a)LA MIA
ESPERIENZA NEL MOVIMENTO STUDENTI CATTOLICI
Presso
il Centro Diocesano era entrata in funzione un’esperienza specifica
rivolta a studenti e studentesse delle Medie superiori (mentre
nell’Azione Cattolica parrocchiale era prevista la mescolanza con chi già
lavorava). Certamente con l’origine di tale attività era legato don G.
Barra, che aveva costruito una Casa alpina a Soucheres Basses dove
organizzava in estate soggiorni di svago e formazione per giovani di
entrambi i sessi. Inoltre, prima di fondare Comunione e Liberazione, a
Milano, don Giussani aveva lanciato una “Gioventù studentesca”. Don
Accastelli si era laureato in filosofia presso l’Università Cattolica
di Milano e conosceva l’esperienza; pur non condividendone alcuni
principi di fondo, ne intuì le potenzialità come formula organizzativa.
Durante la quaresima della V ginnasio fui invitato, con i miei
compagni e compagne, da don Accastelli ad aderire ad una “campagna di
fraternità” per i lebbrosi ed i malati dell’Africa, organizzata dal
Movimento Studenti Cattolici. Un sabato pomeriggio partecipai ad una
riunione, dichiarandomi disponibile ai temi per una mostra, una colletta
ecc. APRITI CIELO!
Per la prima volta in tre anni, arrivai con quasi un’ora di
ritardo alla canonica riunione dei vice-delegati Aspiranti della
Parrocchia. Fui moralmente ricattato: le persone serie, capaci di
impegnarsi, sapevano che era loro compito dedicarsi agli altri con
sacrificio, non disperdersi in riunioni lodevolissime, ma che duravano
un’effimera quaresima e che certo potevano risultare molto più
appetibili perché c’erano anche delle ragazze presenti… Non mi
rendevo conto che ero considerato un “quadro” in formazione, una
risorsa che non si sarebbe dovuta lasciar sottrarre da un’altra
organizzazione, simile ma in competizione.
Con
l’anno scolastico 1967-68 entrai in 3° liceo; poiché avevo concordato
di svolgere la mia attività con un gruppo di 1° superiore in parrocchia,
ma di domenica mattina, decisi di frequentare il Movimento il sabato
pomeriggio. Una mia compagna di classe era stata fra i fondatori di un
giornale studentesco, nato nell’ambito degli Studenti Cattolici, di cui
erano usciti un paio di numeri. Erano gli anni dei beat e degli hippies,
del movimento per la pace in america contro l’intervento in Vietnam; si
parlava dell’America Latina, del sottosviluppo e del “Che” Guevara.
Partecipai al gruppo “Giustizia e terzo mondo” che, trainato da E.
Salvai e con Angelo Polastro, documentava molte nefandezze e molte
coraggiose prese di posizione di comunità e sacerdoti del “Terzo
mondo”, che cercavano di eliminarle (le nefandezze).
Ma,
come dicono ormai i libri di storia, il 1967 era l’anno incubazione del
ben più esplosivo “Sessantotto”.
Furono anni di tensione , ma anche di grande attesa ed
effervescenze, legate, per il mondo cattolico, con lo svolgimento del
Concilio Ecumenico Vaticano II. Esso portò alcune grosse novità:
1)
la più evidente, la Messa celebrata in italiano e non in latino,
2)
la chiesa concepita non come “società perfetta” bensì come
“popolo di Dio”
3)
l’attenzione al testo biblico
4)
l’apertura alle “gioie ed alle speranze” del mondo moderno.
L’arrivo
di un giovane vescovo a Pinerolo contribuì a facilitare lo svecchiamento.
Con molta più audacia il Movimento Studenti, con più prudenza l’Azione
cattolica parrocchiale, assecondarono tale processo, facendo conoscere le
decisioni e qualche documento del Concilio.
Le tensioni fra i due poli in “concorrenza” restarono. Non
partecipai più, per i successivi tre – quattro anni al Movimento
Studenti; altri miei coetanei o quasi, pur partecipando all’Azione
Cattolica parrocchiale, come membri e come dirigenti che si occupavano
della fascia di età 15 –20 anni, invece lo fecero in varie forme: ad
esempio andando alle settimane estive alla Casa alpina di don Barra,
partecipando ai gruppi che si svolgevano il sabato pomeriggio, ecc. Poiché
mi occupavo di ragazzi della fascia d’età 12 – 14 per conto della
parrocchia, restai fuori.
Partecipai regolarmente agli annuali Esercizi Spirituali
organizzati per gli studenti maschi dalla diocesi; qui ebbi modo di
apprezzare la predicazione di don Franco Barbero e don Mario Polastro, che
collaboravano con grande lena al Movimento studenti. Devo dire che
talvolta, ciò che veniva riportato in Parrocchia delle esperienze del
Movimento studenti, da alcuni, erano spesso gli aspetti più
“goliardici”: canti, battute, nottate o scherzi che adesso sarebbero
normalmente giudicati eccessi da collegiali.
Tra
gli aspetti qualificanti del Movimento studenti di cui ebbi percezione in
quel periodo ricordo:
a)
una mostra sul Vietnam con raccolta di firme, che scandalizzò
perché solidarizzava con il Vietnam comunista
b)
iniziative sul terreno sociale: a favore dei minatori della Val
Germanasca, o per l’abolizione della tramvia per Villar , che era ormai
un ostacolo per la viabilità
c)
una notevole circolazione di libri intorno ai temi del concilio,
compresa l’apertura al dialogo ecumenico (ad es. con la chiesa valdese,
tramite Agape)
Nell’anno
scolastico 1966-’67 molti nodi vennero al pettine anche all’interno
dell’Azione Cattolica; spesso infatti i giornali nazionali che venivano
distribuiti agli iscritti e i
materiali di formazione per i dirigenti erano più avanzati rispetto al
clima ufficiale della parrocchia e dell’Eco del Chisone. Inoltre molti
aderenti di Pinerolo erano seguiti da “direttori spirituali” dei quali
non solo si confessavano settimanalmente, ma da cui ricevevano stimoli a
riflettere, studiare, impegnarsi. In quell’anno in sede di Direzione
dell’associazione parrocchiale fu rovesciata la vecchia impostazione.
Molti avevano letto le pagine di don Milani “sulla ricreazione” e fu
deciso e messo a verbale che non si sarebbero più organizzati tornei e
competizioni di calcio né di altro. Per la fascia d’età 15-20 furono
promossi e organizzati dibattiti
cittadini, con inviti ad esperti esterni del mondo cattolico, a livello
nazionale . Ad alcuni di essi partecipavano anche 800 giovani ad esempio
al Cinema Nuovo, affittato per l’occasione. Altri incontri su temi di
attualità, organizzati a gruppi, richiamarono regolarmente 200-300
giovani di entrambi i sessi per seguire l’attività l’assistente
ecclesiastico dovette chiedere/accettare aiuto dei vari Accastelli,
Polastro, Barbero. Per i ragazzi dei 12-14 anni l’attività fu rivolta a
raggiungerli là dove erano, a scuola e nel quartiere, invece che
“trascinarli” nella sede della parrocchia. Nel 1967 tutti i dirigenti
dell’Associazione inviarono all’Eco del Chisone una lettera di
solidarietà con i minatori in uno sciopero (e furono quindi
“richiamati”, tramite un incontro diretto col Vescovo). Alla fine
l’assistente ecclesiastico chiese di essere rimosso (era stato
completamente scavalcato).
Per
il nostro discorso ricordo:
a)l’attenzione
al problema del Vietnam, la protesta per l’escalation dei bombardamenti;
nuove mostre cittadine e liste di firme. Organizzazione di un digiuno di
protesta. Alcuni miei amici un po’ più giovani o di uno-due un po’ più
vecchi, si abbonarono al “Courier du Vietnam” che esponeva il punto di
vista di Harroi.
b)
l’interesse per le forme della politica non-violenta: cortei,sit-in,
canzoni. digiuni e apartire
dal movimento americano dei ‘neri’ che lottavano contro la
discriminazione, Gandhi e Luther King, ma anche l’opera di Capitini e la
rivista Azione non violenta cominciarono a circolare.
c)
l’informazione sull’attualità: in pochi anni ero passato da lettore
dell’americanissima ‘Selezione del Reader’s Digest' a ‘Note di
cultura’ e poi ‘Testimonianze’; nel ’67, se non sbaglio, era già
uscita la rivista settimanale della DC di sinistra ‘Settegiorni’, che
leggevo regolarmente. Consumai un’annata della rivista ‘Il gallo’ di
Genova, dove accanto ai temi più spirituali, trovava trattazioni su: la
società dei consumi, il neo-capitalismo, la guerra, l’obiezione di
coscienza, la libertà religiosa (sempre da un punto di vista
‘progressista).
d)l’interesse
per la scuola: nella primavera del ’67 era uscito ‘Lettera a una
professoressa’, un gruppo interno al Movimento S. cattolici lo studiò,
approfondì varie questioni sulla storia della scuola italiana. Ne furono
fatti alcuni articoli per un numero della rivista che uscì in autunno.
A
questo punto bisogna ricordare che un gruppo di più anziani studenti
universitari, dal III anno in poi organizzò nell’autunno un pubblico
dibattito sullo stesso libro, esponendo posizioni molto più radicali
ed estremiste, sollevando enorme interesse e scandalo in vari
insegnanti.
La
biblioteca civica, che ospitò il dibattito, fu anche il luogo in cui, di
lì a poco. C.Canal e la sua corale ci fecero conoscere molte canzoni
della tradizione popolare, ma anche canti di protesta anarchici, della
Comune di Parigi e delle Brigate internazionali che avevano combattuto in
Spagna contro il franchismo.
Con
il novembre-dicembre tutto si accelerò. Avendo difeso davanti al preside
la rivistina dei miei amici, fui invitato a collaborare.
Scoppiarono
le occupazioni universitarie. Poiché ogni anno in chiesa si raccoglievano
fondi per l’Università Cattolica, e visto che gli studenti di Milano
protestavano, su proposta di C.Canal, si procedette ad una ricostruzione
della storia dell’Università Cattolica; si chiesero un paio di articoli
agli studenti ‘in lotta’; si pubblicò un numero su tale argomento,
organizzando il pubblico dibattito e diffondendo la rivista all’uscita
delle Messe domenicali della città, invitando i fedeli a non versare
soldi per l’Istituzione. Seguì regolare richiamo del vescovo.
Fu
occupato Palazzo Campana all’Università di Torino. i suoi temi furono
riesportati nel Movimento Studenti Cattolici. Nel dicembre, mentre
maturava la crisi definitiva dell’Azione cattolica parrocchiale (
scrivemmo una relazione annuale di consuntivo dell’attività piena di
entusiasmo e di idee, ma l’assistente religioso aveva ormai deciso di
chiedere la propria sostituzione), partecipai ad un paio di incontri con i
leader dell’occupazione di Palazzo Campana. Le ragazze mi colpirono
perché portavano minigonne mai viste, fumavano a raffica, bestemmiavano e
dicevano parolacce a ripetizione; tra i maschi il più acuto mi sembrò
Guido Viale.
Ero
diffidente perché ci proponevano di fare leva sugli aspetti immediati
dello scontento degli studenti per dare il via ad agitazioni. Impiegai 2-3
settimane a convincermi e con gli altri amici partecipai alla stesura del
I volantino indirizzato agli studenti delle superiori; fu distribuito al
rientro delle vacanze natalizie e denunciava la selezione classista nella
scuola attraverso il meccanismo dei voti. Per prudenza, per evitare che
l’autorità ecclesiatica fosse coinvolta e perché il movimento avesse
un carattere autonomo, firmammo Movimento di Azione studentesca e così
proseguimmo per qualche settimana nei volantini successivi.
Ma
era evidente a tutti che il nucleo degli organizzatori era lo stesso della
rivista e del Movimento cattolico.
Nel
frattempo, in occasione della Messa di mezzanotte nel Duomo cittadino con
celebrazione del vescovo, per Natale, il Movimento organizzò una
distribuzione di volantini: “ La pace del Natale non è la pace di
Johnson” e ci vestimmo da
uomini sandwich. Canal e Elio Salvai, che ricoprivano ancora le massime
cariche dell’Azione Cattolica giovanile diocesana, furono costretti alle
dimissioni dal Vescovo. Tutti noi che avevamo incarichi intermedi firmammo
una lettera di solidarietà e ci dichiarammo estromessi. Per una sorta di
ingenuità o forse giovanile machiavellismo, non me ne andai dalla
parrocchia, ma mi presentai alle riunioni di gennaio che, con il nuovo
sacerdote avviavano le attività. Fui pubblicamente invitato ad andarmene,
in tono cortese, ‘civile ma fermo’, al termine della seconda riunione.
Le incompatibilità erano date dal sostegno a quanto descritto.
Elio Salvai
Claudio Canal
C.Canal
partì per il servizio militare, l’Azione cattolica entrò in periodo di
paralisi: il Movimento Studenti Cattolici continuò a fiorire con le sue
attività, noi delle scuole Superiori giocavamo sui due fronti: reggevamo
le riunioni, i volantini, le discussioni (sciopero sì, sciopero no) nella
scuola e poi seriamente continuavamo l’attività dei gruppi del sabato
di ispirazione religiosa. Che cosa ci era successo?
Ricordo
un esempio semplice: nel settembre, al ritorno dal militare, un nostro
amico, ragioniere e dell’Azione
cattolica, mentre veniva in birreria con noi ci sentì citare- scherzando-
il seguente passo di un teologo: ‘ il compito di un cristiano è una
paziente azione penelopea di demitizzazione e remitizzazione dialettica’.
Ci restò male, si sentiva tagliato fuori; non si parlava più di buoni
sentimenti, di calcio, di apostolato dei laici: si discuteva di teologia.
Nell’estate,
alla casa alpina di don Barra, il Movimento studenti cattolici aveva
organizzato una settimana di studio sul tema ‘il cristianesimo e la
storia’.
Erano
state svolte relazioni fondamentali sul libro di un teologo del dissenso,
J.M.Gonzales-Ruiz, ‘Il cristianesimo non è un umanesimo’ e sulle tesi
di G.Girardi (Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cristianesimo e
marxismo).
Pur
non risiedendo tutto il tempo, avevo raggiunto anch’io, con altri, la
sede in pullman e in autostop per assistere alle relazioni fondamentali.
Quello
che ne seguì è tutto ciò che stiamo rievocando. Ciò che avvenne a
Pinerolo nell’anno 1968,
per quanto riguarda il Movimento Studenti Cattolici, può essere
ricostruito dai numeri di ‘Venticinquesima Ora’ (la rivistina);
scoperta della teologia della rivoluzione e delle ‘comunità di base’
o del ‘cattolicesimo del dissenso’. Per quanto riguarda gli
studenti medi e le agitazioni nelle scuole, una parziale
ricostruzione degli eventi tramite gli articoli dell’Eco del Chisone, è
stata compiuta dallo storico G.De Luna dell’Università di Torino.
Di
quell’anno due eventi ebbero enorme risonanza cittadina:
-
la contestazione con cartelli e volantini della Giostra degli Acaja
alla sua prima edizione;
2)la
contestazione dell’inaugurazione del Museo Nazionale della Cavalleria.
In relazione a questo secondo episodio, ricordo che in quei mesi il
Movimento Studenti cattolici aveva la propria sede in locali situati nello
stesso caseggiato in cui abitavo. Fin dal mattino di quella domenica tutti
gli ingressi erano presidiati da drappelli di poliziotti con casco e
moschetto. Riuscii ad uscire di casa solo dopo le 10, cercando invano di
tranquillizzare i miei genitori
e vestendomi con giacca e cravatta per non attirare l’attenzione.
Tra
le 10 e le 12, insieme a molti altri, fui oggetto di cariche inusuali per
la nostra piccola città, perché disturbavamo una manifestazione a cui
erano presenti due ministri della Repubblica.
Alla
fine del 1968, l’autorità diocesana tentò una regolarizzazione e
normalizzazione del Movimento Studenti Cattolici. Sostituì l’assistente
religioso responsabile, don Barbero, con don Morero, più malleabile dai
voleri della Curia. L’esperienza dell’associazione non si esaurì
subito; per un anno ci fu una nuova sede, nuovi gruppi; anche chi cercò
con la massima buona volontà di collaborare, dopo alcuni mesi pensò
fosse necessario che i più anziani chiedessero al vescovo il ritorno di
don Barbero; ma non ricordo più se si giunse subito al punto di rottura o
si tennero trattative inconcludenti.
La
rivista venticinquesima Ora stampò ancora due ponderosi numeri di critica
alla chiesa locale; in occasione del secondo si volse l’ultimo incontro
con il Vescovo; poi l’esperienza si chiuse.
Intanto,
nella parrocchia di San Lazzaro, erano stati trasferiti prima don
Accastelli, come parroco, poi don Barbero e don Polastro.
hi
voleva continuare un’esperienza di fede trovò lì un punto di
riferimento progressista/rivoluzionario.
Vincenzo
Baraldi
Giorgio Accastelli
FRanco Barbero
C
b.
La
mia esperienza giovanile con il movimento studenti cattolici di Pinerolo
è limitata. Sceso da Perosa negli ultimi anni del Buniva, ho trovato nel
‘piccolo gruppo’ di studenti vari sbocchi di aggregazione.
All’inizio ho frequentato l’Oratorio San Domenico poi ho scelto
il più vivace Movimento S. Mi ricordo l’alluvione di Firenze nel
novembre 1966, un gruppo andò da Pinerolo a spalare fango. Mio padre non
me lo permise. Ero un cristiano che non stava nei canoni, c’è chi
commenta ‘era doppiezza’, in effetti avevo problemi adolescenziali che
non comunicavo. Dopo un primo momento nel gruppo ecumenismo con d.
Polastro, do’ vita con Sacchetto, Bassani , Rossella, Rosalba ed altri
al gruppo Azione per la pace. Una mostra a palazzo Vittone, vendita di
Azione Nonviolenta. Ricordo vari episodi riportati da Vincenzo. Quando
sono già all’università frequento Sandro Sarti a Torino e apprezzo il
suo lavoro sul Vietnam; mi ricordo di un campo estivo a Costagrande con i
ragazzi delle medie che seguivamo nel doposcuola – con Aurelia, Olga,
Silvia, Ico ecc (un altro coi piccoli era a S.Bartolomeo in Val Lemina;
erano finanziati con un campo ‘Emmaus’ di riclaggio rifiuti e raccolta
carta. Partecipo all’allestimento di uno spettacolo del M.S. a
S.Lazzaro. Con Andrea Bertone costruisco il palco nella cripta della
chiesa, alle luci lavora Ennio Bertrand. Recitano Piero Sacchetto, Giorgio
Piacentino, Piero Bassani, Ico Vallillo, Maria Honorati, Rosella Priotto.
Interrompo l’università a metà del ‘68 e vado a fare il soldato,
perdendomi anche il ’69
operaio. Quando rientro comincia il lavoro in fabbrica e scopro altre
aggregazioni.
Piero
Baral
c)
la
prima impressione e' di un salto nel buio, non conservo ricordi di quel
periodo con la medesima precisione (anzi il "ricordo" per me e'
un aspetto controverso e difficile) la sensazione di pelle e' di aver
vissuto in un periodo di estrema chiusura che forse, spero, fa un po'
impallidire i tempi attuali: guerre e altro all'orizzonte. Mi trovo
in difficolta' nella ricostruzione del periodo storico, tenderei a
fuggirlo o rimuoverlo... Ennio
Bertrand
d)
La
testimonianza di Vincenzo Baraldi e’ chiara ed esauriente e ritrovo in
essa tutte le caratteristiche della mia esperienza, esperienza che si
potrebbe sinteticamente chiamare “avvicinamento alla politica attraverso
la maturazione di un percorso di fede”.
La
mia storia personale, tuttavia, si distacca in alcuni punti da quella di
Vincenzo: la mia testimonianza, piu’ scarna
della sua, sarà dunque incentrata su questi punti.
Per
prime cosa: io all’Azione cattolica,
in particolare all’oratorio San Domenico, sezione “Silvio
Pellico”, mi avvicinai relativamente tardi, nel 1962, a 12 anni. Prima
infatti avevo frequentato le elementari presso i Padri Giuseppini del
Murialdo, dove avevo conosciuto una scuola totalizzante che univa
didattica, catechesi, momenti ludici e servizi, quali la mensa e la
merenda; si stava a scuola, quando c’era anche il catechismo, fino alle
16,30-17.
Dei
miei “maestri”, tutti sacerdoti, (ne ho cambiati cinque, uno per anno)
ricordo poco, tranne uno particolarmente fascista (eravamo negli anni
cinquanta, ma i suoi riferimenti positivi a Mussolini erano frequenti e il
suo metodo “educativo” per risolvere situazioni di crisi o divergenza
era quello di prendere i due malcapitati e far loro sbattere la testa
insieme:io ero spesso mandato fuori dalla classe perché “lo guardavo
con aria arrogante!!”) ed un altro piuttosto “famoso” per la sua
catechesi di stampo manzoniano (Il Dio che “atterra e suscita”…) o
forse solo coreografico: sta di fatto che uscivamo alle 17 , nelle sere
d’inverno, convinti che le porte dell’Inferno si sarebbero spalancate
per noi quella notte stessa!!
Nel
1962 , dunque, diventai “aspirante” nella sezione “Silvio Pellico”
dell’azione Cattolica: al di là degli aspetti piu’ propriamente
religiosi e degli impegni codificati (la messa domenicale, la catechesi..)
ricordo il clima spesso “nonnistico” instaurato da alcuni dei “piu
grandi” nei confronti di noi piu’ piccoli. Il fatto poi che in quinta
ginnasio abbia iniziato a frequentare un gruppo “misto- ragazzi e
ragazze- tutti dell’oratorio, ma che si ritrovava a suonare e ballare in
un garage sulla collina di Pinerolo, non fu troppo ben visto.
Tutt’altra
aria si respirava a Casa Alpina, a Pragelato: Vincenzo ha già citato
quest’ esperienza messa in piedi da Don Barra:attorno a lui si
radunarono Elvio Fassone, Pier Carlo Paze’ e poi successivamente, nella
prima metà degli anni sessanta, Amos Pignatelli, Vanda Giordano, Claudio
Canal, Mauro Ughetto. A Casa Alpina tutti gli anni a Luglio si teneva una
settimana di studio, di riflessione ,di meditazione:i temi erano vari , ma
incentrati sul rapporto fede- mondo, sulla testimonianza della fede nel
mondo ed ovviamente in un mondo di cui bisognava leggere i segnali di
cambiamento, i “segni dei tempi”. Non si trattava solo piu’ di
“animazione del temporale”, come si diceva nell’azione cattolica, ma
di entrare, come cristiani, all’interno di un movimento ,di un processo
di cambiamento.
Io
capitai a Casa Alpina nel 1964 a 14 anni e rimasi affascinato
dall’esperienza soprattutto paragonandola
a quella dell’Oratorio San Domenico. I gruppi di riflessioni
guidati da Mauro, da Amos, da Vanda, da Claudio furono fondamentali per la
mia maturazione. Lo scambio di esperienze con ragazze e ragazzi di Cuneo e
di Ivrea, altre realtà cattoliche che frequentavano Casa Alpina
,costituirono importanti momenti di confronto ed apertura.
Nel
1966 tenne una conferenza a Casa Alpina Ettore Masina, pubblicista
cattolico:il tema era la comunicazione…a Roma alla Domus Mariae , casa
deputata dell’Azione Cattolica.era in programma un convegno sulla
pubblicistica studentesca cattolica…Andammo
in quattro(tra cui Maria Teresa M.)superando ostacoli famigliari
vari(avevano 16-17 anni)…nell’autunno(Novembre, numero unico lire 100)usci’
il primo numero di un giornale studentesco che voleva essere “diverso”
dai soliti giornali goliardici e qualunquisti…La redazione era nello
studio a piano terra di Maria Teresa..il primo editoriale , recita:
“E’
scoccata la venticinquesima ora,
la prima di domani: E tocca a noi giovani esserne i protagonisti:non
vogliamo ricevere passivamente dalla generazione che ci ha preceduto
le soluzioni dei nostri problemi. Vogliamo invece viverli
responsabilmente e affrontarli da “giovani” cioe’ con la nostra
carica di entusiasmo e di idealismo, ma anche concretamente ed in uno
stile comunitario. Siamo giovani come voi, con le vostre incertezze, con
tanti perché senza risposta. Percio’ vogliamo cercare insieme, per
acquistare una sempre maggiore liberta’ di giudizio, attraverso lo
scambio ed il confronto delle
vostre idee ed esperienze che vi preghiamo vivamente di esprimerci in un
clima di collaborazione, anzi di amicizia.
Nel
1967, in Primavera, tornammo a Roma , ad un altro convegno sulla
comunicazione…Guccini cantava “Dio e’ morto”..pochi mesi dopo il
mondo sarebbe esploso…il resto e’ storia collettiva
Fulvio
Gottero
Le
inesattezze sono dovute all’età…la memoria tradisce
e)QUALCHE
APPUNTO
La
testimonianza ampia ed articolata di Vincenzo ed il contributo di Fulvio
danno uno spaccato molto significativo del “clima” pinerolese degli
anni sessanta.
Sul
piano personale alcune differenze derivano soprattutto dall’età; allora
anche pochi anni di differenza hanno prodotto percorsi parzialmente
diversi.
Alcuni
dati sul mio.
Famiglia
cattolica , ma non bigotta, elementari a Riva e pratica di oratorio di
paese, medie alla “Pellico” e frequentazione della parrocchia di San
Lazzaro dove abitavamo, seppure ai confini.
Aspirante
dell’Azione Cattolica con gruppo di riflessione animati da Alberto
Barbero, grandi campionati di calcio all’oratorio, attività estiva (il
GREST) nei locali della parrocchia con un giovane prete, il vicecurato don
Martini, oggi parroco di Bibiana, con cui avevo un buon rapporto, scoperta
della montagna…..
Negli
anni del ginnasio e del liceo facevo il delegato aspiranti della
parrocchia, onestamente con pochi strumenti per capire e gestire un gruppo
di preadolescenti.
L’attività
parrocchiale si inseriva in una dimensione anche diocesana, con incontri
con i dirigenti (allora Aurelio Bernardi, Ugo Fava, Agostino Calliero),
premiazioni delle sezioni parrocchiali giudicate più attive, incontri
diocesani (ricordo che ad un incontro a Chambons conobbi Piero Baral,
parrocchia di Perosa), partecipazione a campi di formazione anche
nazionale (si tenevano in una casa alpina al Passo Falzarego)
Parroco
di San Lazzaro era allora don Badariotto, persona
ruvida in apparenza, intelligente e generosa, ex cappellano
militare con esperienza della guerra di Russia, in politica molto
conservatore. Ricordo le sue “feroci” discussioni con Aurelio ed Ugo
che sostenevano l’ipotesi politica di apertura al governo con i
socialisti (il centro-sinistra); don Badariotto era assolutamente
contrario per una sorta di ossessione sul comunismo. Tra parentesi girava
allora un opuscolo dell’on. Bettiol , dc integralista, “Possono i
cattolici collaborare con i socialisti?”
Negli
anni di liceo ed anche dopo è stato fondamentale per la mia formazione
don Giorgio Accastelli, insegnante di religione aperto e culturalmente
molto preparato (si era laureato alla cattolica con una tesi sul
marxismo).
Negli
anni di università sono venuto a contatto dapprima con i vari gruppi
cittadini di tipo cattolico (la San Vincenzo con don Barra, che era un
punto di riferimento per giovani con qualche anno in più di me – la
FUCI che a Pinerolo aveva una
vita un po’ stentata, anche se di lì è nata se non sbaglio l’idea
della rivista “La fornace”) e soprattutto con l’Azione cattolica
diocesana; presidente della GIAC era Claudio Canal e poi il sottoscritto
dal 1966, assistente don Accastelli.
In
quegli anni la storia dell’Azione Cattolica si intreccia con quello del
Movimento Studenti Cattolici, di cui ha parlato esaurientemente Vincenzo,
a cui aggiungo solo una piccola nota.
In
occasione del Natale 1967 il Mov. Stud. diffuse davanti alle Chiese ed in
città un volantino a stampa intitolato “Natale non è carnevale” in
cui si stigmatizzava il consumismo imperante e si richiamava ad una
solidarietà con il Terzo Mondo. Siccome negli stessi giorni avvenivano
pesantissimi bombardamenti americani in Vietnam, si aggiunse un
ciclostilato “La pace del Natale non è la pace di Johnson”, cosa che
non fu apprezzata dal vescovo.
E
poi è scoppiato il ’68. L’occupazione di Palazzo Campana nel novembre
’67, l’effetto sulle scuole superiori di Pinerolo, la presenza di
leaders che venivano dal Movimento studenti, il tema della comunicazione
con la trasformazione di Venticinquesima ora da giornale prettamente
studentesco (ne erano usciti 4 numeri dalla fine del ’66 a gennaio
’68) ad una specie di rivista con presenza di giovani adulti (9 numeri
dal marzo ’68 al gennaio ’70: lotte
studentesche – L’Università cattolica - Chiesa e rivoluzione –
antimilitarismo – 4 numeri su capitale e classe operaia nel Pinerolese
– 2 numeri sul potere nella Chiesa locale)…. ne hanno già parlato gli
amici.
Il
sommovimento di quei mesi e quegli anni segnò la fine della nostra
esperienza nella struttura dell’Azione Cattolica.
Il
casus belli finale fu un numero di Venticinquesima ora del marzo ’68,
contenente una critica argomentata
all’Università Cattolica in nome della laicità e tra l’altro un
articolo di forte attacco alla Democrazia Cristiana, all’onorevole
locale ed all’Eco del Chisone che sosteneva la necessità e
l’opportunità di unità politica dei cattolici nella DC.
Evidentemente
era troppo; fui invitato a dare le dimissioni ed, avendo io sostenuto che
se non ero più gradito dovevano revocarmi l’incarico, così avvenne.
Si
dimisero anche gli altri membri del gruppo diocesano (tra cui il
presidente diocesano di tutta l’organizzazione Alberto Barbero, Claudio
Bertolotto, ecc.), cambiammo sede (da via del Pino a Piazza Solferino e più
tardi a via Mazzini), prevalse una dimensione politica, rimase un rapporto
forte per alcuni con la parrocchia di San Lazzaro dove era stato nominato
parroco don Giorgio, affiancato
più tardi da don Mario Polastro e don Franco Barbero.
Ma
questa è un’altra storia.
Elio
Salvai
anni
di lotte, scioperi, cortei, denunce e guai
Cronologia
di quegli anni caldi: dai fischi degli studenti alle autorità che
inaugurano la nuova sede del "Buniva" e il Museo della
Cavalleria, all'assedio della sede del Msi in via Trento. Il "voto
unico" nelle elementari e la "carta rivendicativa" degli
studenti delle superiori. Gli incidenti mortali sul lavoro alla Beloit e
alla Carello. I "proletari in divisa" e i "proletari
sfrattati del ghetto".
1968
Marzo
Lunedì
21 al Magistrale e al Liceo gli studenti sono in agitazione: chiedono lo
svecchiamento dei programmi. I due presidi e buona parte degli insegnanti
si dimostrano interessati a discutere le proposte degli allievi. Poi la
situazione precipiterà.
Maggio
Domenica
5, prima edizione del Palio degli Acaia e prima uscita ufficiale di alcuni
gruppi di contestatori che, con cartelli e slogan criticano la
manifestazione, le autorità presenti e l'Amministrazione comunale.
L'appuntamento in grande stile è a ottobre per l'inaugurazione del Museo
della Cavalleria.
Ottobre
Elezioni
interne alla Beloit di Pinerolo. L'Alabi, il sindacato padronale, perde la
maggioranza: da 6 rappresentanti passa a 5. Cgil-Cils-Uil aumentano da 4 a
5. Sono pari. Per il direttore del personale A.J. Manganaro "non
si tratta di un insuccesso dell'Alabi ma solo di un rafforzamento della
Fiom-Cgil". C'è un clima di paura alla Beloit? Manganaro: "Troppi
parlano dei problemi della Beloit senza conoscerli".
Domenica
13: si inaugura il Museo della Cavalleria di Pinerolo con il raduno
nazionale dei cavalleggeri Pinerolo, presente il ministro della Difesa Gui
(Dc). Gli studenti inscenano una manifestazione di protesta che sconvolge
il calendario della giornata. In Consiglio comunale Di Luciano (Pli)
accusa i giovani di "indegna
gazzarra" e si chiede se è vero che il sindaco Bernardi (Dc),
allora insegnante alle Magistrali, "sia
un po' il loro portabandiera". Bernardi: "Questi
problemi passano attraverso la linea della propria coscienza". Il
consigliere Morero (Pci) esprime "piena
solidarietà agli studenti" e "condanna
l'azione repressiva delle Forze dell'ordine nei confronti dei
dimostranti".
Novembre
Tre
giorni di sciopero degli studenti contro l'istituzione del nuovo orario
delle lezioni al "Buniva" (8-12,45). Il preside don Cavallone
"cede": si entra di nuovo alle 8,20.
Molti
insegnanti non sono ancora stati nominati dal Provveditorato. Il Movimento
studentesco di Pinerolo punta il dito sulla disorganizzazione della scuola
e lancia la "Controscuola", momento in cui gli studenti prendono
coscienza della loro condizione.
Il
30 il Collegio docenti del "Buniva", a maggioranza, decide le
sanzioni contro alcuni allievi per alcuni volantini affissi in bacheca. 15
giorni di sospensione a Paolo Baral, 3 a Fiorenzo Bessone, Giuliano
Pastore, Roberto Ghirardi. Ammonizione scritta a Ennio Bonansone. Foti
junior e Marco Borsotti del Classico sono invece denunciati per "invasione"
(del Buniva) e "danneggiamento
di edificio pubblico" (due vetri rotti). Mentre i proff. sono
riuniti giunge un corteo dalle Magistrali e dal Classico che protesta in
via dei Rochis. Il 31 sciopero di solidarietà di tutti gli studenti delle
superiori di Pinerolo.
1969
Gennaio-febbraio
Lunga
lotta della fonderia Omef di Luserna, per l’applicazione del contratto e
per l’ambiente di lavoro.
Primavera
Tre
sere organizzate da d. Barra al Cinema Nuovo a Pinerolo, partecipano 600
giovani.
Sull’Eco
del Chisone ampia informazione e dibattito con paginoni sul divorzio,
sulle lotte studentesche, sull’Azione Cattolica, sulla condizione dei
lavoratori, una tavola rotonda delle Acli, le lotte della Fiat, il ruolo
del settimanale cattolico.
Giugno
Sette
in condotta a Elena Borio, Beppe Gastaldi e Lucia Danese, studenti attivi
nel movimento studentesco delle Magistrali che li ha costretti a portare
tutte le materie a settembre.
Il
Consiglio di classe su pressione del Preside Cavallone dà il 6 in
condotta a Paolo Baral,
studente del Buniva, del movimento studentesco.
Ottobre
Si
trascina l’asta per la vendita del CVS, fallito nel 1965 e ora in
gestione all’ETI che non ha ancora comprato l’azienda. L’asta è
partita da 27 miliardi e si chiuderà con la vendita all’ETI per 12
miliardi a febbraio ’70.
Novembre
Il
15 inaugurazione della nuova sede del "Buniva" in via dei Rochis.
Gran parte degli studenti risponde: "Non
serve a niente spendere 780 milioni per una scuola modello, se la scuola
non serve alle esigenze degli studenti". Giungono anche gli
studenti del Classico che accolgono gli onorevoli e i sottosegretari con
fischi e slogans di protesta. Alcuni insegnanti dell'istituto non
partecipano alla cerimonia. Da tre giorni gli studenti sono in sciopero.
Il
18 gli studenti dei Licei e delle Magistrali si riuniscono in assemblea
con alcuni operai al "Pinerolo Primavera" in via Marro.
19,
sciopero nazionale per la casa. Corteo per Pinerolo di 1.500 persone
(operai, studenti, cittadini, qualche sacerdote e seminarista) fino alla
Riv. Angelo Polastro, Franco Cavanosio, Agostino Vera, Luigi Moine,
Giuseppe Bessone, tutti sacerdoti, scriveranno una lettera aperta di
appoggio: "I membri del popolo
di Dio che camminano nella storia non possono rimanere indifferenti di
fronte agli eventi". Tonino Chiriotti (Fim-Cisl) risponde agli
attacchi del preside del "Buniva" don Cavallone: "È
penoso assistere allo spettacolo di un prete che senza cognizione di causa
sulla condizione operaia alla Riv-Skf si scatena con tanta violenza contro
i manifestanti". Gli studenti si riuniscono in assemblea in
piazza Fontana.
Un
operaio alla Riv Skf di Villar è sospeso per aver disegnato una vignetta
in cui ritrae un operaio crumiro. Il 27 ben 200 studenti delle Magistrali
fanno pressione per poter partecipare al Collegio docenti che respingerà
tutte le loro richieste.
Dicembre
Il
preside Tarditi delle "Magistrali" chiude la scuola "nell'impossibilità
di svolgere la normale attività didattica" e convoca i genitori
il 6 dicembre. In precedenza al "Buniva" don Cavallone aveva
chiesto alle famiglie una sorta di "mandato" per agire con
fermezza contro gli studenti "perché
nella scuola si studi e non si faccia altro".
Professori,
studenti e genitori il 6 in assemblea al teatro Roma in via del Pino.
A
fine mese nasce il problema degli sfratti in via Trento, centro storico di
Pinerolo. Alcuni di questi alloggi fatiscenti e malsani sono di proprietà
della prof.ssa Lidia Aimonetto, preside della media "Pellico" e
poetessa.
1970
Febbraio
Gli
studenti del Liceo valdese di Torre Pellice partecipano allo sciopero
contro la repressione.
Aprile
Scioperi
spontanei all'Indesit di None e Orbassano contro la velocità delle linee
di montaggio.
Alla
media "Pellico" un insegnante di disegno dà come ‘penso’ ad
un ragazzino "che disturba" lo scrivere 84 volte la frase "Devo
stare zitto". Chissà perché 84? Un gruppo di genitori contrari
a questa punizione stila un volantino e lo distribuisce davanti alla
scuola.
Il
14 maggio gli operai bloccano i pullman Atm a Pinerolo. Chiedono orari
migliori e tariffe più basse.
Giugno
All'Indesit
di None sono sospesi dal lavoro 600 operai in seguito ad una catena di
scioperi nei magazzini.
Luglio
Dopo
quindici giorni finisce lo sciopero degli insegnanti che aveva bloccato
scrutini ed esami.
Alla
Beloit un operaio è licenziato in tronco per un incidente durante la
lavorazione. Gli operai scendono in sciopero. Il direttore del personale
Manganaro, per giustificare il licenziamento, scrive un volantino in sua
difesa.
Settembre
Sciopero
all'Eti di Perosa per i bassi salari e le condizioni di lavoro. Timori per
ottanta famiglie che rischiano di essere sfrattate dalle case dell'ex-Cvs.
Ottobre
Assemblea
cittadina al salone "Primavera" sui bocciati nella scuola media.
Da un'inchiesta a Pinerolo emerge che solo quattro ragazzi su dieci sono
stati promossi a giugno, i bocciati sono quasi tutti figli di meridionali.
Novembre
Inchiesta
a None e Volvera sul lavoro nero dei ragazzi sotto i 15 anni nelle boite e
come camerieri. Facevano anche i turni: dalle 6 alle 15 e dalle 15 alle
22,30.
Un
morto diciottenne all'Indesit di None e due operai licenziati all'Indesit
di Orbassano: sciopero di due giorni. Volvera: la Fiat pensa di insediarsi
con uno stabilimento di 105mila mq coperti. La Fiat offre 155 milioni al
Comune. Il sindaco, geom. Giuseppe Favaro, è favorevole.
Una
settimana di scioperi alle superiori di Pinerolo. Gli studenti presentano
una "carta rivendicativa" ai presidi. Poche e marginali le
richieste accolte.
Dicembre
Due
operai morti sul lavoro alla Beloit e uno alla Carello di Campiglione. Due
giorni di scioperi degli studenti con corteo in Pinerolo e sit in davanti
alla sezione del Msi in via Trento: "Fascisti
carogne, tornate nelle fogne" è lo slogan più gridato.
Cumiana:
sciopero alla nuova Fast. Gli operai chiedono un'aumento di 70 lire orarie
un premio annuale di 70mila lire. L'azienda risponde "picche":
sciopero al 95% di un giorno.
1971
Febbraio
Il
13 un gruppo di fascisti giunti da Torino distribuisce il sabato
pomeriggio volantini sotto i portici e fa ruotare in aria catene. Studenti
e antifascisti assediano la sezione Msi di via Trento 36. I picchiatori si
barricano nella sezione e sparano con uno scacciacani. La Polizia giunge
da Torino. Tafferugli. Tre feriti. Cariche della Polizia agli assedianti.
Alcuni picchiatori e alcuni assedianti sono portati in caserma e
rilasciati nella notte. Sezione Msi data alle fiamme. Mercoledì 17
sciopero generale nel Pinerolese contro il fascismo. Al processo nel
giugno '73 ai fascisti 1 mese e 10 giorni, agli antifascisti 10 mesi e 25
giorni. Sembra il paese di Pinocchio.
Marzo
Nelle
elementari del Pinerolese sta prevalendo tra gli insegnanti la prassi di
dare "il voto unico" ai ragazzi, ovvero un voto uguale per
tutti. L'ispettore Diana invita le maestre a desistere e a valutare i loro
allievi. L'Mce, il Movimento di Cooperazione educativa di Ciari e Alfieri,
è all'avanguardia nella nuova didattica. Si riscopre Freinet, pedagogista
francese, e il suo giornalino di classe. Il prof. Bartolo Viroglio di
Vigone è il leader carismatico dei giovani insegnanti.
Roletto:
alla Con Pak entra il sindacato. Scioperi articolati all'Indesit di None.
Il 31 marzo corteo di mille operai Indesit a Pinerolo con gli studenti
delle Magistrali e del Classico. Bloccata la Statale per Orbassano.
Villafranca:
tre giorni di sciopero al salumificio Aimaretti: si chiede l'applicazione
del contratto di lavoro. Classico e Scientifico: gli studenti si uniscono
in "collettivo", un'ora alla settimana di autogestione.
Cercenasco:
attentato attribuito ai fascisti contro la casa di un dirigente della Acli
e rappresentante sindacale alla Fiat Rivalta.
Maggio
Nella
notte del 14 esplode una bomba davanti al "Nizza Cavalleria" di
Pinerolo, la caserma che aveva visto numerosi volantinaggi ai soldati. Sta
nascendo il Movimento dei proletari in divisa, auspice Lotta Continua.
Giugno
Il
Comitato dei "proletari del ghetto di via Trento" (le case
malsane del centro storico di Pinerolo) sfila in corteo e si reca in
Comune dal sindaco Bernardi. Il quartiere S. Lazzaro si mobilita: vuole
una "sua" scuola media.
Luglio
L'Agait,
la non proprio progressista associazione dei genitori del "Buniva",
se ne esce con un documento in cui invita genitori e allievi a scriverle
(Casella postale 23) illustrando fatti e comportamenti degli insegnanti
ritenuti non adeguati: "Si
accettano anonimi ed apocrifi (cioè dei falsi) purché presentino fatti
ed episodi realmente accaduti". Plaude all'operato del nuovo
preside Vinassa. Don Cavallone è tornato all'insegnamento.
Settembre
La
fornace di Bricherasio inquina? "Sì",
lo sostiene un Comitato che si sta mobilitando.
Ottobre
Cumiana,
Nuova Fast, tre settimane di lotta per l'ambiente di lavoro e le paghe. Al
Liceo nasce il "Gas", Gruppo studenti autonomi, che tiene una
sua assemblea. Vogliono "riportare
l'ordine nella scuola e nella società".
Novembre
All'Itis
e al Birago sono attivi i comitati degli studenti che lottano contro
l'autoritarismo degli insegnanti, la valutazione e la selezione. Un
insegnante di matematica è solito dare voti tipo "zero più".
Nel corso di un incontro con gli studenti il vice-preside si barrica in
sala professori.
Dicembre
Riprende
la lotta alle superiori. I presidi "si
rimangiano" le poche richieste accolte nella "carta
rivendicativa". I Carabinieri intervengono al Magistrale "Rayneri".
La Fim-Cisl di Pinerolo è solidale con gli studenti. Il preside del
Classico dice: "Lo sciopero è
ingiustificato e costituisce un atto di indisciplina. Chiedo alle famiglie
di collaborare e fare opera di chiarificazione con i figli". Gli
insegnanti "democratici" si riuniscono al Magistrale per trovare
una soluzione al problema della contestazione.
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Scioperi,
picchettaggi, cortei, collettivi, occupazioni, blocchi
Furono
anni di "lotta dura senza paura"
Ma
anche il periodo delle denuncie a raffica della Procura di Pinerolo.
Licenziamenti alla Beloit, cassa integrazione all'Indesit, sospensioni
alla Gutermann di Perosa. Autogestione nelle superiori di Pinerolo,
occupazione delle Case Fiat di Volvera, autoriduzione delle bollette a
Piossasco. Molti Comuni alle sinistre nel giugno del '75.
1972
Gennaio
- Al Classico di Pinerolo il preside Albera sospende uno studente per sei
giorni: Mario Dellacqua, oggi assessore al Comune di None di Rifondazione,
"ha mancato di rispetto al
preside e alle istituzioni".
Febbraio
- Il 2 inizia il processo "per direttissima" al generale Emilio
Faldella: a Pinerolo il 4 novembre del '70 ha strappato alcuni manifestini
antimilitaristi. Sarà "condannato" ad una multa di 15mila lire
per "deterioramento di
affissioni".
Dubbione:
14 licenziamenti alla Scot.
21
marzo: processo al direttore de "Il Giornale di Pinerolo e
Valli" Ettore De Giorgis, al responsabile dell'ex-Tipografia
Subalpina di Torre Pellice e a un suo dipendente per l'articolo "La
bomba al Nizza" per apologia di reato. Piovono altre undici denuncie "per
vilipendio continuato alle forze armate" nei confronti di
altrettanti militanti di sinistra. Assolti i tipografi, condannato il
direttore a 20mila lire di ammenda: "Ha
omesso la vigilanza", assolto dall'apologia.
Anche
il vescovo di Ivrea mons. Bettazzi è denunciato per "blocco
stradale" nel Canavese.
Maggio
- Cumiana: 40 licenziati alla Nuova Fast.
Giugno
- Risultati nelle superiori: all'Itis il 26% di respinti, ai geometri il
16, alle Magistrali, il 6, al Classico l'8. Fioccano i 7 in condotta.
Luglio
- 68 lavoratori della Fiat di Rivalta che alloggiano nell'ex-Casa
salesiana di Piossasco di proprietà della Fiat sono sfrattati. Pci,
gruppo di Base e sindacato si mobilitano.
Settembre
- Val Pellice, la Marini licenzia tutti gli operai. Sono trecento. In
crisi l'Eti di Perosa.
Ottobre
- Inizia anche nel Pinerolese la lotta di Cgil-Cisl-Uil per ottenere la
gratuità dei libri di testo per le medie. Nascono comitati a Piossasco,
None, Volvera e Orbassano.
Novembre
- Alla Fiat di Rivalta è arrestato un operaio di Pinerolo, Michel Terzano,
e tre delegati sindacali durante lo sciopero del 17 novembre. Un delegato
sindacale di Cercenasco è invece licenziato. Scattano iniziative di
solidarietà politica. Assemblea al "Primavera" sabato 25. Il 22
studenti e una parte degli insegnanti hanno scioperato insieme a Pinerolo.
Dicembre
- Pinerolo, otto giorni di sciopero consecutivo con cortei alle superiori:
dal 12 (anniversario della strage di piazza Fontana) al 18. Il nuovo
preside del "Buniva" De Gregori "chiude" la scuola e
affronta il picchetto di operai all'ingresso dell'istituto, chiama i
Carabinieri e sospende alcuni studenti.
1973
Febbraio
- Alla Beloit di Pinerolo: denuncie, licenziamenti e sospensioni di alcuni
operai per i picchetti ai cancelli: sciopero il primo febbraio "contro
la repressione padronale" e slogan contro Manganaro, direttore
del personale. In piazza Cavour comizio di Pugno, Cgil.
Suscita
perplessità e ironia l'iniziativa dell'Amministrazione di Piossasco
(centro-destra, sindaco Bottari) di raccogliere firme per modificare la
Legge Merlin sulla prostituzione. Firmano in settanta su 13mila abitanti.
Marzo
- Sei soldati della caserma Berardi di Pinerolo sono arrestati e
incarcerati a Peschiera in seguito alla distribuzione di volantini in cui
si denunciava la qualità del rancio e l'uso "antiproletario"
dell'esercito.
Il
23 si tiene a Piossasco un corteo operaio di circa duemila lavoratori
dell'Indesit e della Fiat Rivalta: vogliono il contratto e il ritiro di
alcuni licenziamenti.
Nella
notte tra il 29 e 30 marzo scoppia a Pinerolo una bomba che danneggia la
casa parrocchiale "S. Lazzaro". È il secondo ordigno in meno di
due anni. In un volantino si legge: "Le
bombe sono la risposta padronale e fascista alle lotte proletarie nella
fabbrica, nella scuola, nei quartieri e nell'esercito".
Giugno
- In Val Pellice è scoperto un "campeggio" nel vallone della
Liussa di un gruppo di neofascisti. Sono portati in caserma a Torre
Pellice da un gruppo di antifascisti che avranno in seguito un sacco di
grane.
La
Procura della Repubblica di Pinerolo intende procedere contro due
sacerdoti della parrocchia di S. Lazzaro in merito ad un volantino
distribuito in chiesa nel 1971 dal titolo: "4 novembre: per onorare i
morti, non più guerre né padroni". Lo scritto si concludeva con una
citazione evangelica di Matteo: "Beati
i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio".
L'accusa: vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze
armate.
Luglio
- 14 nuove denuncie partono dalla Procura di Pinerolo: a due militanti di
Lotta Continua "per
istigazione all'odio fra le classi", agli antifascisti della Val
Pellice per "violenza
privata" e a cinque giovani di Pinerolo che volantinavano il 9
giugno.
Settembre
- A Piossasco, Orbassano, Volvera, None, Candiolo e Airasca mobilitazione
dei partiti della sinistra e di Cgil-Cisl-Uil contro l'ipotesi di altri
insediamenti della Fiat nella zona già interessata dall'immigrazione e
dalla mancanza di servizi.
Domenica
16 settembre: mobilitazione contro i neofascisti che nella sezione di via
Trento a Pinerolo tengono un dibattito con un esponente della Cisnal.
"Baschi neri" in assetto di guerra e lacrimogeni in canna
pattugliano la zona.
Ottobre
- A Piossasco le elementari e le medie sono ancora in gran parte negli
alloggi. La lotta per i libri gratuiti si conclude positivamente. Il
presidente della Regione conte Dc Cavalleri dice "Ok".
Novembre
- Trasporti. riprende la lotta degli studenti contro il paventato aumento
del 40% degli abbonamenti e dei biglietti. Dalla Val Pellice e dalla Val
Chisone gli studenti intendono allargare la lotta anche alla pianura.
Chiedono il rimborso delle corse non effettuate, la triplicazione della
validità, sconti nel tratto Fenestrelle-Perosa, prezzo politico per i
lavoratori studenti.
Dicembre
- Si chiude un anno di contestazione. Le denuncie della Procura sono ormai
70 solo nel '73. A queste si aggiunge la condanna (due mesi) a due operai
della Beloit "per violenza
privata, lesioni e ingiurie" per un episodio accaduto in fabbrica
durante un corteo interno. La pena è stata superiore a quella richiesta
dal Pubblico Ministero.
1974
Gennaio
- Il 16 esce nel Pinerolese il primo numero della "Lanterna",
settimanale del centro-destra Dc molto vicino al conte Calleri, presidente
della Regione e seduto su altre 39 poltrone di potere. Vuole essere l'anti
"Eco". Durerà pochino. La sinistra extraparlamentare pinerolese
dibatte sul "compromesso storico", alleanza Pci-Psi-Dc a livello
nazionale, rigettandolo senza mezzi termini.
Febbraio
- Pinerolo: la magistratura archivia il "caso" della
"bomba" alla parrocchia S. Lazzaro. Per la diffusione di un
volantino sulla morte di un alpino di Pinerolo quattro giovani di sinistra
sono denunciati per "istigazione
ai militari a disobbedire alle leggi e diffusione di notizie false e
tendenziose". Sempre per un volantino "antimilitarista"
partono altre otto denuncie. Anche l'Anpi si mobilita.
Marzo
- Pinerolo-Orbassano: si comincia a parlare della costruzione
dell'autostrada Torino-Pinerolo. La vuole quasi tutta la Dc, il conte
Calleri e il centro-destra. Dicono "No"
con diverse motivazioni le sinistre parlamentari e non e una frangia della
Coldiretti. Anche i sindaci sono contrari. "Eco del Chisone" e
"Giornale di Pinerolo e Valli" per una volta, sono sulla stessa
linea del "No".
Favorevoli la "Lanterna" e "Il Pellice". I contadini
andranno a togliere i picchetti dal tracciato con i giovani di Lotta
Continua, dei Gruppi di Base e delle Acli. L'Ativa era in mano alla Dc,
poi passò a mezzadria con il Psi.
Pinerolo:
si aprono i primi corsi delle "150 ore" per lavoratori per il
conseguimento della licenza di terza media. A Pinerolo gli iscritti sono
195, frequentano alla "Pellico".
Aprile
- "Il giornale di Pinerolo e Valli" si becca una seconda
denuncia per "istigazione ai militari a disobbedire". Dal 1968
le denuncie per "reati" contro la scuola, l'esercito o
d'opinione, di carattere sindacale o per antifascismo militante sono già
193.
Maggio
- Si va a votare per il referendum sull'abolizione o meno della legge sul
divorzio. Le sinistre parlamentari e "rivoluzionari" e i laici
sono compatti per il "No"
che vincerà. Inizia al campagna per dichiarare l'Msi fuorilegge: è
avvenuta la strage di Brescia. Il 29 manifestazione a Pinerolo. Parla
anche il sindaco Dc Bernardi ed è fischiato.
Settembre
- None, cassa integrazione all'Indesit per seimila operai e impiegati…
Tre militanti di Lotta Continua sono processati il 17 per un corteo del
1970 degli studenti che era passato vicino alle caserme di Pinerolo.
L'11
la Val Pellice è in stato d'assedio: le forze dell'ordine cercano "covi"
e "prigioni" delle
Brigate Rosse. Qualche giorno prima a Pinerolo Curcio e Fransceschini
erano stati arrestati al passaggio a livello di via Martiri.
Ottobre
- A Piossasco e in altri centri inizia al campagna di
"autoriduzione" delle bollette Enel dopo gli aumenti. Davanti
agli Uffici postali c'è un banchetto gestito dai sindacati e dai gruppi
della sinistra o dalle Acli che compilato il bollettino "autoridotto".
Nel
Pinerolese si aprono le prime sezioni delle elementari "a tempo
pieno". Per la sinistra "hanno
un grande valore politico". Entrano in vigore i "Decreti
delegati", ovvero i nuovi organismi di autogoverno della scuola. La
partecipazione di studenti, genitori e insegnanti è normata. Grandi
battaglie per presentare le liste "sindacali" per primi. Anche
Lotta Continua partecipa con "liste di movimento". Si apre un
combattivo dibattito: le sedute del COnsiglio d'Istituto sono aperte a
tutti o solo agli eletti? La querelle morirà da sola: si scoprirà che i
"Decreti delegati" sono scatole vuote.
Dicembre
- A Torino sono condannati tre militanti di sinistra di Pinerolo per "vilipendio
alle forze armate".
1975
Gennaio
- Pinerolo. Don Accastelli e don Barbero, sacerdoti di S. Lazzaro, sono
assolti "perché il fatto non
costituisce reato" e "per
non aver commesso il fatto" dall'accusa di vilipendio delle forze
armate. Intervengono all'udienza a Torino il pastore valdese Tullio Vinay,
Enzo Bianchi della Comunità di Bose, il prof. Guido Quazza, il prof.
Giorgio Rochat storico militare, il pastore Paolo Ricca, docente
all'Università valdese di Roma. I sacerdoti erano difesi dagli avvocati
Costanzo, Guidetti Serra, Zancan, Gentili.
Applausi
in aula al momento della lettura della sentenza.
Alla
Gutermann di Perosa 192 operai sono sospesi. Si danno da fare l'on. Borra
(Dc), il sindaco di Porte Bontempi (Pci), Daviero (Psi), le Comunità
religiose e il sindacato, i sindaci della Comunità Montana. Giovedì 23
sciopero generale nel Pinerolese e corteo a Perosa. Le sospensioni sono
ritirate. Nel 1947 i dipendenti erano 1.300, nel '75 solo 600.
Dario
Fo e Franca Rame il 27 sono al "Primavera" con "Non si
paga, non si paga": spettacolo sull'autoriduzione delle bollette.
Pienone. Fans della sinistra in delirio.
Dal
Tribunale di Torino il pinerolese Claudio Canal è condannato a dieci mesi
e mezzo di reclusione con la condizionale per aver distribuito il 3
novembre del '73 un volantino contro la Nato. Era scritto che gli Usa si
servivano della Nato come strumento di potere in Europa.
Altre
cinque denuncie per un volantino "antimilitarista" sottoscritto
anche da Pci, Psi e Anpi distribuito agli alpini di Bousson.
Marzo
- Il 20 uno studente di sinistra mentre usciva dal Convitto valdese di
Pinerolo è aggredito a colpi di pugnale e rasoio da tre fascisti. Il
giovane si era trasferito a Pinerolo da Milano dove aveva già subito
sette aggressioni e una "molotov" era stata lanciata contro la
sua abitazione. (nota. la notizia
si rivelerà una montatura del ragazzo)
Il
7 a Osasco assemblea promossa dalle Acli "contro
gli insediamenti industriali previsti dal Piano di Fabbricazione".
"Osasco è un paese agricolo e l'industria potrebbe inquinarlo".
Sorgono
un po' dovunque i Comitati antifascisti per mettere fuorilegge l'Msi. A
Piossasco viene lanciata una bomba incendiaria contro la sezione del Pci
in via Palestro. Prima erano apparse scritte inneggianti al fascismo e al
nazismo.
Aprile
- Corteo di studenti a Pinerolo contro il fascismo. Slogan: "Msi
fuorilegge, via la Dc che lo protegge". Si chiede la chiusura
della sezione Msi di via Trento.
Maggio
- Volvera, occupati i 120 alloggi delle Case Fiat-Iacp di via Garibaldi: "Una
lotta per il diritto alla casa e contro la speculazione edilizia". Gli
occupati chiedono: che gli alloggi siano finalmente assegnati, che
l'affitto non sia superiore al 10% del salario, la requisizione degli
alloggi privati che "i padroni" non affittano. Gestisce
l'occupazione Avanguardia Operaia e Lotta Continua. A Piossasco i 105
alloggi delle "Gescal" di via Volvera sono assegnati,
finalmente.
Giugno
- Elezioni comunali. Il Pci balza in avanti. A Pinerolo ha dieci
rappresentanti. È eletto consigliere per la prima volta l'attuale sindaco
Alberto Barbero. Giorgio Gardiol, ora deputato dell'Ulivo-Verdi è l'unico
consigliere di Democrazia Proletaria. La Dc ne elegge 15. Tra questi vi è
ancora oggi in Consiglio Livio Trombotto che diverrà sindaco. L'Msi la
spunta con Claudio Boiero. A Piossasco il Pci diventa il partito di
maggioranza relativa passando da zero a sette consiglieri. Ma si formerà
una maggioranza di centro-destra con un socialista che fa il salto della
quaglia per diventare assessore. Anche a Perosa vince la sinistra: sindaco
sarà Renato Calzi del Pci. Orbassano vede Fulvio Sperti sindaco
comunista, a Rivalta il socialista Duriff.
Settembre
- A Piossasco altri diciotto licenziati al Feltrificio Subalpino. Chiuderà
entro l'anno per trasferirsi al Bivio di Cumiana.
Novembre
- Assolta la maestra di Airali di S. Secondo, ma solo per "insufficienza
di prove". Un libro per bambini ("Quel brutale,
finalmente") dato a casa ad un allievo aveva offerto l'estro al
genitore di denunciarla. Il rito è "per direttissima". Il
libro, scritto da una classe di Albissola, secondo l'accusa doveva "ritenersi
idonea a costituire per i ragazzi incitamento al delitto, commettendo la
maestra abuso di autorità" leggendolo in classe. Mobilitazione
della scuola in favore dell'insegnante.
Dicembre
- Si fa strada un nuovo fenomeno: le "vendite dirette". Nel
Pinerolese la sinistra extraparlamentare vende polli della "Cuneo
carni", riso della Coop e marmellate a prezzi di fabbrica agli
abitanti dei quartieri operai. Si "taglia" un passaggio e un
ricarico del prezzo. Alle Case Gescal di Piossasco il Gruppo di Base e
Avanguardia Operaia spopolano. I commercianti storcono un po' il naso.
1976
Gennaio
- Occupato da studenti e insegnanti l'Alberghiero di Pinerolo: chiedono
una nuova sede. Non c'è ancora adesso a distanza di vent'anni. Anche l'Itis
"Birago" (ora "Porro") è in agitazione. Il 23 c'è un
corteo di studenti: si recano dal sindaco Bernardi e dall'assessore Ponsat:
viene strappata una mezza promessa per l'istituzione di una mensa per
studenti.
Febbraio
- Il 6 sciopero generale del Pinerolese per il rinnovo dei contratti dei
metalmeccanici e "come
risposta all'occupazione" al Cvs, Gutermann e Beloit.
Alla
Turati di Lusernetta 62 operai, poi scesi a 45 rischiano il licenziamento.
Si forma un Comitato di Lotta di Valle che indice due assembleee in Comune
a Luserna.
Aprile
- Martedì 6 davanti alla Riv Skf di Pinerolo un sindacalista responsabile
della Flm locale e altri tre lavoratori durante uno sciopero sono
prelevati da una pattuglia dei Carabinieri e portati in caserma dove
singolarmente sono stati oggetto di maltrattamenti e poi rilasciati.
Venerdì 9 sciopero di solidarietà e corteo di mille persone: operai e
studenti.
Maggio
- Processo a Pinerolo il 26 a carico di 14 militanti della sinistra
accusati di "istigazioni a
delinquere e blocco stradale". I fatti avvennero nel '73
all'epoca della lotta per i trasporti "migliori e meno cari".
Alcuni imputati sono allievi del "Buniva". Il Consiglio
d'Istituto approva una mozione di solidarietà. I giudici Lanza, Pazé e
Malpica stabiliscono che "il
fatto non sussiste".
Giugno
- Elezioni politiche nazionali. Nel Pinerolese le sinistre salgono al 43%,
la Dc è al 40, i laici al 15, l'Msi al 2. In un seggio di Piossasco vota
anche un giovane che non ha ancora compiuto i 18 anni: è Michele Prezio,
da poco tempo trasferitosi da Foggia. Sarà fermato dai CC di Moncalieri.
Settembre
- Cassa integrazione alla Beloit di Pinerolo: per tre mesi alcuni reparti
lavorano solo tre giorni alla settimana.
Ottobre
- Dal 20 lo Scientifico di Pinerolo è occupato a tempo indeterminato.
L'attività scolastica è autogestita. Il Provveditorato intende ridurre
le classi aumentando il numero degli allievi per sezione.
Dicembre
- È in crisi la Dema di Buriasco: chiesti 15 licenziamenti. Sciopero
totale di quattro ore e assemblee. Alla Beloit si registrano cinquanta
"dimissioni volontarie" e venti licenziamenti tra gli impiegati.
Quindici ore di sciopero articolato contro il provvedimento.
1977
Gennaio
- Il nuovo anno si annuncia denso di processi a Pinerolo e Torino per i
militanti della sinistra. Gli imputati pinerolesi sono 85. Le imputazioni:
attività sediziosa, violazione delle leggi sulla stampa, rissa aggravata,
vilipendio delle forze armate.
Febbraio
- Sindacalizzazione e politicizzazione alla Fiat di Rivalta. Su 15mila
dipendenti 3.348 sono iscritti all'Flm (il 22%). "Rivalta Rossa"
è il giornalino del Pci venduto in 1.200 copie. Gli iscritti in Fiat al
Pci sono solo 389.
Alla
Lucas di Campiglione la direzione avvia le procedure di licenziamento per
76 dipendenti su 260. "O così,
o chiudo".
Marzo
- Il 18 sciopero generale nel Pinerolese "per
respingere i tentativi in atto di ridurre l'occupazione alla Lucas,
Vaciago e Gustinelli".
Aprile
- Esce il giornale trimestrale del Comune di Pinerolo. Lo dirige
l'assessore Dc Pier Carlo Gabbio che trova il modo di inserire ben cinque
sue foto.
Giugno
- La Turk di Pinerolo intende chiudere. 62 dipendenti di cui il 90% donne
sono senza stipendio da cinque mesi. Il sindacato organizza un presidio
alla fabbrica.
Ottobre
- Lo stabilimento Fiat di Rivalta compie 10 anni. La Direzione organizza
per l'occasione un torneo di calcio aziendale. I calci al pallone li danno
gli atleti, i lavoratori fanno il tifo. Dal 14 i trecento lavoratori della
Widemann di S. Germano occupano la fabbrica. La proprietà è passata in
mano di un gruppo americano: si temono tagli all'occupazione.
1978
Gennaio
-
Perosa, il "caso Widemann" si tinge di giallo. Il cotonificio
continua a ricevere ordini dai clienti, ma non può lavorare perché manca
il cotone. 1.600 balle sono ferme nei porti di Genova e Venezia. Si va
verso un "fallimento pilotato". Il passivo è di tre miliardi.
Febbraio
- Giunta di sinistra a Cumiana (Pci-Psi, un ex-Dc e De Bellis). Sindaco è
Cesare Bianco del Pci, ancora adesso consigliere comunale però di
Rifondazione. A novembre sarà già in crisi. Si viaggia verso il
commissariamento e le elezioni anticipate.
Marzo
- I comitati di quartiere di Gerbole e Zucche di Volvera protestano in
Consiglio per la carenza dei servizi. Contestato il sindaco Caffaratti che
"promette" di por mano al problema.
Rapimento
dell'on. Moro e strage della sua scorta. Pinerolo si mobilita. Consiglio
straordinario a Piossasco. Partiti e sindacati esprimono "sdegno".
Solo a Bricherasio l'ex-Dc Moselli in Consiglio non approva la solidarietà
a Moro, ma "solo alla sua
scorta".
Maggio
- Il 9 è trovato il corpo di Moro assassinato dalla Br. È buio
sull'Italia. Manifestazioni unitarie dappertutto.
Agosto
- Chiude la "Compensati Pancalieri": senza lavoro sessanta
dipendenti. Da S. Marco a S. Pietro: Albino Luciani è il nuovo Papa
Giovanni Paolo I. I fedeli dicono: "È
come Papa Giovanni". Morirà un mese dopo. Il conte Edoardo
Calleri di Sala, big della Dc pinerolese e piemontese, è arrestato per lo
scandalo Italcasse. È agli arresti in una clinica torinese.
Settembre
- Tragica ripresa dopo le ferie: tre morti sul lavoro. I fatti alla Riv di
Pinerolo, alla Corte e Cosso di Buriasco e al Consorzio Agrario di
Carmagnola, vittima un pinerolese.
Ottobre
- L'avvocato profetizza già in autunno sull'andamento della Fiat nel '79:
"Sarà senza rose e senza
spine". Nel '78 allo stabilimento di Villar gli occupati sono
scesi del 3%. A Rivalta assunti venti nuovi operai. Il nuovo Papa viene
dalla Polonia: è l'attuale.
Novembre
- Pinerolo: il sindaco Debernardi (Dc) dà l'ok per la costruzione di 683
vani in edilizia economico popolare in zona Tabona e Serena.
Dicembre
- Il 7 dicembre esce il numero zero del settimanale "Cronache del
Pinerolese". Direttore è l'attuale sindaco Alberto Barbero. Di area
Pci, "dalla politica allo
sport", il giornale intende coprire l'area più istituzionale
della sinistra "orfana" da un anno del "Giornale di
Pinerolo e Valli". Si assesta nei primi anni sulle 2.500-2.700 copie
vendute. Chiuderà nel novembre del 1986.
A
Piossasco le sedicenti "Ronde Proletarie" e le "Brigate
Rosse" attentano alla caserma dei Carabinieri che è in via di
ultimazione. Clima caldo all'ombra del S. Giorgio: continua la presenza
minacciosa del racket delle estorsioni. Vita dura per commercianti e
avvocati di Pinerolo: dalle loro dichiarazioni dei redditi '74-75 emerge
che guadagnano solo 300mila lire al mese. Un insegnante con solo dieci
anni di anzianità ne portava a casa già 450mila.
.dossier
ECO mese 1997
1968-1978,
la contestazione nel Pinerolese: uomini, idee, fatti
Ti
ricordi del Sessantotto?
di
Ezio Marchisio
A
circa trent'anni da quegli anni ripercorriamo i momenti salienti di quel
periodo "caldo" individuandone le cause e le motivazioni. I
problemi di carattere nazionale vissuti e calati nella nostra realtà.
Gli
storici sono concordi nell'affermare che alla fine degli Anni '60 l'Italia
segnava il suo ingresso nella civiltà dei consumi. La società civile
divenne più variegata manifestando crescenti esigenze di partecipazione
diretta alla vita democratica, di ammodernamento del sistema politico,
dell'Amministrazione pubblica, di ampliamento delle libertà civili e di
maggiore giustizia sociale che non furono sempre accolti con prontezza dai
Governi del tempo.
Nel
1968 inizia la prima legislatura "tronca", durerà solo quattro
anni e vedrà ben sei Governi. Si tratta del primo indice di malessere del
sistema politico italiano che durerà fino al marzo dello scorso anno: le
altre legislature che seguiranno saranno sempre interrotte prima della
loro scadenza naturale.
Proprio
in quei mesi nasceva anche in Italia (dopo gli Usa e la Francia) il
movimento di protesta del "Sessantotto" che si fa vivo nelle
Università e poi negli Istituti superiori.
Le
agitazioni studentesche furono stimolate dalla carenza delle strutture
didattiche e scientifiche, inadeguate ad accogliere il sempre più largo
afflusso di giovani studenti passati da 200mila nel 1951 ai 550mila del
1968. A Pinerolo il "Buniva", il Liceo e le Magistrali stanno
aumentando di anno in anno le classi, tanto che il Comune e la Provincia
stanno realizzando la "città degli studi" in via dei Rochis e
viale Kennedy.
Nel
volgere di qualche mese il "68", dall'occupazione di scuole e
Università, dalle autogestioni al rinnovamento della didattica assunse un
più vasto significato di radicale contestazione generazionale e politica.
Ha recentemente scritto Norberto Bobbio, allora docente universitario a
Torino: "Non nascondo che negli anni della contestazione, quando
sorse una generazione ribelle ai padri, mi sentii improvvisamente
invecchiato".
Il
"68" criticava la democrazia rappresentativa e formale nel nome
di una partecipazione diretta, basata su assemblee "di base";
respingeva il modo di operare dei partiti della sinistra (Pci, Psi, un po'
meno per lo Psiup) definiti autoritari, riformisti e contrari a un
rinnovamento radicale della società.
Molti
giovani si opponevano ai modelli della società consumistica perché non
risolvevano i problemi della disuguaglianza sociale.
"Cappellone" diventa sinonimo spregiativo di
"contestatore". Eskimo, sciarpe rosse, jeans, scarponi sono
quasi d'obbligo. Il fenomeno politico sconfina nel fenomeno di costume.
Ciclostilati
in proprio, volantini, stampa alternativa, controinformazione, cortei,
scioperi generali o a singhiozzo, picchettaggi alle scuole e ai cancelli
della Fiat di Rivalta o della Beloit o della Riv, megafono e pugno chiuso
davanti al "Buniva", solidarietà per il Viet Nam e poi per il
Cile di Allende schiacciato dal tallone fascista di Pinochet: questa la
rapida carrellata su quegli anni.
La
contestazione studentesca ebbe anche altri simboli e miti: il
"libretto rosso" delle massime di Mao Tse Tung, il
"Che" Guevara teorico della guerriglia contro i regimi fascisti
dell'America Latina. Più in sordina, da parte dei cosiddetti (allora)
"cattolici del dissenso", emerse e fu scoperta la figura e
l'opera di don Lorenzo Milani che, con "Lettera a una
professoressa" del 1967, criticava il nozionismo e l'individualismo a
favore di una cultura intesa come mezzo di riscatto delle classi
subalterne.
Il
movimento del "68" non riuscì però sempre a passare dalla
critica corrosiva a una proposta concreta e alternativa alla società
capitalistica, e finì a volte con il ripiegarsi verso la metà degli Anni
'70 su se stesso e su visioni generose ma utopistiche. Il "68"
aveva posto però sul tappeto la necessità di un'azione riformatrice nel
campo dei diritti civili: il divorzio, l'aborto, il sistema carcerario e
manicomiale, l'obiezione di coscienza. Era nel frattempo entrato in scena
un nuovo soggetto politico: le donne.
Oggi,
a distanza di quasi trent'anni, l'Italia e l'Occidente europeo si vanno
sempre più strutturando e consolidando come "civiltà del
mercato", come primato dell'economia, come mito di un certo tipo di
progresso e come pratica della globalizzazione. I "padri del
'68" sostengono però che di fronte a questa ortodossia economica
straripante vi è ancora spazio per gli ideali di allora e per le persone
che anche nel Pinerolese vogliono lavorare alla base.
Le
culture dominanti possono sedurre, dare spettacolo, illudere e incollarci
al video. Tante donne e tanti uomini (si pensi al volontariato e
all'onesta attività politica e sindacale) lavorano ascoltando altre voci
e seguendo altre logiche.
Alcuni
dei nostri intervistati sostengono che la partita politica del '68 non è
affatto chiusa: "Siamo all'inizio del primo tempo".
Colloquio
con Mario Capanna su quegli
"anni formidabili".
"Se
ne stiamo parlando, il Sessantotto ha vinto"
"Non
faccio più politica con la "k", scrivo libri e giro l'Italia
per parlare con i miei giovani lettori. Anche i risultati della
rivoluzione francese non si videro il giorno dopo: così sarà per il
'68".
Abbiamo
incontrato Mario Capanna, leader del Movimento studentesco ed
ex-parlamentare, alcune settimane fa, a Pinerolo, in occasione della
presentazione del suo ultimo libro: "Il fiume della prepotenza.
Critica della ragione moderna" (Ed. Rizzoli).
Il
Centro sociale di via Podgora, dove si è svolto l'incontro, è colmo di
gente, soprattutto insegnanti e studenti.
Mario
Capanna, perché hai smesso di fare politica o, meglio, di fare il
politico?
Perché
quella "politika" con la "kappa", come io la chiamo,
mi ha espulso da sé. Non sopporta uno come me, che dice ciò che pensa e
- quel che è peggio - cerca di metterlo in pratica. Di conseguenza io
faccio "politica" con la "ci": scrivo libri e poi
intraprendo interminabili giri d'Italia, per dibattere sui temi proposti
dai libri stessi. Con "Il fiume della prepotenza" sono partito
nell'ottobre scorso. Dopo la tappa di Pinerolo, continuerò il viaggio
fino a giugno inoltrato. Ciò prova che per fortuna non tutte le persone
sono rassegnate. Anzi.
Sei
stato un leader del Movimento studentesco: che cosa resta oggi della
contestazione? Quali obbiettivi sono stati raggiunti e quali disattesi?
Il
fatto stesso che oggi si continui a parlare del Sessantotto significa che
allora accadde qualcosa di vivo. Se oggi fosse ormai diventato un cadavere
non se ne parlerebbe più.
Sul
piano culturale il Sessantotto ha vinto. Nulla è più come prima. È
cambiata, ad esempio, l'interpretazione dei rapporti interpersonali,
perfino nella sfera sessuale. Ma sono mutati anche il rapporto tra i
cittadini e le istituzioni, tra la gente e la cultura.
E
questo perché non è vero che il Sessantotto diede l'attacco al cielo;
quest'espressione è una furbizia di coloro che lo criticano, per poi
poter dire: "Ha fallito il suo intento!" Non è vero. Noi
cercammo di fare qualcosa di più e di meno allo stesso tempo: indicammo
il cielo e invitammo a levare gli occhi verso l'alto. E questo è
avvenuto.
Politicamente,
invece, il Sessantotto non ha ancora
vinto. Ma neppure le idee scaturite dalla Rivoluzione francese si
affermarono la mattina del giorno dopo: anzi, all'indomani ci fu
Napoleone, la guerra, la restaurazione… Bisognò aspettare oltre cento
anni, fino alla Prima guerra mondiale e al crollo degli Imperi centrali,
perché le idee di eguaglianza e di democrazia cominciassero a propagarsi
in Europa.
Al
Sessantotto, in piccolo, accadrà una cosa analoga. Il suo vero valore si
vedrà più avanti. Le trasformazioni sociali e politiche sono
maledettamente lente. Non sono ancora passati trent'anni: buona parte di
quel che è stato prospettato merita ancora di essere realizzato. Ciò non
significa certo ripetere quell'esperienza, perché farebbe ridere. Ma
rinnovarla, per renderla adatta alle condizioni diverse e più complesse
di oggi.
Chi
non ha vissuto quegli anni, spesso non riesce a credere che certi
personaggi schierati oggi su posizioni decisamente diverse siano stati
protagonisti del Sessantotto o delle contestazioni successive. Com'è
possibile che abbiano compiuto una scelta di questo tenore?
Se
tu prendi in considerazione questi personaggi, vedrai che è difficile
contarne dieci. Prova a farlo…
Siccome
però essi occupano posizioni rumorose, telegiornali, giornali, talk-show
televisivi, pare che siano legioni. Viceversa in questo Paese esiste un
meraviglioso esercito di quattro milioni di persone che compongono il
volontariato, sia in ambiente laico che cattolico. Sono i giovani di oggi
e i giovani di ieri, quelli della mia generazione. Vai nelle periferie
diseredate delle città italiane e trovi loro. Vai nel cuore dell'Amazzonia,
della Nigeria, del Kurdistan e trovi loro.
Sai
chi è Gino Strada, quello di Emergency? È un chirurgo di prim'ordine,
che ha deciso di spendere la vita costruendo ospedali e curando le vittime
civili delle guerre e in particolare i bambini che saltano in aria sulle
mine antiuomo, di cui il nostro Paese è ai primi posti nella produzione.
Io
ricordo Gino Strada come uno dei più intelligenti studenti di medicina
del Movimento studentesco del Sessantotto a Milano. Un Gino Strada vale
non dieci ma mille Paolo Liguori, Cusani e via elencando. Peccato che di
Gino Strada non si parli, perché è in Kurdistan, a tagliare e ricucire
arti di ragazzi…
Intervista
a cura
di
Daniele Arghittu
5
maggio 1968
La
prima contestazione tocca al Palio degli Acaia
Pinerolo,
domenica 5 maggio, nel centro storico migliaia di persone assistono ad uno
spettacolare corteo a cavallo e a piedi nella città vecchia, bei costumi,
perfetta regia di Ugo Marino. È la prima edizione del Palio degli Acaia.
Sarà vinto dagli arceri di S. Lazzaro davanti a quelli di S. Luigi e S.
Verano. Tra la folla, fin dal mattino e per tutto il giorno, spuntano
cartelli di protesta: "Non
siamo d'accordo", "Giostra no, doposcuola sì". "Lo
sfarzo della giostra insulta la condizione dei poveri". È il
primo segnale che a Pinerolo sono in embrione alcuni gruppi parzialmente
organizzati e sensibili a tematiche sociali. Si rimprovera al Comune
(sindaco il Dc Bernardi) di aver speso troppi soldi per questa
manifestazione ritenuta inutile e storicamente non confermata dalla storia
passata di Pinerolo. Sono un'ottantina gli studenti e adulti che issano
cartelli e parlano nei magafoni.
I
più li scambiano per giovani in vena di ironie goliardiche. Qualcuno
intuisce che il vento del "maggio francese" inizia anche a
spirare a Pinerolo.
La
stagione delle Br
Curcio
catturato a Pinerolo
Era
l'8 settembre 1974. Forse da un anno abitava con il braccio destro
Franceschini in Val Pellice. Curcio fu a balia a Torre per otto anni e
frequentò la prima e seconda elementare alla Bouissa. "Veniva a
comprare il latte e la toma, fumava Ms e Marlboro".
Ricercato
in tutta Italia da tutte le Polizie italiane il "capo storico"
delle Brigate Rosse, Renato Curcio con il suo braccio destro Alberto
Franceschini fu arrestato a Pinerolo l'8 settembre 1974 al casello
ferroviario di via Martiri del XXI le cui sbarre erano abbassate. I due
brigatisti erano a bordo di una "Fiat 128" targata Bologna.
L'arresto è ampiamente fotografato. In una foto Curcio è ancora al
volante e sembra sorpreso nel vedere Franceschini fra le braccia dei CC.
Forse da circa un anno i due abitavano in Val Pellice. Tutti i lunedì
Curcio si recava a Bobbio Pellice a comprare quattro litri di latte e un
po' di toma da Giuseppe Geymonat. Dalla tabaccaia di borgata Chabriols
comprava Ms o Marlboro. Si scopre che Curcio era stato a balia per otto
anni a Torre Pellice dalla signora Enrichetta Paschetto ed aveva
frequentato la prima e seconda elementare alla borgata Bouissa con le
maestre Rostagno e Margherita Calandra.
I
CC li tenevano d'occhio e li fotografavano anche a Pinerolo, ad esempio in
via Brignone angolo piazza Fontana. Qualche giorno dopo l'arresto un
centinaio di Carabinieri in stato di guerra, setacciano la Val Pellice in
cerca della casa di Curcio. Battute, blocchi stradali, cani, scarpinate
per la montagna. Si pensa all'esistenza di un "covo" delle Br in
Valle e delle famose "prigioni del popolo" in cui i brigatisti
avrebbero potuto tener prigioniero il dirigente Fiat Amerio e il giudice
genovese Sossi, sequestrati alcuni mesi prima. Fu perquisita anche la casa
(in sua assenza) di un esponente della sinistra della Val Pellice, senza
alcun risultato.
Anche
nel Pinerolese "studenti e operai uniti nella lotta"
Dal
'68 all'autunno caldo e oltre
di
Ezio Marchisio
Nascono
la "sinistra rivoluzionaria" e i "gruppi
extraparlamentari", anche di destra. Nuovi termini nel dizionario
della politica: "strategia della tensione", "opposti
estremismi", "anni di piombo", "maggioranza
silenziosa" "espropri proletari",
"controinformazione". Attentati e stragi "nere". Bombe
anche a Pinerolo. Gli slogan più in voga: "Fascisti carogne, tornate
nelle fogne", "Lo Stato borghese non si cambia: si
distrugge".
Dal
'68 all'"autunno caldo" nel '69 all'esplosione della
contestazione e poi al terrorismo, il passo fu breve. Le lotte operaie per
il rinnovo contrattuale furono il conflitto più acuto verificatosi dopo
la Liberazione. Vari elementi concorsero a far crescere la tensione nelle
fabbriche: l'aumentato sfruttamento dei lavoratori, l'incalzare dei ritmi
produttivi, il disagio provocato dall'esplosione demografica al Nord, la
mancanza di alloggi, servizi sociali, infrastrutture, scuole. S'era nel
frattempo trasformata anche la composizione della classe operaia nella
grande industria con l'afflusso di giovani provenienti dal Sud di origine
rurale refrattari ai vecchi modelli di organizzazione sindacale e più
portati a forme di azione spontanea e improvvisata. Nascono i Consigli di
fabbrica e i Comitati unitari di base (Cub).
Le
rivendicazioni riguardavano sostanzialmente miglioramenti salariali e le
condizioni di lavoro in fabbrica supportate da nuove forme di lotta
radicalizzata "contro i padroni". È su quest'onda di lotta
nelle fabbriche che si inseriscono i "gruppi rivoluzionari
extraparlamentari" sorti dalla matrice del movimento studentesco del
'68 e collocatisi subito polemicamente a sinistra del Pci.
Nascono
Potere Operaio, Avanguardia Operaia, Lotta Continua (27 maggio 1969) di
tendenza operaista che rivendicano il primato degli operai nella società
e il loro diritto a dirigere i processi economici e politici.
"Servire il popolo" si ispirava al maoismo, il
"Manifesto", nato dall'espulsione dal Pci di un nucleo di
militanti che avevano dato vita all'omonimo periodico poi quotidiano,
raggruppò subito molti intellettuali di sinistra prima iscritti al Pci.
Anche Lotta Continua e Avanguardia operaia uscirono per molti anni con un
loro quotidiano. Spunta anche il Pdup, parziale emanazione del
"Manifesto".
Secondo
l'analisi astratta e distaccata dei gruppi "extraparlamentari"
il Pci aveva tradito la causa della rivoluzione, era diventato riformista
e andava combattuto allo stesso modo del sistema capitalistico ("Agnelli
e Pirelli ladri gemelli!") e dei partiti della borghesia, Dc in
primo luogo e poi il Msi ("Fascisti,
carogne! Tornate nelle fogne").
La
destra fascista, anche qui "extraparlamentare", intanto si
muove. S'avvia la "strategia della tensione" un disegno
destabilizzante volto a favorire una soluzione autoritaria e fondato su
una successione di provocazioni e attentati: la strage di piazza Fontana a
Milano (dicembre '69) fu il primo atto tremendo, ancora oggi impunito. Un
anno dopo ci fu il tentativo di colpo di stato da parte del fascista
Valerio Borghese che occupò per alcune ore il Ministero dell'Interno. Il
terrorismo nero proseguì praticamente impunito. Poi nel 1974 la strage di
Brescia a maggio e l'attentato al treno "Italicus" a dicembre
fino all'agosto dell'80 con le bombe alla stazione di Bologna.
I
Governi Dc del tempo accampano la teoria degli "opposti
estremismi". Bombe saranno lanciate anche a Pinerolo.
Nel
'70, ad acuire la tensione e il disagio, sopravvenne la nascita e il
diffondersi del "terrorismo rosso" che reclutò buona parte dei
suoi aderenti nelle frange più estremiste della sinistra
extraparlamentare. Si era passati sul terreno della violenza e della lotta
armata condotta in forme clandestine per cercare di accelerare il corso
della storia e della rivoluzione e per abbattere in uno scontro finale il
capitalismo e lo "Stato borghese".
Entrano
in scena le "sedicenti" Brigate Rosse organizzate da Renato
Curcio: cominciano con i sequestri di persona e finiranno otto anni dopo
con l'omicidio di Moro. La scelta della clandestinità è compiuta anche
dai Gap (Gruppi armati proletari) e da altre decine di gruppuscoli che
iniziano a rivendicare attentati, "gambizzazioni", incendi,
sequestri e poi omicidi.
L'attività
delle Brigate Rosse fu quasi sempre giustificata sul piano ideologico da
"Potere Operaio" e "Lotta Continua" che praticavano la
cosiddetta "illegalità di massa" con forme di lotte sociali che
andavano dall'occupazione delle case (le Case Fiat di via Garibaldi a
Volvera furono un esempio nella nostra zona) agli "espropri
proletari" ai danni dei supermercati
La
conflittualità raggiunse il momento culminante nel 1977 quando vi fu una
ripresa in forme esasperate e radicalizzate del Movimento studentesco e
giovanile sessantottesco. Poi il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro: il
punto più alto della crisi del sistema politico italiano. Le Brigate
Rosse mettono alle corde il sistema politico. Inizia però il loro
declino.
Ottobre
1973
Le
Acli di Reburdo:
"No
al Piano Fiat"
L'azienda
prevedeva il raddoppio dello stabilimento di Rivalta e nuovi insediamenti
a Orbassano, Volvera, None, Candiolo.
Le
Acli di Torino e alcuni circoli del Pinerolese costituirono una parte non
trascurabile del "movimento" della contestazione. Dirette allora
da Giuseppe Reburdo (poi consigliere regionale "indipendente"
nel Pci e oggi alto funzionario della Provincia di Torino), le Acli
presero posizione dura e netta contro la politica industriale della Fiat
(allora in espansione nell'area torinese) scavalcando a volte a sinistra
lo stesso sindacato Cgil-Cisl-Uil e puntando a far investire la Fiat al
Sud decongestionando l'area torinese.
Importante
fu un convegno delle Acli tenuto a Orbassano il 28 ottobre 1973 in cui
Reburdo disse "No al piano Fiat" che prevedeva ulteriori
insediamenti quali il raddoppio di Rivalta, la Fiat Ricambi a Volvera, il
Centro tecnologico a Orbassano, quello direzionale a Candiolo e
dell'elaborazione e dell'informazione a None. Reburdo puntò il dito "contro
il monopolio Fiat basato sulla logica del profitto a tempi brevi, di
incremento abnorme della rendita parassitaria, dell'attacco a quanto vi è
di vivo nel movimento contadino e dell'attacco subdolo al Movimento
operaio con l'intensificazione dello sfruttamento". Ancora: "Per
lo stabilimento di Rivalta la Fiat non ha pagato alcun onere di
urbanizzazione, ma per il suo insediamento i Comuni della zona hanno
pagato circa 700 miliardi (del 1973) in costi sociali indotti".
La
prof. che cambiò il Classico di Pinerolo
Quella
mitica Cabrini
Nel
'72 giunse in città con la fama di "insegnante scomoda". Parla
un suo ex-allievo.
Giuliana
Cabrini ha insegnato latino e greco al liceo classico
"Porporato" di Pinerolo per tre anni scolastici, a partire dal
1972. Era stata preceduta dalla fama di docente "scomoda", per
un'esperienza conflittuale con l'autorità scolastica al liceo di Novara e
per la pubblicazione di due libri di rottura, "Alla mia prof. con
rabbia" e "Un anno in IV E", editi da Gribaudi.
Ricorda
Marino Boaglio, suo allievo e ora docente nella stessa scuola: "Le
lezioni furono stravolte: mattinate intere di confronto e di dibattito,
ampliamento degli interessi ben al di là degli argomenti curricolari,
radicale demistificazione dei voti (come, del resto, si stava cercando di
fare anche con gli altri insegnanti). In particolare, però, la Cabrini,
si distinse per un approccio anti-autoritario e libertario, che
contemplava una particolare attenzione agli aspetti personali ed
emozionali, oltre che a quelli collettivi e politici allora in voga. Ne
nacquero intensi momenti di relazione, incontri dentro e fuori le aule
scolastiche, ed anche dei fitti epistolari tra l'insegnante e una parte
della classe. Inseguendo la rivoluzione", o forse - con non minore
impegno rivoluzionario - almeno se stessi".
IL
MIO '68
CHIRIOTTI:
LIBERTÀ SINDACALI
E
DEMOCRAZIA NELLE FABBRICHE
Tonino
Chiriotti, allora esponente sindacale di punta della Fim-Cisl pinerolese e
protagonista di tante battaglie dentro e fuori le fabbriche e le scuole.
Negli
anni presi in considerazione l'iniziativa sindacale nel Pinerolese non
poteva non risentire del clima politico presente nel Paese e
dell'atteggiamento confindustriale nei confronti del sindacato.
In
questa situazione il sindacato seppe pazientemente creare le condizioni
per battere le scelte reazionarie del padronato, della classe politica che
allora dirigeva il Paese, di parte della Magistratura, di ambienti
clericali ben individuati.
In
quegli anni mettevamo insieme iniziative di lotta che avevano come
obiettivo la conquista delle libertà sindacali e della democrazia nei
luoghi di lavoro (che portarono poi all'approvazione dello Statuto dei
Lavoratori), la realizzazione dell'unità d'azione tra le tre
organizzazioni sindacali, la conquista di una maggiore autonomia dei
sindacati dai partiti, un più stretto collegamento con le lotte sociali,
segnatamente quelle prodotte dal Movimento degli Studenti.
Queste
iniziative si collegarono successivamente a più vasti ideali ed
aspirazioni quali la lotta per l'egualitarismo, l'inquadramento unico, gli
aumenti salariali uguali per tutti, il superamento del cottimo, che
avevano inevitabilmente come conseguenza il nostro coinvolgimento nelle
lotte per il pacifismo (guerra del Vietnam), per una società a misura
d'uomo, unità sindacale, movimento dei proletari in divisa, lotta al
terrorismo.
Dalla
fabbrica si uscì sul territorio con la realizzazione della prima vertenza
di zona capace di aggregare i lavoratori, i consumatori ed i cittadini su
tematiche comuni che partivano dalle condizioni di lavoro per arrivare
all'organizzazione dei comitati di quartiere, alla formazione delle
cooperative di consumo.
FRANCO
BARBERO:
"SONO UN FIGLIO
DEL
CONCILIO E NON TANTO DEL '68"
Franco
Barbero è stato uno dei sacerdoti della parrocchia S. Lazzaro di
Pinerolo, allora promotrice di iniziative e bersaglio di vivaci polemiche.
Che
cosa ha rappresentato per me il '86? Non so se riesco a
"ricollocarmi" con fedeltà in quegli anni. Posso dire che non
è stato il '68 ciò che ha inciso più profondamente nella mia vita.
Potrei affermare che sono più "un figlio del Concilio" che non
del '68. Gli anni fondamentali per le mie scelte vano dal '60 al '68. I
fermenti conciliari mi hanno spinto verso il "mondo dei poveri"
e verso la lettura della Bibbia. Da allora non sono più riuscito a capire
come i possano separare due "passioni" inseparabili: la fede e
la lotta per la giustizia.
Del
'68 abbracciai, a volte con notevole ingenuità politica, molti orizzonti
utopici e parecchie lotte per l'egualitarismo. Con fatica imparai a
prendermi il rischio della disobbedienza civile ed ecclesiastica.
Ognuno
di noi ha sofferto (e non poco) il tramonto o l'eclisse di certe lotte e
di talune esperienze, ma mi è molto servito mantenere lucida
consapevolezza della distanza che intercorre tra l'intuizione e il
progetto, tra il desiderio e la realtà.
Per
me alcuni "ideali" del '68 hanno preso strade diverse, più
lunghe, forze più realistiche e profonde. Cadute alcune semplificazioni
del '68-'78, non mi sono per nulla ammorbidito sugli orizzonti. Non mi
sono mai sentito "orfano" del '68".
SAPPÈ:
"LA RIVOLUZIONE DI ALLORA
E
IL PIATTUME DI QUESTI ANNI '90"
Jean
Louis Sappé, oggi sindaco di Angrogna, già insegnante elementare, è
anche responsabile del "Gruppo teatro Angrogna".
"Che
dire del mio '68? La prima cosa che mi viene in mente è che gli ideali
libertari e di partecipazione dal basso alla vita della collettività che
hanno caratterizzato il movimento studentesco fin dal '68 e le lotte
operaie degli anni successivi, hanno contribuito a segnare quello che è
stato in tutti questi anni il mio impegno culturale, professionale e
politico. Ad Angrogna, come in tutta la Val Pellice, assistiamo per tutti
gli Anni '70 ad una specie di rivoluzione nella scuola: ricerca sul campo,
discussioni in classe, rifiuto del libro di testo a favore di una
molteplicità di libri…"
"A
questo '68 penso con un po' di nostalgia, soprattutto quando vedo che chi
oggi ha la mia età di allora vaga alla ricerca non soltanto di un lavoro
(io ho cominciato a lavorare a 19 anni), ma anche e soprattutto di una sua
identità, perduta e massificata dal conformismo e dal piattume di questi
Anni '90".
BONTEMPI,
DAL "VOGLIAMO TUTTO"
AL
RIFORMISMO GRADUALE DEL PCI
Rinaldo
Bontempi, insegnante, già sindaco di Porte, poi consigliere regionale Pci
e Pds, ora deputato della Quercia al Parlamento europeo di Strasburgo da
due legislature.
"La
contestazione studentesca a Torino in realtà cominciò nell'autunno del
'67, con la famosa occupazione di Palazzo Campana (allora sede delle
facoltà umanistiche e di matematica) che avrebbe di fatto dato il la al
movimento passato alla storia come il '68.
Partecipai
anch'io a questa come ad altre fasi del movimento, ma mai come
protagonista di prima fila.
Mi
sono sempre chiesto le ragioni per cui, nonostante la passione politica e
la condivisione degli obiettivi generali di cambiamento che erano propri
di quella stagione, io abbia vissuto in realtà un po' lateralmente.
Probabilmente
le risposte sono più d'una, compresa magari una certa riluttanza ai
tratti più "rivoluzionari" del movimento abbastanza naturale in
un "riformista di carattere" com'ero e sono. Ma forse la
risposta più giusta sta nella difficoltà per me di trovare allora così
facilmente una coerenza tra il movimento studentesco (i suoi slogans, i
suoi obiettivi e i suoi bersagli
polemici) e la cultura e le ragioni del movimento operaio e del suo
gradualismo tradizionale.
Insomma
c'era qualche problema per me nel mettere assieme il "Vogliamo
tutto" ed il riformismo della politica del Pci, a cui peraltro non
ero iscritto, ma a cui guardavo con interesse.
In
realtà mi rendo conto di quanto la successiva stagione (l'"autunno
caldo" del '68, le lotte operaie) a cui partecipai sia stata
debitrice verso quel movimento in termini di vitalità e di carica
antagonistica. E sul piano più strettamente personale, quanto quella
esperienza e di suoi valori migliori di partecipazione, di uguaglianza, di
critica al sistema abbiano funzionato da momento importante della mia
formazione politica.
BORRA:
DIMENTICARE LA VIOLENZA
RICORDARE
IL RISVEGLIO DI COSCIENZA
Carlo
Borra, allora deputato Dc del Pinerolese e oggi "padre nobile"
del Ppi locale, ricorda quegli anni.
"Parlamentare
della Dc in quel periodo, non ho partecipato direttamente alle vicende del
'68, né io ero d'accordo sulle idee e sui metodi del Movimento
Studentesco.
Pur
facendo parte, per la radice sindacale, della corrente di sinistra sociale
della Dc, ravvisavo nei sessantottini e nei loro ideali, un'esasperazione
giovanile dei problemi della società a fini politici, nel quadro della
strumentalizzazione comunista.
Devo
però dare atto che nella sua vivacità, talora spregiudicata, il '68 ha
messo in evidenza problemi che allora sembravano utopici, quali
l'opposizione alla guerra, l'obiezione di coscienza militare, ogni forma
di sfruttamento della persona, posizioni che ora sono condivise dai più.
La
contestazione a Pinerolo ha investito anche la Chiesa, ed in particolare
la parrocchia di S. Lazzaro, assumendo aspetti discutibili per i cattolici
che toccavano anche la morale, come divorzio e aborto.
È
un decennio da ricordare o da dimenticare? Forse per certi estremismi che
si sono incuneati in Lotta Continua se non nelle Brigate Rosse,
espressioni che pur non essendo direttamente dovute al '68 avevano però
trovato in quel periodo almeno le loro radici teoriche, è da dimenticare.
Ma
credo che per l'apporto dato al risveglio di una coscienza di pace, di
rapporti indiscriminati fra i popoli, risveglio che ha favorito la caduta
di tanti muri, sia doverosamente da ricordare".
BRUNA
PEYROT:
"IO
STUDENTESSA
DI TORRE"
Bruna
Peirot di area Pds, studiosa di storia locale e del movimento femminista,
è direttrice didattica a Giaveno e assessore alla Natura in Comunità
Montana "Val Pellice".
Il
'68 operaio e il '69 studentesco sono stati per me un clima, persone come
riferimento e tanta Bibbia. Non ne ho compreso immediatamente il senso.
Studentessa che scendeva ogni giorno a Pinerolo con il treno di Torre
Pellice, al primo sciopero sono "entrata", al secondo ho
discusso e al terzo sono timidamente andata in corteo per le strade. Non
mi ha mai entusiasmato dire ai miei genitori che non avevo assistito alle
lezioni. Lo sentivo un'offesa a quella cultura che loro mi permettevano di
conquistare mantenendomi a scuola.
Pinerolo
era un fastidio. Però mi imponeva di pensare, ad altre realtà, ad altre
situazioni, al senso della scuola stessa che forse non portava tutta
quella cultura che io cercavo.
Quegli
anni, in realtà, nel mio ricordo coincidono con le discussioni fatte
all'Unione valdese giovanile, agli studi biblici con il pastore della mia
comunità, all'interrogarsi su libri come "La forza di amare" di
Luther King. La Bibbia e le domande alla mia identità di credente sono
state la radice che mi ha lentamente formata alla politica.
Allora
è venuto l'impegno nella "scuola popolare", il dialogo con il
Partito Comunista, sempre in forme molto concrete, attraverso l'esperienza
di vita dei suoi membri.
Ha
collaborato Daniele Arghittu
In queste
settimane abbiamo letto e riletto analisi e interpretazioni del
’68. Qui vorrei semplicemente accennare al “mio” 68, vissuto
in questa piccola e vivace città di provincia, in una altrettanto
piccola chiesa locale.
Quando mi buttai
“senza risparmio” e senza misura nel fiume del ’68, avevo già
alle spalle cinque anni di ministero nel seminario di Pinerolo e nel
movimento studentesco della diocesi. Visto ormai negli ambienti
della curia come “prete rosso” ed inaffidabile, fui inviato in
una parrocchia di periferia.
Il Concilio, che
avevo vissuto ad occhi aperti, aveva letteralmente invaso il mio
cuore, ossigenandolo e dilatandolo. Avevo creduto, da prete
ragazzino, che l’irruzione dei poveri stesse prendendo la guida
del carrozzone cattolico. Divoravo giorno e notte ogni scritto che
parlasse del Dio liberatore e della chiesa dei poveri. Gauthier,
Metz, Milani, Girardi, Kung, Diez Alegria, Bonhoeffer, Cardonnel,
Gonzales-Ruiz, Concilium… stavano in buona compagnia con Marcuse,
Marx ed Engels negli scaffali della mia biblioteca accanto ad una
montagna di commentari biblici.
Avevo curato presso l’Editore Gribaudi un libro di preghiere e una
antologia intitolata “La collera dei poveri”. Per me, figlio del
Concilio, tanto appassionato quanto ingenuo, il 68 rappresentava la
traduzione politica del progetto conciliare. Vedevo in esso un
continuum. Percepivo Gesù come il profeta buttafuori dai cenacoli
chiusi, che mi invitava a rallegrarmi di ogni finestra che si
aprisse verso la giustizia e la solidarietà, ad abbracciare la vita
del mondo e nel mondo come spazio primo del regno di Dio. Finalmente
il potere andava giù e i poveri andavano su.
Con una certa
incoscienza, tra una bronchite e l’altra, mi infilavo in tutte le
lotte operaie e studentesche. Il mio mappamondo si popolava di tante
luci calamitanti e mi sentivo il cuore in fiamme. Era come se
continuassi a spalancare una finestra dopo l’altra: capitalismo,
apartheid, colonialismo, immigrazione, nonviolenza, omosessualità,
ebraismo, ecumenismo, femminismo, concordato… Che frullato di
problemi, di impegni e di speranze… Ed era per me grande gioia
trovarmi tra comunisti, agnostici, atei e gente di ogni estrazione
animata dallo stesso desiderio di cambiamento.
In questo clima,
con tanti amici preti con i quali mi ero messo in contatto vicino e
lontano, stavo vivendo, tra mille esitazioni e fragili tentativi, la
reinvenzione del ministero. Insieme avvertivamo che era prioritario
diventare persone inserite, allora si diceva incarnate, nella
comunità umana e cristiana. Non situarci né a lato né sopra. Il
ministero diventava soprattutto servizio, accompagnamento,
testimonianza, rifiuto dei privilegi clericali. Bastava guardare
alla Francia, all’Olanda, all’America Latina, ai preti operai…
Ovunque fiorivano esperienze, studi, ricerche davvero coinvolgenti.
Anche in Italia giungeva la eco della chiesa dei poveri sia
dall’Isolotto che dalle borgate romane… Anche le questioni che
il Concilio aveva accantonato e che il papa aveva avocato a sé,
come il celibato dei preti, riaffioravano… Su tutte le nuove
esperienze e su tutte queste ricerche scattò ben presto la feroce
repressione vaticana. Tornava l’ombra dell’Inquisizione.
Mi accorsi con
dolore che o restavi un “funzionario funzionale”
all’istituzione o ti mettevi su una strada scivolosa e sospettata.
L’intercomunione, proposta e vissuta in tanti piccoli momenti
ecumenici, veniva rigorosamente proibita, sulla morale sessuale
pesavano i soliti tabù, l’amore per una donna rendeva un prete un
“giuda”, un traditore… I laici dovevano ritornare nei ranghi
della Democrazia Cristiana. La ricerca di nuove vie ministeriali
cadeva sotto il sospetto dell’imprudenza quando non veniva
giudicata come un attentato all’unità della chiesa. La gerarchia
raccomandava prudenza, ma intendeva obbedienza, la prima virtù dei
preti. La caccia all’eretico e al disobbediente significava anche
per molti di noi una richiesta assai esplicita del sacrificium
intellectus.
Potevi farti “apostolo dei poveri”, ma a condizione che il tuo
operato servisse ad abbellire il volto di una chiesa sempre più in
difesa, sempre più autocentrata, sempre più in cerca di solide
alleanze. Il Concilio, ritualmente citato, davvero si allontanava.
La teologia della comunione diventava sempre più uno strumento
ideologico per creare subordinazione e uniformità… Ritornava in
campo la centralità indiscussa ed indiscutibile del potere
gerarchico come megafono di Dio. Bisognava, da bravi preti,
rilanciare il prodotto dell’azienda cattolica, valorizzarlo,
propagandarlo, “produrre” tanti figli devoti della chiesa. Dal
“mondo nuovo” verso il quale il 68 aveva aperto sentieri
significativi, bisognava prendere le distanze.
Di fronte a
questa involuzione prendemmo vie diverse. Non tocca a me giudicare.
Io non ho sbattuto nessuna porta, ma non ho accettato di diventare
il propagandista del marchio cattolico doc, non ho mai accettato
laute offerte di denaro e convenienti proposte di un decoroso e
silenzioso pensionamento. Non ho fatto né miracoli né grandi cose,
ma un piccolo sentiero l’ho pur trovato, grazie a Dio e ai
fratelli e alle sorelle con cui ho cercato di camminare, a partire
dalla mia comunità cristiana di base.
Dunque fu in
questo gioioso e faticoso travaglio che ben presto percepii
l’estraneità, la diffidenza o addirittura l’opposizione della
mia chiesa, nelle sue istanze gerarchiche, a questo mondo che stava
nascendo. Del resto i “guardiani del sabato” erano già
all’opera per spegnere l’incendio conciliare e l’Humane Vitae
arrivava come una doccia fredda. Ma nella comunità ecclesiale vissi
una ferita più profonda quando mi accorsi che molti miei carissimi
amici non tenevano insieme la passione per Dio e la passione per la
giustizia: o l’una o l’altra. Per me, già in quegli anni,
pregare Dio, appassionarmi alla lettura biblica e lottare per la
giustizia erano pratiche inseparabili. L’una rimandava
all’altra, l’una alimentava l’altra in una circolarità senza
forzature: “Chi guarda Gesù Cristo vede realmente Dio e il mondo
con un solo sguardo, e d’ora innanzi non può più vedere Dio
senza il mondo né il mondo senza Dio” (D. Bonhoeffer).
Ora siamo al
2008. Il panorama è davvero mutato, ma non mi sento né un reduce né
un nostalgico. Nutrire la nostra fiducia in Dio e lottare per un
mondo “altro” ed una chiesa non gregge ma popolo, restano
orizzonti ed impegni pieni di attualità. Certo, l’oppressione è
più forte di quanto percepissimo allora e la realtà è più
complessa, ma il vento soffia ancora e il cuore è sempre caldo. La
“rottura”, molto dei problemi che il 68 sollevò, gli orizzonti
che aprì e le speranze che suscitò non si potranno accantonare.
Continuano ad essere solchi fecondi per vivere intensamente questo
oggi e per guardare costruttivamente e attivamente al futuro. Senza
illusioni, ma con gioia e passione.
(articolo
pubblicato su Adista documenti n.46 del 14-06-2008, "1968:
ALLA SINISTRA DEL PADRE", www.adistaonline.it)
il vescovo SAnto Quadri
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