nota auto-critica

 

Riguardando e ridisegnando l'uomo/donna patata, dei fumetti del periodo del circolo operaio di None, riscopro alcune caratteristiche somatiche caricaturali comuni.

Il tipo di disegno era stato copiato da un giornalino operaio della Michelin di Trento. Ora la patata richiama al montanaro, contadino - poi  metalmezzadro-  col suo odore di terra, col suo starsene nascosta per mesi al sole. E cos'erano i turni se non un negarsi alla luce del sole ?

La stessa fisionomia accorciata accomuna uomini- donne e operai e padroni. L'uomo plantigrado schiacciato dalla forza di gravità fino a terra, quasi privato di gambe e di corpo. Sappiamo cosa vuole dire l'alienazione moderna per la classe operaia e contadina.

La testa- corpo su cui si innestano braccia e gambe,per le donne i seni,  su cui si aprono tasche, la bocca anch'essa spostata in basso.

Operai e padroni non tanto diversi dall'aspetto, identificati con piccoli tocchi, a ricordare che le contraddizioni passano all'interno dell'individuo, che la comune natura umana li porta a convivere al di là della lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Talvolta la fretta nel disegnare porta a raffigurare il padrone con gli occhi strabici o spostati da un lato del naso: è il padrone-sogliola che appare, deformato dalla ricerca continua del profitto, appiattito dalla sua funzione di controllo-direzione.

Infine l'uomo/donna patata ricorda il detto che siamo quel che mangiamo, a forza di mangiare patate ci trasformiamo in esse.

Orso aggiungerebbe che  per interi decenni le esportazioni vere italiane erano quelle di pomodori- non di manufatti industriali - perchè era l'agricoltura italiana a sostenere il costo dell'industrializzazione con i bassi prezzi agricoli.  L'uomo patata-pomodoro rammenta il terribile costo di apprendimento del lavoro industriale per i ceti contadini 'trapiantati' in fabbrica. 

Questo personaggio tuttofare si ritrova all'interno dei giornalini del circolo operaio di None, poi nel dossier sull'assenteismo e infine nel fumetto su Prali riportato nel sito.

Il giornalino settimanale del circolo, ciclostilato, era ricco di grafica a più mani, pescata da una serie di materiali del tempo. La sinistra, anche quella extraparlamentare, produceva ancora documenti illeggibili, seriosi e il circolo aveva fatto una scelta diversa nella speranza di comuunicare meglio col suo retroterra di fabbrica- l'Indesit - e di paese.

Ho insistito con Carlo Minoli perchè nel restauro salvasse i caratteri originali il più possibile.

A ripensarci adesso, la mia simpatia degli anni Settanta per l'uomo-patata derivava anche dal mio percorso individuale di studente disadattato, entrato in fabbrica convinto di avere qualcosa da dire e poco avvezzo alla manualità. Del corpo salvavo solo la testa - che sarebbe poi stata conquistata dai padroni negli anni Ottanta - e confezionavo anch'io sovente prediche ai compagni di lavoro perchè si lottasse di più e meglio.

 

Piero Baral - giugno 2005

 note di Michele

""la donna/uomo patata ha ridotto il problema della separazione corpo-mente sul quale tanta
  mistica orientale si è concentrata come causa di molti nostri problemi

- l'alienazione moderna degli impiegati (ceto medio?) è costituita dalla continua preoccupazione
  di cosa fare nei fine settimana, nelle ferie, a pasqua, la settimana bianca, ...

- se " … siamo quel che mangiamo .." ora che non mangiamo più patate ma molta carne di animali,
  allevati e ammassati luoghi stretti e chiusi e alimentati con ossa di altri animali e altri scarti industriali,
  cosa siamo????     


Piero Baral - 1947 - ha lavorato all'Indesit, in Fiat e in piccole aziende poi 20 anni alla Luzenac. Due licenziamenti e un esaurimento nervoso. Ha collaborato a molte pubblicazioni. Ha raccolto parte del materiale in due  libri e nella ricerca 'Rumori di fondo' pubblicata su questo sito. Vive a Pomaretto.