disegni di Giacco      (Accomasso Luigi)


il periodo militare lo fa in areonautica, in giro per l'Italia, è qui che incomincia  a disegnare.
Dopo l'armistizio  entra  a lavorare nella RIV SKF ,stabilimento a Torino in via Nizza presso la FIAT Mirafiori,
militante nel sindacato CGIL
viene  trasferito a Druento in seguito alla riduzione di organico del gruppo nel 1975.


I suoi disegni con molta ironia sono un appuntamento giornaliero nella  bacheca della fabbrica, rappresentano un diario di vita .
I personaggi hanno tutti un nome
Oggi è in pensione da parecchi anni , ma  continua a   disegnare


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in fabbrica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STORIE DI FABBRICA

 

E’ stato il mio primo lavoro

 

di Luigi La  Rovere

 

 

E’ stato il mio primo lavoro, l’unico che ancora sporadicamente sogno, l’unico che se chiudo gli occhi e mi concentro, sento i rumori delle macchine gli odori dell’olio e dell’acciaio.

Di cosa sto parlando?

Dello stabilimento RIV-SKF di Via Nizza dove ora c’è la Sede di Unicredit.

In quello stabilimento storico, quasi una fortezza, sei piani fuori terra e due sotto enormi montacarichi dove entravano muletti carichi di materiali, che le bombe della guerra aveva appena scalfito, vi era concentrata un’enorme forza lavoro. Fatta di mille specializzazioni dai più comuni tornitori e fresatori, ai raffinati incisori, dai forgiatori ai calibristi capaci di raggiungere precisioni infinitesimali.

Tutta questa forza lavoro era divisa in vari reparti: la grossa Torneria, le Rettifiche ecc.

Inoltre vi erano i cosiddetti "Reparti Confino" Manutenzione e Utensileria dove vi erano concentrati operai molto specializzati, ma considerati “rossi”.

In uno di questi ambienti ho iniziato appunto la mia carriera. 

Era il 68 e avevo 16 anni e provenivo dalla scuola professionale RIV, non sapevo nulla della fabbrica e del lavoro, ma sono stato accolto bene dai miei compagni (che allora mi sembravano vecchi), in modo molto benevolo quasi un figlio.

Mi hanno messo al tornio, ma non sapevo tornire (a scuola avevo fatto l’aggiustatore) inserito tra tanti tornitori davanti, dietro, di fianco;  a tutti chiedevo un po’ di aiuto.

Ad uno chiedevo come fare il pezzo, ad un altro di affilarmi l’utensile, ad un altro ancora di spiegarmi il disegno del pezzo ecc..

Tutti brontolando bonariamente mi spiegavano, mi aiutavano, spesso mi rifacevano il pezzo.

Ho anche imparato il piemontese lingua ufficiale fatta inoltre di molte sottigliezze per quanto riguarda le misure in millimetri ad esempio (un pluc- na flopà-nidea- ecc.. ).

E’ in questo ambiente ho potuto conoscere in modo molto più approfondito molti compagni.

In modo particolare due.

 

Il primo si chiamava TROSCHI proprio scritto così, ma di soprannome faceva Chicchi, figlio di antifascisti rifugiatisi in Francia, era nato a  Marsiglia per tornare in Italia durante la lotta partigiana solo sedicenne.

Aveva  partecipato  in montagna al Montoso prima e poi nel basso Monferrato.

Da tutti era stimato e rispettato sia come miglior tornitore, ma soprattutto come uomo coraggioso e tutto di un pezzo.

Occasionalmente mi raccontava episodi da lui vissuti in prima persona, spesso cruenti (avevano fucilato due persone, spie al Montoso) oppure azioni ardite di scontri a fuoco e tutto ciò accendeva  la mia fantasia e la mia ammirazione per quest’uomo.

Ripensando oggi a questa figura d’altri tempi di una persona apparentemente senza dubbio sempre con l’Unità in tasca, messa ben in vista, ho un misto di malinconia, ma  anche  di disinganno  per figure come la sua,  forse sono anche  un po’ ingenue.

 

Un altro personaggio al quale sono tutt’oggi molto legato, è GIACCO l’autore dei disegni.

Si chiama in realtà Gino Accomasso.

Anche lui è un compagno, ma è molto meno ideologizzato, senza l’Unità in tasca, senza certezze ma che ha svolto per anni e anni un lavoro più sottile, forse anche a sua insaputa, fatto per il suo piacere personale.

Giorno dopo giorno con le sue vignette umoristiche riferite ad episodi avvenuti in fabbrica, stigmatizza i comportamenti di molti compagni di lavoro.

Ad esempio  in occasione degli scioperi interni, se vi sono degli indecisi, lui li disegna..

Nascosto dietro il tornio a far finta di pulire la macchina, in realtà è li attento ad osservare fisionomie e comportamenti.

Con i suoi disegni riprende non solo gli operai, ma anche i vari capi e capetti nei loro comportamenti autoritari.

Sono messi in ridicolo evidenziando i loro atteggiamenti boriosi.

Parte della sua produzione è riferita ad un momento particolare della Ditta, quando il Reparto “la Manutenzione” viene  trasferito fuori dal centro cittadino, in un altro stabilimento a Druento.

E’ necessario organizzare un servizio di autobus.

Su questi autobus della ditta vi è una netta divisione nei posti a sedere impiegati-operai.

Poi ci sono le feste  di lavoro, che sporadicamente vengono fatte fuori dallo stabilimento, in qualche ristorante, o organizzando pic nic nei prati.

Queste feste puntualmente finiscono con parecchi compagni ubriachi, con conseguenti situazioni grottesche e divertenti.

Una volta  un compagno è riaccompagnato a casa da colleghi più sobri, ma viene lasciato solo davanti al cancello di casa,  per la grande paura di incontrare la moglie dello stesso.

 

Sto scrivendo a ruota libera, man mano guardando i suoi disegni mi tornano in mente episodi e situazioni.

 

Era consuetudine di lavarsi le mani nei bagni per dieci minuti, prima di andare a mangiare pranzo.

Questa abitudine è motivo di conflitto con i capi,  tantè che gli operai più timidi o paurosi si lavano le mani o col refrigerante (acqua + olio) del tornio oppure con acqua pulita contenuta in una latta, che quotidianamente viene  svuotata e riempita di nascosto quando si va in bagno.

 

Queste situazioni  che oggi sembrano “da Medioevo” sono state parte della mia vita lavorativa e sono state spunto delle numerose vignette molto gustose realizzate  e poi attaccate alla bacheca della Segreteria da parte di Giacco.

 

Il resto, la prossima puntata.