indiscussa ed indiscutibile del potere gerarchico come megafono di Dio. Bisognava, da bravi preti, rilanciare il prodotto dell’azienda cattolica, valorizzarlo, propagandarlo, “produrre” tanti figli devoti della chiesa. Dal “mondo nuovo” verso il quale il 68 aveva aperto sentieri significativi, bisognava prendere le distanze.

Di fronte a questa involuzione prendemmo vie diverse. Non tocca a me giudicare. Io non ho sbattuto nessuna porta, ma non ho accettato di diventare il propagandista del marchio cattolico doc, non ho mai accettato laute offerte di denaro e convenienti proposte di un decoroso e silenzioso pensionamento. Non ho fatto né miracoli né grandi cose, ma un piccolo sentiero l’ho pur trovato, grazie a Dio e ai fratelli e alle sorelle con cui ho cercato di camminare, a partire dalla mia comunità cristiana di base.

Dunque fu in questo gioioso e faticoso travaglio che ben presto percepii l’estraneità, la diffidenza o addirittura l’opposizione della mia chiesa, nelle sue istanze gerarchiche, a questo mondo che stava nascendo. Del resto i “guardiani del sabato” erano già all’opera per spegnere l’incendio conciliare e l’Humane Vitae arrivava come una doccia fredda. Ma nella comunità ecclesiale vissi una ferita più profonda quando mi accorsi che molti miei carissimi amici non tenevano insieme la passione per Dio e la passione per la giustizia: o l’una o l’altra. Per me, già in quegli anni, pregare Dio, appassionarmi alla lettura biblica e lottare per la giustizia erano pratiche inseparabili. L’una rimandava all’altra, l’una alimentava l’altra in una circolarità senza forzature: “Chi guarda Gesù Cristo vede realmente Dio e il mondo con un solo sguardo, e d’ora innanzi non può più vedere Dio senza il mondo né il mondo senza Dio” (D. Bonhoeffer).

Ora siamo al 2008. Il panorama è davvero mutato, ma non mi sento né un reduce né un nostalgico. Nutrire la nostra fiducia in Dio e lottare per un mondo “altro” ed una chiesa non gregge ma popolo, restano orizzonti ed impegni pieni di attualità. Certo, l’oppressione è più forte di quanto percepissimo allora e la realtà è più complessa, ma il vento soffia ancora e il cuore è sempre caldo. La “rottura”, molto dei problemi che il 68 sollevò, gli orizzonti che aprì e le speranze che suscitò non si potranno accantonare. Continuano ad essere solchi fecondi per vivere intensamente questo oggi e per guardare costruttivamente e attivamente al futuro. Senza illusioni, ma con gioia e passione.

(articolo pubblicato su Adista documenti n.46 del 14-06-2008, "1968: ALLA SINISTRA DEL PADRE", www.adistaonline.it)

il vescovo SAnto Quadri