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appunti pinerolesi  (v.baraldi) -1965-'69

con alcuni acquerelli di Giovanni Carena, 

per gentile concessione della nipote Ilaria.

(...)

Sul piano internazionale, invece, con
il 1965, il governo statunitense radicalizzò il proprio impegno militare
nel Vietnam, con i bombardamenti della regione del nord. Nel
frattempo la vicenda della decolonizzazione poneva tutti di fronte a
problemi drammatici, come la fame, le epidemie, il sottosviluppo
economico-sociale del Terzo Mondo. Anche da noi giunsero le
ripercussioni di vari movimenti di protesta che cercavano di
fronteggiare tali tendenze.
A Pinerolo suscitò scalpore una mostra, allestita (nel 1965) in Piazza
Fontana, che denunciava la portata dei bombardamenti sul Vietnam del
nord e promuoveva una raccolta di firme per chiederne la cessazione.
Era il frutto della collaborazione fra laici di sinistra, esponenti della
comunità valdese residenti ad Agape e alcuni dirigenti locali della GIAC
(in primo piano il Presidente diocesano, Claudio Canal). Tale presa di
posizione a favore di un paese comunista costituì una sfida per
l’establishment cattolico.(...)

 (...) in sostegno di un Comitato per la difesa delle
miniere (che raggruppava sindaci, pastori valdesi, sindacalisti e alcuni
esponenti dell’ACI della diocesi), come dirigenti della “Silvio Pellico”
sottoscrivemmo tutti una lettera di solidarietà, inviata al settimanale
cattolico di Pinerolo e pubblicata sull’Eco del Chisone.(...)

(...) in occasione delle feste natalizie del '67, lo stesso Movimento
Cattolico aveva condotto ampie letture sul significato della festa e sugli
effetti negativi del consumismo: ne derivò un cocktail sociale-religioso-
politico che portò alla diffusione di volantini in città, intitolati “ Natale
non è carnevale”, ed all'iniziativa, da parte nostra, di accogliere i
partecipanti alla Messa di mezzanotte in Duomo (presente il
vescovo)con cartelli, uomini sandwich e fogli stampati all'insegna di “Il
Natale non è il Natale di Johnson” e “Non basta pregare, occorre
lavorare per la pace”. Dire che i benpensanti furono colpiti è poco.
Infatti il presidente USA Johnson, in occasione del Natale 1967, venne
ricevuto in visita ufficiale in Vaticano da papa Paolo VI. (...)

 

(...)Anche il settimanale “L'Eco del Chisone”, che aveva acconsentito ad
una linea abbastanza benevola nei confronti dei fermenti giovanili nelle
scuole (ad es. ospitando un documento dei professori del Liceo
Porporato, che dava atto del fatto che i promotori del movimento si
erano “sempre distinti nella scuola”, e pubblicando, nel mese di aprile,
un documento redatto da Claudio, Fulvio e dal sottoscritto), con
l'avvicinarsi della scadenza elettorale, si chiuse al dialogo e cominciò a
pubblicare articoli duri, talvolta quasi fino all'invettiva, di genitori e
commentatori politici o religiosi.
La rottura tendeva ad approfondirsi, come avvenne quando
contestammo la folkloristica “giostra degli Acaja”, che si svolgeva nel
quartiere più disastrato di Pinerolo, (...)

 

(...) o, in seguito, ci opponemmo al
raduno celebrativo di Cavalieri d'Italia, in nome della pace e dello
sviluppo e contro il militarismo. Fu allora che comparvero anche le
prime cariche della polizia contro le nostre “contromanifestazioni”;
interventi che si ripeterono con l'acuirsi degli scioperi studenteschi
all'apertura del nuovo anno scolastico (1968-'69).  volantino.cavalieri (...)

 

(...)Non tutto però restò solo su un piano astrattamente teorico. Il
Movimento Studenti Cattolici già nell'estate '68 prese una specifica
iniziativa intitolata “Pinerolo al setaccio”, cui partecipai insieme con
Sasà, appena fui libero dagli impegni del mio risicato esame di maturità.(...)

 

L'attività, in sostanza, metteva a profitto quelle risorse di disponibilità
ad un concreto impegno, anche in termini materiali, che i nostri
coetanei avevano già dimostrato nel caso dell'alluvione di Firenze, degli
“chiffoniers” organizzati in campi di lavoro dall'abbè Pierre in Francia,
delle esperienze di “scuola e quartiere” che stavano sorgendo in vari
centri (da Firenze a Roma, da Genova a Torino) ispirandosi a don Milani.
Per alcune settimane vari gruppi di studentesse e studenti di Pinerolo
quindi si offrirono per lo sgombero gratuito di cantine, soffitte e vecchi
depositi della città. Carta e stracci, selezionati dopo l'ammasso e
portati ad una cartiera, qualche oggetto rimesso in uso e venduto in un
bric a brac, avrebbero dovuto fornire i proventi per contribuire,
attraverso una collaborazione contrattata con l'Ente locale,
all'allestimento di un “parco Robinson” per i bambini interessati.
Si costituì così un centro estivo semiufficiale che, tramite maestre e
maestri freschi di diploma o studenti universitari, proponeva attività
ricreative e parascolastiche per varie decine di bambini delle elementari
e ragazzini delle medie, perlopiù provenienti da famiglie disagiate
residenti nel centro storico. Il sindaco, uomo di scuola, rappresentante
della DC di sinistra ed ex dirigente dell'Azione Cattolica, accettò di
mettere a disposizione temporaneamente anche alcuni locali ed una
somma per assicurare una merenda quotidiana ai piccoli partecipanti.
Fu il primo caso di quelli che presto sarebbero stati, (di solito in
forma completamente autogestita dal movimento studentesco), i
doposcuola, prima solamente estivi e poi- per qualche tempo,
soprattutto con il contributo di studenti delle magistrali- anche nel
periodo scolastico. Ricordo che, ancora nel luglio del 1970, insieme con
Sasà e con un piccolo gruppo, seguivamo dei ragazzini “rimandati”,
(mentre altri facevano lo stesso non nel centro storico, ma presso Via
Carutti). Del resto, un paio d'anni dopo, Sasà prestò le sue competenze,
come insegnante di matematica, in un gruppo di volontari impegnati in
orario serale a preparare per l'esame di terza media dei giovani adulti
lavoratori residenti a Garzigliana. (...)

  (...) Cominciò ad operare, in termini assolutamente laici, anche un
locale “Comitato operai-studenti”, che mensilmente distribuiva, in città
ma anche alle porte delle fabbriche più importanti, documenti in cui
prendeva posizione su questioni politiche di stretta attualità.

Senz'altro, tra i fattori dirompenti di portata generale, va
menzionato lo scoppio in Italia di conflitti industriali in forme nuove e
radicali, che dalla fabbrica presero ad estendersi all'intera società.
All'anno degli studenti si sommò quindi l'“autunno caldo” (che in realtà
diede vivaci segnali già nei mesi precedenti): fu possibile assistere allora
al proliferare di una mobilitazione politica che non aveva precedenti
nella storia della Repubblica. In analogia con quanto avvenuto in
precedenza nel mondo dell'università e della scuola in Italia, ma non
senza suggestioni derivanti dal “maggio francese” del 1968, il nuovo
ciclo di lotte operaie portò in primo piano la rivendicazione della presa
di parola, di una sostanziale democrazia dal basso, anche per il mondo
del lavoro. A ciò si aggiunse una spiccata tensione all'egualitarismo
economico e sociale. Il tutto era accompagnato da una fortissima
istanza di globalità, che spingeva a contrastare le incrostazioni
burocratiche e il gradualismo delle tradizionali organizzazioni del
movimento dei lavoratori.(...)

 

 (...)Già nei primi mesi del 1969 vi furono segnali evidenti di lotte
spontanee di reparto e di “scioperi a gatto selvaggio”; molti gruppi di
studenti politicizzati accorsero ai cancelli degli stabilimenti industriali.(...)

vedi anche https://www.alpcub.com/ECOMESE-1997.html


http://www.giovannicarena.it/ 

 Giovanni Carena *09.05.1915  +15.11.1990”